Andrea Pubusa
Non sappiamo come andrà a finire, l’esito del ricorso degli aderenti al Costat e ai Comitati sardi per la democrazia costituzionale non è ancora noto. Si conoscerà il dispositivo della decisione entro oggi. Ma siamo soddisfatti. Come democratici, come uomini e donne della sinistra abbiamo la coscienza tranquilla. Abbiamo dato battaglia in Tribunale e al Consiglio di Stato nel 2014 senza successo, abbiamo mantenuto viva l’iniziativa politica e il dibattito pubblico sul tema in questi cinque lunghi anni. Nell’intermezzo abbiamo affrontato a mani nude la terribile prova della difesa della Costituzione, contro tutto e contro tutti, ed abbiamo vinto. Abbiamo rintuzzato l’arroganza di Renzi e lo abbiamo fatto cappottare. Un risultato importante, ma non decisivo.
Non siamo riusciti invece a smuovere una classe politica inetta e malvagia, quella regionale, in favore di una legge elettorale più equilibrata e giusta. L’allora presidente Gianfranco Ganau ci ha dato cortesemente udienza, ma niente si è smosso a destra né a manca. Quell’intesa centrosinistra/centrodestra, che ha partorito questa pessima legge, ha tenuto saldamente col fermo proposito di far fuori tutte le forze minori, ma non minoritarie, che pure caratterizzano il panorama isolano. E’ un disegno miope che impoverisce la politica sarda, la avvita su se stessa, le toglie slancio e fantasia. Non è un caso che Solinas e Zedda abbiano storie politiche parallele, che siano due uomini di apparato e di potere, prosaicamente legati alle trame e alle consorterie in funzione dei seggi. Non è un caso che entrambi capeggino schieramenti che trovano in questa legge elettorale il terreno comune per il loro gioco politico. La “filosofia” è chiara. Una volta tocca a te, una a me, senza che nulla cambi. Va bene che vinca Solinas, l’importante che non vinca qualcun altro, il M5S. Va bene che vinca Zedda, l’importante che non vinca qualcuna altro, il M5S. L’importante che chi è fuori dai due serragli non abbia neppure diritto di tribuna in Consiglio regionale. Fuori tutte le forze sardiste alternative o della sinistra di classe.
Noi del Costat e dei Comitati siamo contro questa logica consociativa, contro questa intesa volta a fare il deserto intorno alle forze maggiori. Siamo contro questa legge elettorale perché vogliamo che le istituzioni regionali siano la proiezione vivace delle energie libere di questa regione. Non sappiamo come andrà il nostro ricorso, probabilmente la legge non verrà sottoposta al vaglio della Corte costituzionale, ma noi non ci arrenderemo. Continueremo la nostra battaglia. Se la sedicente sinistra capisse che è su questi terreni che si gioca la prospettiva, forse ci potrebbe essere quella rigenerazione che molti invocano e di cui c’è bisogno. La nostra è una battaglia permanente, la decisione del Tar, qualunque ne sia il contenuto, ne è un momento importante, ma non conclusivo.
Cosa può decidere il Tar entro domani? Respingere il ricorso o accoglierlo rinviando gli atti alla Consulta per un vaglio di costituzionalità della legge elettorale sarda. Oppure potrà disporre una integrazione delle notifiche rinviando al altra udienza la decisione. Attendiamo con serenità. Abbiamo adempiuto nei limiti delle nostre possibilità al dovere civico di difendere la democrazia sarda.
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