Dialogo con un vigile urbano, con attenzione a non cadere nei rigori del decreto Salvini!

16 Agosto 2019
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Amsicora

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Che estate pallosa! Ammettete anche voi che con le salviniate a raffica, pur con tutta la buona volontà, è difficile essere di buon umore. Non ho difficoltà a confessare, questo agosto sono intrattabile e molto propenso all’incazzo. Non trovo i pantaloncini da bagno e mi irrito. Le tortore iniziano a fare il loro monotono verso di buon mattino e le vorrei vedere stecchite. Pensate che mi danno ai nervi anche le cicale e perfino il grilli. I grilli, pure i grilli, che, chissà perché, mi ricordano quelle lunghe notti d’estate in cui si stava alla frescura a sentire i racconti dei vecchi. Devo ammettere che fanno bene i miei a darmi sempre ragione, anche quando ho torto marcio o a scansare qualsiasi chiacchiera in cui può manifestarsi una diversità di opinioni. C’è il rischio di una mia sfuriata. Si’, lo confesso, Salvini mi ha cambiato l’umore. Un po’ come ai tempi di Renzi, mi basta sentirne la voce e mi girano i cabasisi in modo incontrollabile e smodato. E così, se prima erano i toscani a starmi sulle balle, ora sono i lumbard. Qualche volta ho paura di me stesso, mi scopro razzista al rovescio.
Sia come sia, vedo ciriticità dappertutto. Ad esempio, la strada che attraverso a Chia per andare nella spiaggia di Monte Cogoni ha le strisce pedonali talmente sbiadite che non si vedono. Per di più ha il cartello che indica il passaggio per i pedoni da una parte, mentre dall’altra non c’è. Quindi, le macchine che vengono da Su Giudeu  si fermano, quelle che vengono da Chia no, perché non hanno il segnale. Ogni volta che devi passare di lì rischi di finire sotto qualche auto veloce e nervosa. Ma - dico fra me e me - faccio le foto e le invio ai vigili urbani di Domus de Maria. Ma - come spesso accade, per vari motivi, la mail non parte. Ecco però che incontro il vigile urbano che ogni mattina passa a far cassa, a mettere le multe alle auto o perché parcheggiate male o perché non hanno pagato la sosta. Mentre m’incammino nello stradello polveroso vedo la macchina della polizia municipale. Faccio ampi gesti e la blocco. Al vigile inizio ad esporre la situazione del passaggio pedonale lì vicino, ma non posso arrivare al dunque, che l’agente, con fare saccente e professionale, mi blocca. “Caro signore, sappiamo tutto, abbiamo visto…”. “E allora - chiedo io, con deferenza verso la diivisa - mettete tutto a posto”? “Troppo facile, caro signore, lei vede tutto semplice…”. “Beh si tratta di rimettere su un cartello e segnare bene di bianco le strisce pedonali. Roba da una mezzoretta”. “E voi comuni cittadini vedete tutto facile, perché non capite nulla dell’amministrazione”. “Davvero?, faccio io. E lui, con fare quasi pedagogico, mi dice: “Caro signore, lei dimentica la competenza…”. “La competenza? esclamo sorpreso. “Sì la competenza…in quel passaggio la competenza è provinciale. Noi abbiamo già segnalato il caso alla Provincia. Non solo, siccome il cartello stradale è stato abbattuto, abbiamo fatto un bell’esposto contro ignoti, con un minuzioso servizio fotografico alla procura. Ed ora aspettiamo l’intervento dell’amministrazione provinciale e del magistrato penale”. “Come vede - fa soddisfatto - siamo efficienti, la situazione è sotto controllo…”. “Si - osservo io con garbo, per non incorrere nei rigori del decreto sicurezza di Salvini - ma il pericolo resta, il passaggio pedonale è rischioso… ci puo’ scappare il morto o il ferito”. E azzardo: “ma non sarebbe stato più semplice, anzichè fare foto, note ed esposti, rimetterre subito su il cartello divelto e prendere vernice e pennello dal deposito comunale e rifare quelle quattro strisce sulla strada?”. “Troppo facile, signore, quello lo può fare nel suo cortile, l’amministrazione è un’altra cosa”, ribatte lui, altezzoso. Non replico. Penso a quella volta, ai tempi di Mani pulite e boom di iscrizioni a Giurisprudenza, che in facoltà dovevamo iniziare le lezioni al cinema Corallo, ma non c’era la cattedra e la sedia per il prof. Informai il preside, che mi assicurò che avrebbe subito investito l’ufficio tecnico dell’Ateneo. “Vedrai - mi disse - che, nel giro di qualche giorno sarà tutto fatto”. Ma le lezioni dovevano iniziare la mattina seguente. C’era urgenza. Esco vado dal bidello, che ora ha un nome strano, e gli dico “Mi dà una mano a caricare la cattedra sull’imperiale della mia macchina?”. Stava per accampare questioni di mansioni, competenze ed altro, ma il mio sguardo deve averlo fulminato. “Certamente - mi risponde . Detto, fatto. Carichiamo la cattedra, mentre gli studenti guardano sorpresi, e la cattedra va subito al suo posto.
Ero indeciso se raccontare la storiella al vigile urbano o mandarlo affa.., ma lui doveva mettere multe ed io andare in spiaggia. Avevamo fretta. Poi, coi nervi tesi di questi giorni, ho paura di perdere le staffe e di incappare nei rigori del decreto sicurezza, che tutela anche i vigili. Meglio andare a fare un tuffo.

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