A.P.
Obama ci ha fatto una confessione: ha riflettuto molto su come trattare la questione delle torture. Ed ha fatto bene. Il problema era complesso. Non che il Presidente avesse titubanze sullo stop fermo e definitivo alle sevizie verso i prigionieri. No, non si tratta di questo. Non si scordi che Obama è un giurista di valore, sempre in prima linea insieme alla moglie Michelle, anch’ella avvocato, nei movimenti per i diritti umani e le libertà democratiche. No, non è il bando della tortura che lo ha indotto alla riflessione. E’ il il se e il come informare l’opinione pubblica mondiale su uno degli strumenti fondamentali della lotta al terrorismo sotto la presidenza Bush. Il tema centrale è come trattare gli esecutori e i mandanti.
Ora Obama aveva due vie: quella giudiziaria e quella politica. Seguire la prima significava demandare al processo e ai giudici l’accertamento di responsabilità per attività materiali e per atti d’indirizzo politico al massimo livello costituzionale. Sarebbero stati coinvolti, da un lato, la Presidenza USA, il segretario di Stato, i ministri (della giustizia e della difesa) e, dall’altro lato, i vertici della Cia, oltre che quelli militari.
Ma ecco il primo quesito. Occorre un processo per accertare chi sono i mandanti? Non sà il mondo intero che Guantanamo è stata voluta dalla Presidenza e dal governo USA? Che lo hanno fatto per creare una base extraterritoriale onde privare i prigionieri dell’habeas corpus vigente negli States? Non è stato Bush e il vice a dettare pubblicamente la linea dura, tortura compresa? E non è stato il Ministro della Giustizia Gonzales a chiamare a raccolta alcuni giuristi di regime per teorizzare che di fronte ad un male supremo (il terrorismo) ogni mezzo è lecito, anche la tortura? Se spremete le meningi, ricorderete che anche da noi negli ambienti del centrodestra (allora al governo) non mancò chi disse che di fronte alla guerra del nuovo millennio contro un nemico invisibile e insidioso (l’integralismo islamico) un po’ di tortura sarebbe stata niente più che legittima difesa.
Sull’altro versante, quello dell’accertamento dei mezzi di tortura, il processo avrebbe fatto scattare solidarietà di corpo nei vertici militari e della Cia, con inquinamento dei mezzi di prova o ammissioni parziali.
Ed allora ecco la mossa di Obama. Un gesto clamoroso, dicendo al mondo di quale misfatto si è macchiata la presidenza, il governo e i vertici Cia e militari USA nell’era Bush. Un ripudio consegnato alla pubblicazione di atti ufficiali. Una condanna senza riserve della violazione dei principi di civiltà giudidica che stanno alla base della Costituzione americana. Una condanna senz’appello non in un’aula di tribunale, ma di fronte alla storia. Certo è una soluzione che non soddisfa l’esigenza di giustizia nei confronti degli esecutori materiali e dei vertici militari, che avrebbero dovuto essere fedeli alla Costituzione più che ai governanti che ordinavano loro di violarla. Ma forse sarebbero volati solo gli stracci, come sempre accade in questi casi. Quindi, considerando i pro e i contra, la decisione di Obama sembra condivisibile o comunque accettabile. E’ sicuramente un’altro strappo rispetto al passato e un’apertura verso una prospettiva di pieno rispetto delle regole e di sviluppo dei principi democratici.
1 commento
1 M.P.
19 Aprile 2009 - 16:01
La mossa di Obama aprirà sicuramente la stura a tanta rabbia repressa da decenni. In tutto il mondo. Anch’io, per conto mio, mi permetto di:
Condividere PIENAMENTE la mossa di Obama. Se facesse altro finirebbe subito come altri morti ammazzati (mi chiedo come è riuscito a scamparla finora!). In ogni caso è vero che volerebbero soltanto gli stracci.
Rivolgere un’accusa, tardiva e lungamente repressa (paura, diffidenza, sfiducia…) a tutta la sinistra dell’Europa garantista, in particolare a quella INTERNAZIONALISTA, che non ha mai avviato una azione legale (o quantomeno non sufficientemente pubblicizzata) contro il più grande terrorista del mondo dei nostri tempi: G. W. Bush.
Recriminare sulla timida azione GIURUDICA della sinistra e della cultura tutta in Italia contro i vari governi americani negli ultimi 50 anni per le boiate commesse in ogni parte del mondo.
Invitare tutti coloro che possono contare su organizzazioni internazionali affinchè facciano adesso, in ritardo, qualcosa che si poteva fare prima (Perché solo Milosevic e Saddam?).
Considerare che Obama sta indirettamente sollecitando forti pressioni internazionali che lo “costringano” a far venire chiaramente alla luce tutto il marcio profondo e giungere ad una pacata, equilibrata, definitiva, inesorabile “resa dei conti della GIUSTIZIA”.
Affermare che Obama NON PUO’ ESSERE LASCIATO SOLO. Chi ha voce in capitolo si dia da fare.
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