Liberu lancia la raccolta delle firme per una legge elettorale proporzionale

10 Settembre 2019
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Andrea Pubusa

Ai primi di ottobre parte la raccolta delle firme per una legge d’iniziativa popolare

Liberu presenta proposta di iniziativa popolare per riforma legge elettorale regionale © ANSA

 

Abbiamo battagliato per anni, come Comitato per la democrazia costituzionale - CoStat, anche con due ricorsi al Tar e uno al Consiglio di Stato. Ma nulla si è smosso in questa isola di morti (politicamente parlando). Destra e sedicente sinistra, cui si deve questa legge spartitoria, non hanno fatto nulla per modificarla, ritenendola rispondente alle loro esigenza: una volta a me una a te, l’importante che siano esclusi gli altri partiti o le altre liste con pretesa di autonomia rispetto ai due partiti maggiori. Ora qualcosa sembra muoversi. Ora c’è qualche segnale di vita. Una bella proposta di legge di iniziativa popolare per la modifica del sistema elettorale vigente in Sardegna. La raccolta delle firme (ne servono diecimila) partirà ai primi di ottobre. A promuovere l’iniziativa sono gli indipendentisti di Liberu - Lìberos Rispetados Uguales. “Abbiamo scelto questa modalità perché pensiamo sia corretto affidare al popolo sardo la possibilità di decidere sulle regole che disciplinano la sua rappresentatività all’interno del Consiglio regionale”, ha spiegato il leader del movimento Pier Franco Devias. In realtà è una modalità obbligata per chi - come Liberu - non ha una rappresentanza nell’Assemblea regionale.
Il testo di quindici articoli ha l’obiettivo di scardinare l’attuale legge che, dice Liberu, “favorisce solo determinati partiti politici, i territori più forti e gli uomini in generale”. Ci sono delle nobità interessanti. Oltre al proporzionale puro, l’impianto prevede un collegio unico regionale. Questo perché, spiega ancora Devias, “i sardi sono pochi e non c’è ragione per avere otto circoscrizioni elettorali”. Ognuno può essere votato in tutta la Sardegna, anche se al momento di decidere le candidature deve essere rispettata la rappresentanza di tutti i territori. Ancora: ogni lista corre da sola e non esiste la possibilità di costituire coalizioni.
Vengono eliminate alcune delle più vistose storture della legge vigente. Il voto disgiunto che è il segno più evidente dell’intento di svalutare i programmi e le scelte politiche fondate su ideali e principi. Voti un candidato presidente, ma puoi esprimere la preferenza per quello che ritieni il miglior suo oppositore! Questo scempio non sarà più praticabile anche perché il candidato presidente è legato alla lista, quindi non potrà più essere l’ago della bilancia del risultato elettorale. Altra novità, effetto di questo meccanismo, è che non potrà più succedere che candidati a governatore che abbiano ottenuto tanti voti come Michela Murgia nel 2014 o Francesco Desogus del M5s nell’ultima tornata, restino fuori dall’Assemblea. Il caso di Desogus è ancor più eclatante perché il M5S ha mandato rappresentanti in Consiglio… escluso colui che più di tutti lo rappresentava,essendo candidato alla presidenza.
Infine, il premio di maggioranza previsto è del 25%. Questa previsione va attentamente valutata perché sembra in contrasto con il carattere proporzionale che si vuol dare al sistema. Ma su questo torneremo, facendo un’analisi del testo.
“Si tratta di una legge che porta l’elettore a sostenere una progettualità politica - sottolineano i promotori - questa è una proposta di alternativa democratica contro una strutturazione feudale della politica. Ora abbiamo socializzato il nostro impegno e lo condividiamo con chiunque voglia aderire: persone singole, comitati, gruppi politici e movimenti”.
L’iniziatva e interessante e coraggiosa e va vista con interesse. Il CoStat, in realtà, si era fermato un po’ prima. Non era passato a redigere un articolato, preferendo approvare un documento di principi nella speranza che qualcuno dei gruppi consiliari regionali li facesse propri traducendoli in proposta. Ci sembrava, insomma, che delineare nelle linee generali il sistema elettorale sardo, lasciando a liste o gruppi di consilieri la stesura e quindi la paternità della proposta, rendesse più agevole l’iniziativa legislativa. Ma niente. Bene, dunque, il lancio di una positiva provocazione con la proposta di legge popolare.

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