A.P.
Si fanno tante analisi sul voto in Umbria ed è giusto approfondire e capire. Io resto convinto che la chiave (dico la chiave) del tonfo dell’Umbria rossa stia nella questione morale. La c.d. concorsopoli della primavera scorsa ha effetti devastanti. Rappresenta la caduta di un pilatro della fidelizzazione della sinistra. Berlinguer ne ha fatto un asse centrale della battgalia politica del PCI. Ma chi ha memoria più risalente sa bene che tutta la tradizione del Movimento operaio si fonda su quel pilastro. La classe lavoratrice era per sua natura fuori dalle trame e dai giochi economici e di potere li combatteva, e così doveva essere la sua rappresentanza. Se è fisiologico che lor signori tramino e lucrino in tutti i modi, non altrettanto può dirsi per i rappresentanti dei ceti esclusi dal potere. Certo, acqua sotto i ponti ne è passata tanta, ma è inaccettabile scoprire che, nell’ombra – parola di magistrati – i vertici della Giunta di sinistra tramavano, lucravano sulla speranza della gente, sul lavoro, sui concorsi in sanità. E’ una mazzata, è come scoprire improvvisamente il peggiore dei peccati. La amoralità in politica (e non solo) non è un vizio circoscrivile. Significa che i vertici, che dicono di difendere i diritti dei lavoratori, se ne fregano, vanno contro i figli di quelle persone oneste che lavorano, che s’impegnano e vogliono inserirsi nella società con serietà. Significa che un impiegato o un funzionario entrato nei ruoli dell’amministrazione in modo truffaldino sarà egli stesso vettore e moltiplicatore di imbrogli, di pratiche illegali, di prepotenze e arroganze spesso nascoste, ma non per questo meno gravi e ingiuste. Insomma, per la normale gente onesta, è il segno che quel campo è diventato impraticabile e che non resta che l’abbandolo e il rivolgersi altrove per continuare ad impegnarsi.
Per di più non c’è solo l’Umbria. Sono cinque o sei le regioni travolte da inchieste a carico di dirigenti locali e governatori dem. Sullo sfondo c’è l’oltraggio all’ex sindaco Marino perpetrato dagli stessi compagni di partito per la sua rettitudine morale. Zingaretti si attesta sulla linea della “fiducia nella magistratura”, ma sotto le ceneri cova l’incredulità e la disaffezione della base. Si scopre com tormento che l’Umbria non è casuale, è rivelatrice di un sistema.
Quanto tempo ci vorrà a sanare questo vulnus? E se fosse cambiato il dna di questa gente o se essa provenisse da un pianeta diverso da quello che noi della sinistra abbiamo popolato? Questo è il dubbio che èian èpaino si trasforma in certezza, in convinzione rabbiosa.
Il M5S è esente da questa critica. Fa della questione morale il suo asse centrale. Ma quanto ha scavato la miopia di chi, al vertice e in basso, lo hanno descritto, per pregiudizio o propaganda, come una forza di destra. E quanto ha scavato la insipienza degli stessi pentastellati? Un disastro collettivo. E non se ne vede la fine. Solo Salvini a questo punto può far male a se stesso. Ma confidare nella sua stupidità basta?
1 commento
1 Aladinpensiero
31 Ottobre 2019 - 14:28
Anche su Aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=101409
Lascia un commento