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C’è un evidente paradosso nella vicenda della pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi degli italiani. E tanta ipocrisia. Anziché dare risalto al fatto ch’esse mostrano un’evasione diffusa, specie da parte degli imprenditori, ci s’indigna per la violazione della riservatezza. Certo, la privacy è un diritto ed un bene prezioso e và tutelata con rigore. Ma riguarda quella sfera della persona che non interferisce con l’interesse pubblico. La relazione del cittadino col fisco ha rilievo soltanto privato? E’ assimilabile, per esempio, a quella di un paziente con l’Asl? O non è il momento centrale del rapporto del cittadino con lo Stato, con ripercussioni generali, anzitutto sulla qualità dei servizi sociali e delle prestazioni pubbliche fondamentali? Da cosa nasce l’eguaglianza sostanziale (art. 3, capoverso, della Costituzione) se non dalla redistribuzione a seguito del prelievo fiscale? E poi perché si omette di ricordare che la legge generale riguardante la l’attività amministrativa, la l. n. 241 del 1990, ha sancito il principio della trasparenza e della pubblicità degli documenti amministrativi, qualificando tali non solo quelli formati dall’amministrazione, ma anche quelli da essa utilizzati nella sua attività. E certo in questa ampia previsione rientrano anche le dichiarazioni dei redditi, perché sulla base di essi viene imposto il prelievo. La legge, del resto, ammette l’esame delle dichiarazioni sol che vengano richieste all’Agenzia. In realtà, la nuova maggioranza non perde tempo: preannuncia senza infingimenti il proposito di ridimensionare il Welfare ed ha già aperto il fuoco contro Visco, al quale non si perdona la più seria lotta all’eversione che il Paese abbia conosciuto. Altro che riservatezza! E’ un segnale inequivocabile: in campo fiscale si volta pagina e si torna a al déja vu, a su connottu. Del resto non è stato il Cavaliere a dire che l’evasione fiscale è una propensione e un diritto naturale? E si sa che i diritti naturali sono sacri. Ecco la libertà secondo gli evasori.
E il caso Annozero? Molto spazio nell’ultima trasmissione a Beppe Grillo, il quale – si sa – non gioca solo di fioretto, ma spesso picchia rozzamente di mazza. Chi lo ascolta sa che dice molte verità e qualche cavolata, e sa anche che talvolta, nel dirle, esagera. Sappiamo che Veronesi è una grande risorsa e Napolitano un buon custode della Costituzione. Peggio di Grillo certamente Sgarbi, che in studio ha offeso tutti pesantemente e volgarmente. Eppure è Sgarbi a dettare la linea! Il solerte Petruccioli, buonista ante litteram (verrebbe da dire ante marcia) apre subito un’inchiesta. Che diamine, far parlare Beppe Grillo in TV! Dare in pasto a noi italiani le sue parole senza filtro! Lasciare a noi, rincoglioniti da televisione, la valutazione sulle performances di Grillo? Non sia mai! Se il comico genovese riunisce ai suoi comizi-spettacolo decine di migliaia di persone poco importa. Non è una notizia. Non lo è neppure il fatto che lui, Grillo, in un giorno è capace di raccogliere le firme per un referendum, sottoscrizioni che partiti o movimenti, a bene andare, mettono insieme in mesi di mobilitazione. Annozero, proprio sui referendum che Grillo sembra voler lanciare, ha incentrato l’attenzione (ordine dei giornalisti, finanziamento alla stampa, finanziamento ai partiti). Tutti abbiamo capito, anche se non tutto condividiamo (nelle analisi e soprattutto nelle soluzioni, come ben hanno detto in Studio Travaglio e Norma Rangeri de Il Manifesto). Ma Petruccioli pensa sia meglio impedirci di riflettere direttamente; meglio non dar le notizie se non predigerite e purgate. Così si fa informazione televisiva oggi! Ergo crugifige Santoro. Il Cavaliere stavolta non ha bisogno neppure di lanciare l’editto bulgaro! C’è Petruccioli a togliergli le castagne dal fuoco. E la libertà di stampa? E il dovere d’informare? E il nostro diritto di sapere e di giudicare? Anche qui grande giubilo della nuova maggioranza, che incassa e apprezza.
Compiacimento anche di Bossi. Che Petruccioli non abbia un diabolico obiettivo? Non vorrà in questo modo indurre il senatur a raffreddare i fucili e a riporli in cantina? Del resto, si sa, lungi da Bossi l’idea di minacciare l’opposizione. Ridiamoci su. Sono le solite battute scherzose del senatur! Nulla di serio! Sul serio in Italia vanno presi solo i comici! E vanno messi sul banco degli imputati insieme ai giornalisti che non considerandoci imbecilli ci fanno giudicare su fatti e opinioni.
Trasparenza e libertà di cronaca sotto tiro
8 Maggio 2008
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