Quale missione per la nuova legislatura regionale?

15 Aprile 2009
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Andrea Raggio

Nel dibattito svoltosi in Consiglio regionale sulle dichiarazioni programmatiche del Presidente Cappellacci scarsa attenzione è stata dedicata al rapporto tra la grave situazione economica e sociale dell’isola e la crisi globale. Eppure, questa sarà inevitabilmente la questione che dominerà la politica, compresa quella regionale, negli anni della nuova legislatura. Il programma presentato non solo è generico ma elusivo proprio su questo punto, e insiste nel proporre la vecchia linea dei due tempi e dei due piani di azione concettualmente distinti: quello dell’emergenza e quello dello sviluppo.
Il Presidente Cappellacci ha detto, in sostanza, che alla crisi globale ci penserà il Governo amico. L’onorevole Berlusconi, in effetti, ha enfaticamente promesso nel congresso di Roma che porterà l’Italia fuori dalla crisi. Poi a Londra ci ha ripensato: se ne deve occupare Obama perché la responsabilità del disastro è degli Stati Uniti. In realtà la sola cosa certa è che dalla crisi prima o poi si uscirà. Il problema è come se ne uscirà.
E’ bene non dimenticare che il carattere epocale della crisi consiste non solo nella sua dimensione mondiale ma nell’intreccio tra recessione economica, dipendenza energetica e mutamento climatico. Consiste, inoltre, nell’insostenibilità, anche dal punto di vista della ripresa economica, delle feroci diseguaglianze sociali. Pensare di rianimare il vecchio modello di sviluppo basato essenzialmente sul consumismo e sull’iniquità è una pericolosa illusione. Può solo portare al fallimento e all’esplodere della rabbia sociale non solo nelle aree deboli del pianeta ma anche in quelle forti, come già si avverte. L’emergenza, dunque, non è solo il presente ma anche il futuro.
Ecco perché è di grande importanza il fatto che sia negli Stati uniti sia nell’Europa stiano emergendo sempre più chiaramente orientamenti volti ad adottare misure che mirano a “stabilizzare il paziente” avviando nello stesso tempo uno sviluppo nuovo basato sull’integrazione economia – ambiente, sulla ridistribuzione della ricchezza e su un nuovo assetto delle relazioni e degli ordinamenti internazionali. Ed è significativo che col G20 di Londra, dedicato principalmente a regolare e moralizzare il mercato finanziario e a sostenere l’economia e l’occupazione, si siano delineate nuove e più ampie forme d’impegno globale.
La crisi, quindi, per un verso minaccia conseguenze devastanti, per altro verso apre nuove vie di progresso dell’intera umanità. La Sardegna è esposta quanto le altre regioni agli effetti negativi, ma più delle altre ha interesse ai possibili sbocchi positivi perché un nuovo tipo di sviluppo consente di valorizzare appieno le notevoli potenzialità ambientali e quelle legate all’insularità e alla sua posizione geografica. E’ però indispensabile che il concetto di risposta globale alla crisi globale sia inteso come responsabilità non solo delle potenze mondiali e delle organizzazioni internazionali, ma come impegno collettivo, nei rispettivi ruoli, delle Istituzioni e delle forze culturali, politiche e sociali a tutti i livelli.
Il punto su cui far leva è la saldatura tra presente e futuro. Qualche esempio. Le varie forme di assistenza ai disoccupati aiutano a frenare la caduta del tenore di vita ma non proteggono il livello professionale del capitale umano, mentre la formazione professionale – se formazione di qualità – consente di raggiungere entrambi gli obiettivi. Il cosiddetto piano casa può alleviare solo momentaneamente la crisi dell’edilizia, mentre una politica non episodica di manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici scolastici avrebbe un’importante ricaduta culturale, così come avrebbe un’importante ricaduta economica la ristrutturazione a fini turistici dei numerosi edifici di carattere storico, oggi inutilizzati e spesso fatiscenti. L’insularità, altro esempio, è una potente leva di sviluppo a condizione che il superamento delle diseconomie sia legato a una politica euro-mediterranea finalizzata al co-sviluppo.
L’interdipendenza presente–futuro, in conclusione, è la chiave di una strategia chiamata ad attenuare nell’immediato gli effetti devastanti della crisi e a porre nel contempo le premesse di un futuro certo. Solo per questa via è possibile alimentare nei cittadini la fiducia e l’impegno indispensabili al superamento di questo difficile momento.

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