Meglio tardi che mai!

24 Settembre 2019
1 Commento


Andrea Pubusa

 

La storia e anche la cronaca non si fanno con i se e con i ma, ma talora nella storia e nella cronaca è quasi d’obbligo ricorrere ai se. Pensate alla Sardegna e alla politica italiana. Oggi il M5S e PD fanno il governo insieme, ma chi lo avrebbe detto fino a un mese e mezzo fa? Oggi M5S e PD formano una coalizione per le regionali in Umbria, ma chi lo avrebbe detto ai primi di agosto?  Eppure, se ci pensate bene, in Sardegna questi indirizzi sono stati anticipati, con tanto di posizioni espresse in Convegni e anche nell’Unione sarda, ma senza esito e rilievo.
Ricapitoliamo? Il CoStat nell’estate di un anno fa ha proposto all’allora Sindaco di Assemini, cooordinatore del M5S in Sardegna, la formazione di una lista di democratici sardi di alto livello in appoggio al M5S per le regionali 2019. Testimoni dell’incontro Gianni Marilotti e Pino Cabras. Alla base di questa proposta c’era la considerazione che alle regionali da soli si perde, tanto più con una legge elettorale truffa come quella sarda. La proposta fu trasmessa a Di Maio e rimandata prontamente al mittente, rigettata senza discussione: “il M5S non fa alleanze”, questa la risposta. In realtà non si trattava di una alleanza, poiché il soggetto da schierare col M5S era una lista sociale, non una formazione politica.
Il Costat, per le elezioni regionali, propose anche un’alleanza M5S/PD sardo per arginare l’avanzata della Lega. Tutti nel centrosinistra paventavano con tinte fosche il probabile successo della Lega, guidata da Salvini, dipinto come novello Mussolini. Certo nella terra di Gramsci e di Lussu una maggioranza leghista era un insulto. Ci voleva una risposta unitaria all’altezza. Una coalizione democratica con un forte programma di sviluppo economico, culturale e civile. Un bene per la Sardegna, un laboratorio politico per l’Italia. Quale fu la risposta? Neanche ci fu risposta, tanto la proposta appariva stravagante e assurda. Appariva un espediente pubblcitario campato per aria. Il PD tacciava Salvini di fascismo e, per la proprietà transitiva, estendeva l’anatema anche ai musi gialli, fascistelli anche loro! E oggi? Il M5S non solo fa il governo col PD a Roma, ma fa l’alleanza in Umbria e candida alla presidenza della Regione il presidente della Federalberghi. Persona di prim’ordine certamente, ma noi avremmo trovato di meglio. Una persona della società civile, dell’alta intellettualità sarda e non un imprenditore per quanto serio e stimato.
Abbiamo poi tentato di spingere ad una convergenza per le regionali le liste dell’indipendentismo. Ci sembrava che l’elettorato non comprendesse una divisione in tre, quella S.S. Trinità, Autodeterminatzione, Sardos liberos, Sardegna e libertà. Ci pareva che, presentando una sola lista, dichiarando con onestà differenze e convergenze, le tre componenti avrebbero potuto mandare in Consiglio una pattuglia agguerrita per sollevare temi che altri trascurano. Li abbiamo messi a confronto in pubblico dibattito e incontrati in separata sede, rappresentando con liste separate loro l’alto rischio di rimanere fuori dall’Assemblea, ma invano. I tre dell’Ave Maria,  vantavano ciascuno di aver ben oltre il 5%. Un assurdo perché quell’area non era accreditata complessivamente al 15%. Risultato? Sono rimasti tutti fuori, com’era prevedibile, stando coi piedi per terra.
Risultato complessivo? Una disfatta annunciata: ha vinto Salvini, il PD ha perso malamente le regionali, fuori dal governo, 20 consiglieri in meno, degli indipendentisti si è persa traccia,  si sono nascosti per la vergogna, il M5S, con oltre il 40% alle politiche del marzo 2018, non ha rappresentanza a Cagliari, ha un gruppino di simpatici sbandati in Consiglio regionale, ha perso perfino un deputato (Mura), che avrebbe potuto tenersi, se avesse prevalso il buon senso. Zedda da sindaco di Cagliari si è ridotto a fare il peone in Consiglio regionale. Vaga con gli occhi spenti e stralunati in un terreno sconosciuto, senza meta e obiettivi. Truzzu si è installato comodamente a Palazzo Baccaredda indossando la fascia che Massimo gli ha gentilmente porto.
Ci avete pensato? A cosa si deve questo disastro? Ci vuol poco a capire. E’ frutto della disunione, della vocazione alla balcanizzazione delle forze democratiche e della sinistra. C’è stato poi un difetto di analisi sul M5S pauroso: tutto si può dire di loro, ma non che abbiano tendenze fasciste o autoritarie. E’ una forza democratica anomala, con tanti pregi e tanti difetti. I primi di gran lunga superiori ai secondi, che possono annoverarsi fra i peccati veniali. In questo clima avvelenato, ogni voce di ragionevole invito alla convergenza è caduta nel vuoto. Finora è stato così. Ci sarà un’inversione di tendenza? Una riscoperta del valore del dialogo e dell’unione? Lo si farà con saggezza e coraggio, per rinnovare davvero e non per celare una paura e una debolezza verso Salvini? Il M5S influenzerà positivamente il PD o avverrà il contrario? Ci sarà una nuova stagione della politica o una nuova versione, adattata, del vecchio? Tutto cambia perché niente cambi o ci sarà un nuovo inizio? Vedremo. Ma a cambiar pelle bisogna provarci, con impegno. Meglio tardi che mai!

1 commento

Lascia un commento