“Sardine”: Uno sbocco politico, non partitico

23 Novembre 2019
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Tonino Dessì

Sta crescendo in tutta Italia un movimento di piazza, che contende pacificamente, ma in modo fisicamente visibile a Salvini e alla destra la presenza quotidiana sulla scena politica e mediatica.
Sulle convocazioni delle manifestazioni delle cosiddette “sardine” si è accesa subito un’intensa discussione.
C’è, come dire, mi pare, una diffidenza incrociata.
Da un lato gli aspiranti a uno schieramento definito (evidentemente in vista delle scadenze elettorali regionali) reclamerebbero dalle sardine dei pronunciamenti elettorali inequivoci, immagino chi tirando per le coalizioni costruite intorno al PD e, all’interno di queste coalizioni, chi tirando per le liste del PD, chi invece per le liste fiancheggiatrici “a sinistra” del PD, chi, fuori dal csx a centralità PD, tirando per liste “alternative” in concorrenza con quello schieramento.
Dall’altro i non pochi i quali (io starei più ragionevolmente fra questi) vedrebbero un dejavu poco allettante nella “messa di cappello” da parte di qualunque schieramento, soggetto e peggio ceto politico, specie locale (“horresco!”, a pensare cosa potrebbe essere un flash mob di tale tenore che so, a Cagliari: non ci andrei mai) e preferirebbero una sedimentazione più autonoma, più unitaria, più di lungo respiro.
A me non pare che volendo manchino linea politica e programma.
Antifascismo e Costituzione, questa è la piattaforma, come hanno richiamato i promotori del movimento a Milano.
Sostengo da tempo che questo resta l’unico programma concreto e attendibile.
E lo sostengo da quando sinistra e centrosinistra nelle rispettive componenti politiche proprio su questo programma hanno dimostrato disaffezione e incoerenza.
Io alle sardine non chiedo di più e men che meno pretendo nè auspico che si trasformino in un nuovo soggetto partitico.
Queste piazze oggi rappresentano noi, senza bisogno di bandiere.
In questo momento è la sola rappresentanza unitaria che abbiamo e che parla un linguaggio comprensibile per tutta l’Italia democratica.
La politica comunque non attenderà a lungo.
É di ieri la decisione della Corte di Cassazione che attesta la legittimità formale del procedimento, voluto dalla Lega, col quale alcuni Consigli regionali a maggioranza di cdx, fra cui quello sardo, hanno proposto la modifica, mediante referendum, della legge elettorale nazionale in senso seccamente maggioritario.
Al momento tuttavia non sappiamo se la Corte Costituzionale ne ammetterà la legittimità di merito.
Nel frattempo si attende l’esito della raccolta di firme fra i parlamentari per l’indizione del referendum confermativo della legge costituzionale sul taglio dei deputati e dei senatori.
Anche qui, per ragioni più strettamente politiche, non sappiamo se entro gennaio saranno raccolte le poche firme di senatori ancora mancanti.
Immagino che le adesioni mancanti siano sospese in attesa di capire il contenuto della possibile riforma elettorale, per ora incagliata nelle difficoltà politiche della maggioranza governativa.
Bene, armiamoci di pazienza e aspettiamo ancora qualche settimana.
Decorso questo tempo, alle sardine e a tutti noi immagino si potrebbero porre obiettivi concreti e meno aleatori e occasioni per irrompere nelle dinamiche politico-istituzionali.
Uno o due referendum decisivi.
E allora anche giudizi, prudenze, adesioni, identitarismi che si stanno agitando in questi giorni, avranno modo di decantare e di mettere alla prova la maturazione e la tenuta di un movimento nascente.

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