Un minuto di silenzio anche per noi, che siamo qua

11 Aprile 2009
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Massimo Marini

Lutto nazionale ieri. Un minuto di silenzio certo, ma non solo per coloro i quali a seguito di questa tremenda tragedia che ha colpito l’Abruzzo hanno perso la vita, ma anche per tutti quanti i cittadini, noi compresi, che ancora una volta hanno dovuto assistere all’ennesima tragedia le cui conseguenze sarebbero potute essere molto meno drammatiche se solo si fossero applicate le necessarie precauzioni/prescrizioni tecniche e i relativi controlli previsti a norma di Legge. A L’Aquila come a Foligno, Sarno, Capoterra, etc. Uno Stato oramai totalmente in balia di costruttori massoni e/o mafiosi senza scrupoli, inattaccabili e inattaccati persino da quel “quarto potere” incapace di svolgere la sua funzione di inchiesta, di denuncia, di garanzia in un certo senso, al servizio dei cittadini. Giornalisti inetti e asserviti, impegnati nella morbosa disamina dei sentimenti dei “terremotati” e totalmente ciechi, muti e sordi davanti alle criminali mancanze delle imprese costruttrici, agli organi di controllo che non controllano, agli inquietanti intrecci tra le grandi Società dal fatturato a 12 cifre e personaggi del Governo o comunque delle Istituzioni. Un popolo, quello italiano, incomprensibile: capace di encomiabili gesti di solidarietà, sacrificio, presenza, comunità, ma incapace di andare a fondo delle ragioni del disastro economico, sociale, democratico nel quale oggi viviamo, e di trarne le dovute conseguenze, defenestrando in toto l’attuale classe dirigente politica (a destra come a sinistra), inadatta a governare in modo credibile questo Paese. Questo probabilmente perché da “domani” ognuno tornerà a coltivare il proprio orticello, votando il cugino di mamma che ci promette il posto di lavoro, ammirando gli arricchiti privi di talento e meriti in tv, e considerando Berlusconi un simpatico figlio di buona donna e D’Alema un politico antipatico sì, ma molto intelligente.

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