Alfiero Grandi
Pubblichiamo volentieri questo intervento del vice presidente del Comitato per la democrazia costituzionale, il quale prosegue nella sua indefessa opera di difesa della nostra Carta. Per opporsi alla revisione è sufficiente considerare che tutte le modifiche el testo originario della Costituzione hanno dato esiti negativi. Ciò perché si intaccano equilibri millimetricamente bilanciati. Sia sufficiente pensare alla autonomia regionale differenziata, introdotta dal centrosinistra nella revisione del titolo V del 2001.
Nel caso della riduzione dei parlamentari, poi, c’è una difficoltà aggiuntiva. Proposte simili erano state presentate a suo tempo da eminenti giuristi democtratici come Rodotà e Ferrara, dallo stesso gruppo del PCI, e ritenute utili da prestigiosi dirigenti della sinistra, come Pietro Ingrao, già autorevole prsidente della Camera dei deputati. L’obiezione è dunque questa: non è che uno stesso testo vada bene o male a seconda di chi lo propone? Una considerazione di non poco conto in una eventuale battaglia referendaria. (A.P.)
Nei prossimi giorni il Senato sarà chiamato ad approvare in seconda lettura la proposta di legge di modifica della Costituzione che riduce il numero dei parlamentari. La seconda lettura di Senato e Camera è quella definitiva.
Questa proposta di modifica della Costituzione, che riduce i parlamentari, è motivata dalla riduzione dei costi. Per ridurre veramente ridurre i costi è sufficiente ridurre quanto va ai parlamentari, misura discutibile ma l’unica con effetto certo, rapido, finora non adottata. Invece la maggioranza verde - gialla ha scelto la via della riduzione dei parlamentari e quindi vuole modificare la Costituzione. Non è vero che così i lavori parlamentari sarebbero semplificati, tutto il funzionamento resterebbe come ora. Semmai la semplificazione è avvenuta al Senato, presidente Grasso, cambiando il regolamento interno, cosa che la Camera finora non ha fatto.
Ancora una volta una modifica della Costituzione viene proposta in stretto rapporto con la legge elettorale. La Lega vuole infatti che resti in vigore la sostanza dell’attuale legge elettorale (rosatellum) perchè con i voti stimati per la Lega questo partito potrebbe ottenere una maggioranza parlamentare paragonabile a quella di Berlusconi nel 2008, per di più con alleati subalterni.
Pochi finora sanno che la nuova legge elettorale è già approvata e che entrerà in funzione automaticamente se passerà la riduzione dei parlamentari. Ancora una volta la modifica della Costituzione è strettamente legato a una legge elettorale che garantisca la maggioranza in parlamento, in questo caso il risultato si ottine mantenendo la sostanza attuale, con la conseguenza di parlamentari di fiducia del capo partito.
L’attuale legge elettorale senza esplicitare la soglia per l’elezione di fatto a livello nazionale porterà la soglia di accesso al 5% alla Camera, almeno il doppio al Senato. In tante situazioni la soglia sarà più alta, escludendo tutti i partiti minori.
Pochi partiti si spartiranno i parlamentari. Il vero obiettivo della modifica della Costituzione è avere meno parlamentari, più obbedienti. Non è un miglioramento del funzionamento del parlamento, al contrario, si farà un ulteriore balzo verso la riduzione del ruolo del parlamento.
Già ora tra continui decreti legge, voti di fiducia a raffica, provvedimenti disciplinari contro i dissenzienti, che in parlamento dovrebbero essere garantiti non repressi, abbiamo già un parlamento che conta poco, ridotto spesso al silenzio e perfino ad approvare a scatola chiusa provvedimenti che non conosce, imposti dai capi della maggioranza.
In futuro la funzione del parlamento sarà ancora di più di ratifica. La riduzione dei deputati e dei senatori insieme alla legge elettorale apre la strada ad un accentratamento ulteriore delle decisioni, fino a ribaltare l’assetto istituzionale definito dalla nostra Costituzione.
Perchè il M5Stelle preme per questa decisione? All’origine era la spinta ideologica anticasta, ora prevale la possibilità di ottenere così un’assicurazione sulla vita di questo governo. Chi conta nel movimento non vuole la crisi di governo. Il conto è presto fatto. L’approvazione definitiva della modifica costituzionale dovrebbe avvenire entro luglio (Senato e Camera) ma se non otterrà i due terzi dei voti, che non consentirebbero il referendum costituzionale, questo ci sarà tra fine anno e primavera 2020. Se la maggioranza perde il referendum va a casa, ma se vince avrà bisogno di tempo per definire i nuovi collegi, come è previsto dalla nuova legge elettorale e quindi prima del 2021 il voto non è possible. Quindi la modifica della Costituzione è un modo per fare durare questa maggioranza e questo governo per almeno due anni, sperando nel frattempo di arrestare il crollo elettorale rilanciando argomenti anticasta, che pero’ oggi avrebbero il difetto di investire anche chi li usa.
Il problema da risolvere, come sempre, è l’impaccio dell’opposizione. Senza sottovalutare la difficoltà dell’argomento, il problema si pone perchè la maggioranza verde-gialla tenterà di approvare la riduzione dei parlamentari comunque. A meno di incidenti di percorso punterà all’approvazione e quindi il referendum ci sarà. Se questo è lo scenario più probabile, è necessario individuare con rapidità, subito dopo l’approvazione, la linea di contrasto agli argomenti, pochi e strumentali, della maggioranza, preparandosi al referendum popolare. Certo,si può ridurre il numero dei parlamentari, ma farlo così è sbagliato perchè porta ad una riduzione della capacità di rappresentare il paese senza neppure risolvere il problema che pone la parità delle Camere. Non l’ha risolto Renzi che proponeva un Senato posticcio, una specie di circolo della caccia per Regioni e Sindaci, non lo risolve questa riduzione dei parlamentari perchè mantiene inalterati i difetti delle camere paritarie. Meglio sarebbe stato lasciare la sola Camera dei deputati con l’attuale rappresentanza, superando il raddoppio paritario senza compromettere la rappresentanza.
Ancora una volta un pasticcio. Ancora una volta occorre mettere in campo un’opposizione per evitare che venga manomessa la Costituzione senza valutarne le conseguenze negative. L’opposizione deve confermare la sua esistenza.
2 commenti
1 Aladin
11 Luglio 2019 - 08:12
Anche su aladinpensieronline: http://www.aladinpensiero.it/?p=98481
2 Tonino Dessì
11 Luglio 2019 - 10:54
Però, Andrea, la riflessione sul Parlamento di Rodotà, Ferrara, Ingrao (e di buona parte del PCI) si svolgeva in un contesto diverso. Legge elettorale proporzionale, innanzitutto, come condizione irrinunciabile. Seconda condizione, riconduzione del rapporto fra Parlamento ed Esecutivo a una stretta fiduciarietà istituzionale, non gestita in sede extraparlamentare dai partiti e dalle loro correnti. Riequilibrio dei poteri fra Parlamento e Governo potenziando quelli di indirizzo e di controllo del primo non solo sull’organo politico in senso stretto, ma anche sugli apparati da esso dipendenti. Il quadro odierno va in direzione opposta e ha come fondamento ideologico (e come obiettivo) l’irrilevanza del Parlamento. Mi sembra che sostenere una sorta di continuità fra l’elaborazione democratica di allora e la modifica costituzionale in atto oggi sia improprio e fuorviante.
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