Andrea Pubusa
(imbarco a Elmas di bombe per l’Arabia saudita: quanti bambini hanno fatto a pezzi?)
Stamane alle 12 in punto ero al Tar, continuando la battaglia giudiziaria contro RWM, Comune di Iglesias e Regione sul raddoppio degli impianti di produzione di bombe. Ho rinviato l’inizio delle ferie, ma ero lì, con mio figlio Paolo, per assistere al giuramento del perito d’ufficio. Ho detto al giudice che la causa probabilmente avrebbe perso senso perché il governo aveva annunciato il blocco delle esportazioni delle bombe made Domusnovas. Non sapevo che il governo aveva provveduto in contemporanea allo stop. Non sapevo che la RWM aveva già rivolto un appello ai lavoratori della fabbrica annunciando l’ordine del governo.
Ero turbato nell’aula di giustizia perché lì si discuteva del carattere chimico o meno della produzione di Domusnovas, elemento decisivo per vincere o perdere la causa. Pensavo che in un paese serio, che ha l’art. 11 della Costituzione, che ripudia la guerra, i dirigenti della fabbrica avrebbero dovuto essere alla sbarra per concorso in crimini di guerra. Capito c’è concorso in crimini contro l’umanità, secondo la risoluzione del Consiglio d’Europa, e noi lì a discettare se c’è o non processo chimico nella produzione delle bombe!
Poi ecco il Comitato Riconversione Rwm mi invia la bella notizia e l’incazzo si attenua, mi sta passando mentre scrivo. Ma non posso dimenticare in che mondo viviamo, se una fabbrica ha prodotto fino ad oggi bombe per fare a pezzi bambini, donne e uomini e per ditruggere ospedali, case e città. Se i sindacati dei lavoratori sono per la produzione di bombe, se il Comune di Iglesias, un tempo culla del Socialismo sardo, e la Regione della Sardegna, terra di Lussu e Gramsci, sono gli avversari arcigni contro cui combattiamo per ottenere l’annullamento dei loro atti autorizzatori a produrre in maggiore quantità ordigni stragisti. Ma per ora mi accontento e dico “Grazie Conte“. E qui mi fermo, ma prima sento di dover ricordare che questa vittoria è frutto di una mobilitazione tenace, difficile perché controcorrente, dolorosa per l’incomprensione degli stessi lavoratori della fabbrica e di una parte della popolazione. Ed è un primo passo perché la lotta per la riconversione che salvi i posti di lavoro è solo agli inizi. E’ proprio il caso di dirlo: ce n’est qu’un début, continuons le combat (non è che un inizio, la battaglia continua).
1 commento
1 Aladinpensiero
30 Luglio 2019 - 22:47
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