Andrea Pubusa
Anche Toti ci ha lasciato. Sapevo da tempo che stava molto male. Ma la notizia del decesso di un amico è sempre traumatica. È morto questa mattina intorno alle 6 all’ospedale civile di Sassari. E’ una perdita grave per la Sardegna. Toti è stato magistrato di Magistratura democratica e deputato in quel folto gruppo parlamentare della Sinistra indipendente nel quale il PCI riuniva il meglio della cultura italiana, i Rodotà, i Ferrara, i Napoleoni e tanti altri. E’ considerato il più importante scrittore sardo dei nostri giorni, ma era sopratutto un esponente autorevole di quell’area democratica diffusa, della riserva democratica, sempre in prima linea nella difesa dei diritti e delle libertà.
Nato a Pitigliano, in Toscana, ma con radici sassaresi, aveva 89 anni. In età giovanile, nel 1960, ha pubblicato un romanzo sotto lo pseudonimo di Giuseppe Zuri Un Dodge a fari spenti. Dal 1988, a partire da Procedura (vincitore del Premio Viareggio), ha pubblicato con successo una decina di romanzi presso Einaudi.
La sua scomparsa è un grave lutto per la cultura sarda di cui è stato un grande e intelligente protagonista. Io ho avuto la fortuna di frequentarlo nel consiglio di amministrazione della Fondazione del Banco di Sardegna, dove insieme ad Andrea Raggio abbiamo condotto molte battaglie a difesa della “sardità” dell’Istituto di credito destinato ex lege (Amato) a diventare un’appendice della BPR. Abbiamo così ottenuto che il presidente fosse sardo e che la quota in capo alla Fondazione rimanesse molto alta, il massimo consentito, ossia il 49% (recentemente mutata).
A margine delle riunioni la discussione fra noi era piacevole, Toti era un brillante conversatore e anche nella chiacchierate riversava con naturalezza tutta la sua profonda cultura. La discussione verteva su temi vari, spesso sui vini e sul cibo, in cui mostrava molta competenza. Non mancavano mai gli spunti politici e la sintonia con Toti, persona libera e indipendente e dai saldi principi democratici, era sempre pressocché totale. Fu così che riununciai volentieri alla mia candidatura alla vicepresidenza della Fondazione, avanzata da qualche componente del CdA, in suo favore, compito che svolse con grande stile, dignità e disciplina, come ha sempre fatto da magistrato, da parlamentare e da cittadino.
Nella mediocrità e nella miseria morale imperante, di uomini come Toti si sente sempre più la insopportabile mancanza. Toti, anche tu, come Francesco Cocco, Nuto Pilurzu, Salvatore Chessa e altri valorosi compagni, sarai sempre nelle nostre battaglie.
2 commenti
1 Tonino Dessì
10 Settembre 2019 - 16:05
Se c’è stato un intellettuale sardo di valore universale nel secondo dopoguerra, questo titolo Toti lo merita sopra ogni altro.
Ho avuto la fortuna di conoscerlo personalmente nella seconda metà degli anni ‘80, quando concorsi alla sua elezione a Presidente regionale della nascente Legambiente.
Mi permisi, nella seconda metà degli anni ‘90, su mandato della Segreteria regionale del PDS, di proporgli la designazione ad assessore nella Giunta presieduta dall’On. Palomba, proposta che declinò, allora con mio rammarico, ma forse con sua preveggenza.
Persona onesta, sobria ed essenziale, carattere rigoroso, non privo di asperità, ma anche dotato di humour, gran gentiluomo.
Cristallinamente di sinistra.
Addio, Toti.
2 Aladinpensiero
11 Settembre 2019 - 15:05
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