Red
Non si può dire che i sardo-punici di Tuvixeddu dormano sonni tranquilli. Dunque, dopo il giudice amministrativo, sul Colle mette la mani la procura. E a 360 gradi. Finiscono nell’inchiesta non solo Cualbu e l’ex soprintendente Santoni, ma anche l’ex assessore Mannoni e forse Soru.
Come si ricorderà l’estensione dei vincoli sul colle di Tuvixeddu rimetteva in discussione l’accordo di programma già stipulato con i privati. C’è stato in questo un abuso d’ufficio? E’ il quesito che si è posto e che dovrà risolvere il sostituto procuratore Daniele Caria, che a tal fine ha fatto acquisire i documenti della spinosa vicenda. In verità l’apertura dell’inchiesta, nei mesi scorsi, è stata avviata a seguito degli esposti presentati dal legale Agostinangelo Marras per conto della società Coimpresa di Gualtiero Cualbu, titolare del progetto di edificazione su via Is Maglias. La tesi di Cualbu è semplice: se la sentenza del Tar vede nella bocciatura dell’esstensione del vincolo uno «sviamento di potere», il caso dovrebbe avere anche rilievo penale. Infatti, lo sviamento, secondo la sentenza, sarebbe consistito nell’annullare gli atti favorevoli a Coimpresa per favorire il progetto firmato dall’archistar francese Gilles Clement, presentato dal presidente Soru come l’ideale alternativa al piano Cualbu. Inoltre il progetto del francese è saltato fuori come Venere dal mare, senza alcuna procedura, mentre è ben noto che l’Amministrazione deve, di norma, mettere a gara l’acquisizione anche dei progetti. Pare che il pm voglia approfondire questi aspetti.
C’è poi la partita della remunerazione di Clement. La delibera di Giunta n. 31/12 del 22.8.2007 diede mandato agli assessori affinché “realizzassero” proprio quel progetto di tutela per la conservazione e ripristino delle aree di Tuvixeddu - Tuvumannu. Da chi è stato pagato il francese? Pare sia stato pagato dalla Fondazione Banco di Sardegna (ma questo rientrerebbe nelle sue finalità d’istituto). Ci sarebbe poi un caché per il progetto presentato a giugno 2007 al Festival dell’Architettura, di 50 mila euro. Belle parcelle! Ma, si sa, i progetti si pagano e sono costosi se l’incaricato è un professionista di fama internazionale. Dunque bene l’indagine, ma senza caccia alle streghe. Qui più che in altre circostanze vale la presunzione di non colpevolezza.
La prudenza è ancora maggiore ove si pensi che qui è indagata anche “l’altra parte”, ossia l’ex sovrintendente Vincenzo Santoni, ora in pensione, e il dominus di Coimpresa, Gualtiero Cualbu. Per loro si parla di falso e abuso d’ufficio, in concorso. Sulla vicenda c’è – giustamente - un fitto segreto della Procura . La stampa ipotizza che Vincenzo Santoni, da sovrintendente di Cagliari e Oristano, debba chiarire il suo voto contrario all’estensione del vincolo all’intera area Tuvixeddu-Tuvumannu avanzata dalla Commissione per il paesaggio (la cui nomina è stata dichiarata illegittima dal Tar). L’iniziativa di estendere il vincolo era fondata sul Codice Urbani che consente tale revisione in caso di nuovi ritrovamenti. E infatti la relazione della Commissione alla Giunta nell’agosto 2007 afferma che «tra gli elementi macroscopici di nuova cognizione, occorre evidenziare l’affioramento e il riaffioramento di centinaia di tombe puniche finora sepolte e ignote e la coscienza di una impensabile vastità territoriale della necropoli, nonché la visibilità di cavità naturali ed artificiali». Santoni non contestò le scoperte, ma le ritenne ininfluenti ai fini dell’ampliamento del vincolo paesaggistico perché ricadenti nell’ambito dell’aera già sottoposta a vincolo archeologico. Ed allora il quesito (da cui il sospetto concorso Santoni-Cualbu) : il soprintendente voleva favorire Coimpresa?
Come si vede, tanti quesiti sui quali è bene che la Procura indaghi, ma anche molti dubbi ch’essi abbiano ulteriori sviluppi. L’indagine proprio perché diretta su più versanti sembra al momento più volta all’accertamento che orientata da sospetti. L’intervento della Procura potrebbe però avere un risvolto positivo per la tutela del Colle, se il magistrato ponesse sotto sequestro l’oggetto del reato, cioè Tuvixeddu (o meglio il cantiere). Non sarebbe una tutela definitiva, ma potrebbe dare il tempo per iniziative di tutela delle pubbliche autorità o, in mancanza, per l’avvio e la conclusione di una transazione Regione/privati che salvi la necropoli. In fondo, in tutta questa vicenda interessano poco i processi o le condanne alle persone, ciò che unicamente interessa è che ad essere condannato non sia l’unico incolpevole, anzi la vittima: Tuvixeddu.
2 commenti
1 Andrea
10 Aprile 2009 - 11:04
A proposito della “ricchezza” offerta da Tuvixeddu, anche in materia giuridica, vorrei segnalare l’ennesima legge prevista da questo governo che in qualche modo, proprio all’interno di questo caso, potrebbe rivelarsi in tutta la sua violenza e incostituzionalità. I gruppi ambientalisti che ricorrendo al Tar contro una determinata opera ne impediscano o ne ritardino i lavori rischierebbero di pagare milioni di euro di risarcimento.
Tempo fa Gualtiero Cualbu, chiese di essere risarcito direttamente dalle tasche degli amministratori della giunta Soru che presero la decisione di bloccare il suo cantiere.
Poneva questa sua richiesta come un fatto di “eticità” perchè riteneva di voler essere risarcito non attraverso i soldi pubblici ma dalle tasche dei diretti responsabili, politici ed amministratori, che fermando il suo lavoro gli avrebbero creato danni molto ingenti. Un fatto del genere se fosse passato sarebbe stato di una gravità enorme: quale politico o funzionario pubblico, sapendo di correre il rischio di doversi vendere la casa, avrebbe potuto prendere una decisione in nome del bene comune e della collettività? Ebbene oggi, su questa stessa linea vorrebbero creare addirittura una legge dello dello stato.
2 admin
10 Aprile 2009 - 18:20
Caro Andrea,
come Lei sà, in base all’art. 28 Cost. chi ha subito un danno dalla P.A. può chiederne il risarcimento all’Amministrazione e/o al funzionario o amministratore. Di solito lo si chiede alla prima perché sempre solvibile. La Corte dei Conti poi può condannare il funzionario o l’amministratore responsabile alla rifusione in favore della P.A. di quanto quest’ultima ha pagato. E’ la c.d. responsabilità per danno erariale, per la quale occorre però il dolo o la colpa grave in capo al funzionario o all’amministratore.
Sulle azioni delle associazioni ambientalistiche la situazione è diversa. Una loro azione a tutela dei beni ambientali o culturali rientra nell’esercizio della garanzia giurisdizionale costituzionalmente garantita (artt. 24 e 113 Cost.). Un’eventuale sospensione di provvedimenti o di attività della P.A. o dei privati in sede cautelare è disposta dal Giudice, talché nessuna responsabilità può rinvenirsi in capo all’associazione ricorrente. Sono d’accordo con Lei: una disciplina differente, essendo volta a limitare la garanzia giurisdizionale sarebbe costituzionalmente illegittima. Purtroppo, si tratta di una delle tante inziative dell’attuale governo volte a comprimere le libertà e i diritti in frode alla Carta fondamentale. Gli attacchi sono mossi su vari fronti. Ecco perché occorre essere estremamente vigilanti e reattivi (a.p.).
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