Caro Maninchedda, su Oristano non puoi solo criticare le esternazioni degli inquirenti

7 Ottobre 2019
2 Commenti


 Andrea Pubusa

Caro Paolo,

non ho avuto esitazione a concordare col tuo severo giudizio sulle esternazioni mediatiche delle procure. I processi non si fanno in piazza. La pubblica accusa si esercita nei palazzi di giustizia nelle forme di legge, anzitutto nel rispetto del contraddittorio. I magistrati parlano coi loro atti, con decreti, ordinanze e sentenze. Ora tuttavia sulla vicenda di Oristano una ordinanza esiste ed è corposa, investe il PDS, in un profilo su cui tu hai sempre mostrato sensibilità: la questione morale. Nell’ordinanza si adombra il coinvolgimento del PDS in una vicenda amministrativa che vede come protagonisti esponenti di primo piano del partito dei sardi e coinvolge il partito stesso come beneficiario delle condotte illecite.
Ora, non sono così ingenuo da chiederti se tu ne sapevi qualcosa. Penso anzi che tu fossi all’oscuro di tutto. Ma ad una domanda puoi rispondere: le persone assunte dalla ASL nei concorsi incriminati erano tutte iscritte al PDS o lo erano in parte? Se risultano iscritte, lo erano prima del concorso o si sono iscritte durante o subito dopo? Chiedo questo per la semplice ragione, che se erano o sono tutte (o prevalentemente) iscritte, si può osservare che, nella realtà, non è credibile che in un concorso normale vincano solo o in prevalenza gli iscritti ad un partito. Di qui la seconda domanda: ferma restando la presunzione di non colpevolezza, poiché la misura cautelare del giudice investe il PDS, per salvaguardare l’immagine del partito, non ritieni  ci sia motivo per una sospensione di tutti gli iscritti coinvolti nella vicenda, in attesa della sua definizione giudiziaria? Per scansare questi provvedimenti a chi ti conosce basta la tua parola. Ma per gli altri dovresti avere elementi probanti sulla non colpevolezza degli indagati e, ovviamente, le dovresti far conoscere al pubblico. Lo so, mi si può obiettare che questo non è affare del segretario del partito, ma degli avvocati difensori. Ed è vero. Ma è sicuramente affare del segretario del partito metterlo al riparo da condotte illecite o comunque poco lineari dei propri esponenti, quando investono la questione morale. Qui, c’è poco da girare, il PDS è chiamato in causa nella sua interezza. Si adombra non l’esistenza di isolate mele marce, esistenti sempre anche nelle migliori famiglie, ma un ambiente di compartecipazione diffusa.
Le mie domande, credimi, non sono volte a metterti in difficoltà. Proprio perché ho sempre pensato che tu sia una persona che fa politica per fini ideali, son convinto che in questa vicenda il tuo intervento non può limitarsi a chiedere cautela e rispetto delle regole agli inquirenti. C’è anche un campo che ti investe direttamente e ti chiama all’esercizio delle tue funzioni dirigenti. Le regole di correttezza e buon senso esistono anche per i politici.

2 commenti

  • 1 Aladinpensiero
    7 Ottobre 2019 - 06:26

    Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=100673

  • 2 aldo Lobina
    7 Ottobre 2019 - 20:19

    Non entro nel merito della questione giudiziaria. Non mi compete, Ma ha ragione da vendere il professore Pubusa. Aggiungo che i piccoli partiti sono diversi dai grandi. In ambienti piccoli se c’è del marciume l’olezzo offende le narici in modo sorprendente. I grossi partiti invece tollerano di più le eventuali decomposizioni marcescenti, perché tollerano più facilmente amputazioni, che li lasciano comunque in vita. Una serie di piccoli scandali che aveva colpito l’Italia dei Valori riuscì ad affossarla insieme al suo fondatore, che aveva avuto più fortuna nella veste di accusatore, piuttosto che in quella di difensore (Gabanelli docet). Non vorrei che la stessa cosa accadesse al partito di Maninchedda, perché il professore comunque mi era parso il più titolato dal punto di vista della competenza a guidare la Regione, pur non essendo stato affatto premiato il suo partito dagli elettori, vittime anche loro di una legge elettorale iniqua.

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