Andrea Pubusa
Un fine settimana ricco di eventi significativi. Uno su tutti per il dolore profondo che suscita. L’assassinio di Hevrin Khalaf. Guardate che bella faccia, specchio della sua bella anima. Hevrin aveva 35 anni, era segretaria generale del Partito Futuro siriano, era una attivista per i diritti delle donne e per la pace. Secondo quanto riferiscono le forze curde, la donna e il suo autista, sono stati assassinati a colpi di arma da fuoco su un’autostrada dopo essere stati prelevati dalle loro auto da milizie sostenute dalla Turchia. Le uccisioni di tutti e 9 i civili sono state filmate e il video diffuso in rete. Un video dell’orrore, che ci sconvolge e ci chiama alla lotta.
Questa vile uccisione rafforza il nostro convincimento che non si possono in Europa e in Sardegna produrre armi per inviarle ai massacratori che imperversano in varie, troppe aree del mondo. Rafforza quella ribellione dei sardi contro le basi militari, come si è visto nella grande manifestazione di sabato a Capo Frasca. Possono sembrare questioni diverse, ma è la stessa battaglia per un mondo di pace. Sono fatti di un’unica trama che ci chiama più che mai alla mobilitazione per l’integrale attuazione della Costituzione. Sì perché ripudia la guerra in qualunque luogo e modo si manifesti, esclusa quella difensiva. Non di modifiche necessita la nostra Legge fondamentale, ma di piena attuazione, un programma bello e pronto, capace di impegnare un governo permanentemente non per una ma per più legislature. Ne volete una conferma? Ce la offre Landini, che, ieri, nella giornata dei morti sul lavoro parla di “Strage. 17mila decessi dal 2009″, 1.700 all’anno, 4 al giorno. Com’è possibile nella nostra “Repubblica democratica fondata sul lavoro“? Quanto c’è da fare per un governo che voglia davvero impegnarsi e, come dice l’Associazione nazionale lavoratori mutilati e invalidi del lavoro, “reagire con determinazione e responsabilità” per prevenire tragedie che “continuano a essere quasi quotidiane“.
E quanto c’è da lavorare per far scomparire dalla faccia della nostra repubblica lo sfruttamento, che è così diffuso da consentire che un padrone, a un tiro di schioppo da Roma, spari col fucile a pompa sui braccianti per indurli a lavorare di più? Quale messaggio ha ricevuto questo imbecille dai governi, dalle forze politiche? Quanto gli è estraneo lo spirito della Costituzione, che pure dovrebbe informare ogni azione non solo delle istituzioni, ma anche di ciascuno di noi?
E in Sardegna? Accanto alla notizia incoraggiante della grande manifestazione di Capo Frasca, che continua l’impegno per la riconversione della RWM, che dire dell’arresto di Scano, presidente della Sogaer e già presidente della Confindustria sarda? Lasciamo ai giudici le indagini e la ricerca della verità. Rimaniamo saldamente ancorati al principio di presumzione di non colpevolezza. Ma c’è un profilo etico e sociale che esula da quello penale. Come per Soru, assolto dai giudici, ma non dalla coscienza popolare, che ora scade a fare il consulente di una assessora piccola piccola del centrodestra. E dire che si era presentato come vindice dei sardi e della sardità! Sorge istintiva una domanda: come assolvono le classi imprenditoriali sarde alla loro funzione dirigente, che dovrebbe essere anzitutto sociale? E quella politica? Meglio dimenticarla. Come può una regione come la nostra imboccare la strada del rinnovamento con questi gruppi dirigenti? Ecco l’insularità della Sardegna sta tutta qui. Non nel mare che divide o unisce a seconda di come lo si vive. Sta in questa mancanza di una classe dirigente sarda all’altezza. Questp è il vero vuoto intorno a noi.
di F. Q. | 13 Ottobre 2019
“Purtroppo le notizie di incidenti mortali continuano a essere quasi quotidiane. Alla scomparsa di un congiunto segue una grande sofferenza, anche economica e sociale della sua famiglia – ha continuato Mattarella nel suo messaggio -. Ancor di più sono i feriti sul lavoro e non pochi subiscono invalidità permanenti con conseguenze fisiche e morali assai serie, talvolta persino drammatiche“. Per quanto i dati del 2019 sembrino migliori rispetto a quelli dell’anno precedente, Zoello sottolinea che “non possiamo parlare di miglioramento del bilancio infortunistico, dal momento che il dato riferito al 2018 è pesantemente influenzato dal tragico crollo del Ponte Morandi e dagli incidenti stradali avvenuti a Lesina e Foggia, eventi che da soli avevano determinato ben 31 morti sul lavoro”. Sulla questione insiste anche il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini che a proposito di morti sul lavoro parla di “strage” con 17mila decessi dal 2009. Anche il segretario della Uil Carmelo Barbagallo chiede di “fermare questa strage” e la segretaria della Cisl, Annamaria Furlan, sottolinea che si tratti di “una strage terribile. Come una guerra”.
a.
1 commento
1 Aladinpensiero
14 Ottobre 2019 - 08:07
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=100688
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