A.P.
L’intervento di Gianni Marilotti in Senato ha suscitato molte critiche a “sinistra” e, specificamente, all’interno dell’ANPI cagliaritano, cui pare sia iscritto. Eppure Gianni ha espresso dissenso sul decreto sicurezza, dichiarando di votarlo solo per disciplina di gruppo. Confesso che non comprendo i toni scandalizzati di taluni. Sara’ che ho fatto parte del gruppo comunista in Consiglio regionale e piu’ di una volta sono intervenuto fuori linea, ma ho sempre rispettato le decisioni del gruppo.
L’appartenenza ad un gruppo parlamentare comporta queste dissociazioni, ma cio’ che conta non e’ l’indisciplina individuale, e’ la posizione espressa e il lavoro per farla diventare maggioritaria. Da questo punto di vista nessuno puo’ negare che Gianni da sempre sia un coerente antifascista.
Alcuni dell’ANPI sardo vorrebbero cazziare formalmente il senatore pentastellato, ma lo fanno per un loro pregiudiziale e sanguigno antigrillismo, lo stesso che ha messo i 5Stelle in braccio alla Lega e che fra un po’ consegnera’ l’Italia a Salvini. Cio’ che importa e’ che i musi gialli vengano sconfitti.
Infine, ma non per importanza, l’ANPI nazionale ha assunto una ferma posizione critica del decreto sicurezza, che interpreta bene il pensiero degli iscritti.
3 commenti
1 Aladin
8 Agosto 2019 - 00:40
Anche su Aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=99400
2 Pierpaolo Ianni
8 Agosto 2019 - 18:11
Ho ascoltato la dichiarazione di voto del senatore Marilotti. Quanti hanno ascoltato veramente il suo intervento? Sono sorpreso che un intervento così alto e coraggioso sia stato interpretato come un intervento opportunista. E’ un intervento dove ha parlato della cooperazione con l’Africa e di punti essenziali di sviluppo e collaborazione.
Il senatore Marilotti ha secondo me centrato il problema: nei rapporti dell’Europa con la sponda Sud del Mediterraneo sono necessari accordi bilaterali, ma ancor più multilaterali, nella prospettiva della promozione di progetti di cooperazione culturale, economica e di formazione tecnica che aiutino i popoli africani ad interrompere l’esodo e a favorire occasioni di sviluppo economico e sociale. Inoltre il senatore ha giustamente chiesto un maggior ruolo dell’Unione Europea affinché vengano riavviate quelle politiche euromediterranee che sono state gradualmente abbandonate da Bruxelles. Interessante anche l’idea di creare un’agenzia europea dell’immigrazione con sedi operative in Africa, per la migliore gestione del fenomeno migratorio e l’apertura di corridoi umanitari. Quindi nell’intervento emerge una richiesta di maggior condivisione di tutti i Paesi U.E. e assoluto rispetto per le vite umane. Il senatore ha votato facendo presenti queste riserve.
Conosco l’ANPI come una realtà inclusiva per tutti coloro che si riconoscono nei valori democratici. Tali valori sono confermati nell’intervento del senatore Marilotti e pertanto risulta incomprensibile la richiesta di un suo allontanamento.
3 Carlo Dore jr.
9 Agosto 2019 - 14:37
Caro Professore,
avevo pensato di scrivere un articolo sull’argomento, ma il Suo scritto mi permette di affidare le mie riflessioni al blog, in una prospettiva di confronto e dibattito.
Personalmente, non nego che - dopo aver ascoltato l’intervento e soprattutto dopo aver letto l’intervista del Senatore Marilotti - ho provato una strana sensazione, derivante dalla sovrapposizione tra sconforto e amara ilarità. Sconforto, perché solo sconforto si può provare dinanzi alla deriva di un ex militante dell’area democratica (nel 1999, su posizioni di civismo movimentista destinate poi a sfociare nella mistica del partito liquido di veltroniana memoria, a sua volta evolutasi nella retorica della rottamazione renziana) che si allinea alle posizioni della destra più aggressiva mai conosciuta dalla storia repubblicana. Ilarità, poiché il tentativo di ricorrere a formule manifestamente illogiche per giustificare una posizione obiettivamente insostenibile strappa pur sempre un sorriso, sebbene carico di amarezza per la sorte di questo nostro povero Paese
Muovendo da questo secondo profilo, segnalo che il Senatore Marilotti non ha mai fatto cenno alla disciplina di gruppo: avrebbe potuto allinearsi nel voto e tacere (soluzione forse preferibile, vista la debolezza del ragionamento proposto), o limitarsi a precisare che il suo voto si giustificava unicamente in ragione della Sua adesione al gruppo pentastellato (poco comprensibile considerate le posizioni di partenza, ma alla lunga giustificabile in ragione del fatto che la coerenza è ormai considerata virtù da deboli). Ma il Senatore Marilotti ha detto altro: ha affermato di essersi determinato a votare per la conversione in legge di un decreto liberticida al solo scopo di “evitare di consegnare il governo alla destra”. Sinceramente è troppo, anche per chi, in ragione della stima e dell’amicizia personale, ne ha, pur nel dissenso, sempre rispettato le posizioni.
Ma ciò che maggiormente alimenta la critica degli iscritti dell’Anpi è il primo profilo da me richiamato, giacché – anche ricordando il confronto tra Lussu e il Generale De Bono, magistralmente ricostruito in “Marcia su Roma e dintorni” – le professioni di antifascismo perdono valore, se poi in concreto si accolgono soluzioni normative manifestamente permeate di cultura autoritaria. L’Anpi non è solo un’associazione finalizzata a coltivare la memoria della Resistenza e a trasmettere alle nuove generazioni il messaggio dei partigiani. Ha dimostrato di essere, specie negli ultimi anni, un prezioso veicolo di diffusione dei valori costituzionali e di mobilitazione a difesa dei principi consacrati nella Carta: aperta, in quanto tale, a tutti coloro i quali (a prescindere dalle appartenenze partitiche) sentono di condividere quei principi e valori. Premesso che non ricordo un particolare impegno del Senatore Marilotti durante la campagna referendaria del 2016, in contestazione oggi non è l’adesione del Senatore Marilotti al M5S; in contestazione è il suo voto favorevole a una serie di provvedimenti che, come evidenziato dai rilievi proposti dal Capo dello Stato, non solo presentano svariati profili di incostituzionalità (destinati a essere, si spera al più presto, sottoposti al vaglio della Consulta), ma si pongono anche in aperto contrasto con i principi di solidarietà, tutela della persona umana e sacralità della libertà di espressione che della Carta costituiscono la fondamentale ispirazione. Un aspetto su cui l’Anpi non può prendere non posizione, per rivendicare le ragioni dell’impegno dei suoi iscritti.
Infine, un ultimo dato che mi preme sottoporre alla Sua attenzione: l’interlocuzione tra il M5S e PD - fallito per la frettolosa e poco lungimirante chiusura di Renzi (non dissimile, in verità, da quella opposta da Crimi e Lombardi a Bersani nell’aprile del 2013) - è successiva ai primi abboccamenti tra pentastellati e Lega, che portarono all’elezione di un esponente di centro-destra come la Casellati alla Presidenza del Senato. La necessità di “fare un governo a ogni costo” spinse di Majo a riaprire i negoziati con Salvini, con le conseguenze che oggi possiamo facilmente percepire. Spiace che i pentastellati non abbiano dimostrato la stessa coerenza di Bersani, che preferì rinunciare alla poltrona di Presidente del Consiglio pur di non aprire alle larghe intese con il centrodestra allora a trazione berlusconiana: la coerenza è la virtù dei deboli, ma è pur sempre una virtù.
Un caro saluto,
Carlo.
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