Due film da non perdere

14 Aprile 2009
Nessun commento


Red

Louise . Michel

 Un film da non perdere? “Louise - Michel”. E per tanti buoni motivi. Ha una storia molto originale paradossalmente per la sua apparente banalità;  poi è una commedia, ma a tratti è respingente. E’ un pochino demenziale,  ma mordace, irriverente, “senza peli sulla lingua”; lo potremmo definire un film persino comicamente noir. Ci troviamo di fronte ad una pellicola che ci parla della condizione operaia con intelligenza, ma  senza pedanterie. E’  semplice, quasi semplicistica, ma apre uno finestra su una realtà straordinariamente complessa, un vero rompicapo. “Louise  - Michel” è un film che  promette di divertire, ma lascia l’amaro di una scoperta sconcertante. Sconcertante non solo nella vicenda dei protagonisti, ma per la realtà più generale che evoca. Del genere ”Grazie signora Tatcher“, ma all’acido. E del resto i registi enunciano i loro propositi politici fin dal titolo , non a caso, un omaggio all’eroina della Comune di Parigi del 1871, Louise Michel, deportata in Nuova Caledonia, dove solidarizza con la lotta degli indigeni. E tornata in Francia diviene un’instancabile protagonista delle lotte proletarie e per l’uguaglianza fra i sessi. ”Ci piacerebbe - dicono - se il nostro film che parla di operai, disoccupazione e posti di lavoro, potesse aiutare a cambiare il panorama politico”, o almeno semplicemente “a farci restare umani”.
Infine, attenzione! C’è una raccomandazione iniziale che va scrupolosamente seguita: prima di abbandonare la sala, attendete lo scorrere dei titoli di coda. L’amara verità (e attualità), che il film vuol trasmettere, si manifesta pienamente proprio allora: la impossibile condizione dei lavoratori e la loro difficoltà perfino d’individuare il nemico di classe nell’età dell’ipercapitalismo. O la sconcertante scoperta che una parte infinitesima di esso siamo o potremmo essere noi stessi o qualcuno molto vicino a noi. 

Regia: Gustave de Kervern, Benoît Delépine
Cast: Yolande Moreau, Mathieu Kassovitz, Bouli Lanners, Robert Dehoux, Albert Dupontel, Philippe Katerine, Kafka Distribuzione: Fandango; Genere: Commedia; Durata: 90 minuti

***************
Altro film da vedere
 

Che - L’Argentino - di Soderbergh

Da noi il film arriva diviso in due, com’era stato pensato originariamente e come verrà distribuito in tutto il mondo, coi titoli L’argentino (che arriva fino alla conquista di Cuba da parte del Che) e Guerriglia (che tratta della missione in Bolivia), grazie alla BIM. Negli USA il film sarà distribuito completo in poche copie il 12 dicembre, per poter concorrere agli Oscar, e poi uscirà diviso coi titoli Che - Part One e Che - Part Two dal 9 gennaio.
Interpretato da Benicio Del Toro, premiato come migliore attore, Che è stato applaudito alla sua presentazione al festival, ma poi le recensioni hanno mostrato una frattura netta nella critica.
 
Ecco, uno stralcio, da Il Corriere della Sera, della critica equilibrata di un vero intenditore come Paolo Mereghetti

Si può raccontare la vita di Ernesto Guevara senza fare i conti con il mito del «Che»? La sfida sembrerebbe impossibile: anche un film come I diari della motocicletta, che ne raccontava la giovinezza argentina, non riusciva a tenere a freno la contagiosa esuberanza del protagonista. Affrontando invece i due momenti cruciali della vita di Guevara, la rivoluzione cubana prima e la guerriglia in Bolivia poi in un mega-film di oltre quattro ore che esce in due parti (adesso Che-L’argentino e a maggio Che-Guerriglia), il regista Steven Soderbergh sembra essersi fatto guidare soprattutto dalla voglia di raffreddare la materia e di affrontare con gli strumenti della ragione quello che di solito si racconta con l’entusiasmo del militante. E così il film ha un andamento il meno hollywoodiano possibile, lontanissimo dall’epicità finto-romantica con cui il cinema americano ha spesso raccontato rivoluzioni e rivoluzionari (basterebbe pensare all’orrendo Che! di Fleischer con Omar Sharif nei panni di Guevara). E dall’altra offre al film la possibilità di «distaccarsi» dalla materia raccontata per trasformare la storia in strumento di (auto)riflessione, recuperando l’intreccio tra finzione cinematografica e inchiesta giornalistica. […]
Una scelta di stile contro il mito del «Che» ma anche contro l’epicità troppo programmatica di certo cinema hollywoodiano, anche se non viene meno la forza “di un soggetto indubbiamente originale e lontano dalle mode”.

0 commenti

  • Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.

Lascia un commento