Andrea Pubusa
Belpietro direttore de l’Unità per un giorno.
Il quotidiano torna in edicola solo oggi, il Cdr insorge
L’Unità è in edicola oggi sotto la direzione di Maurizio Belpietro. Una provocazione. Una decisione che ha scatenato una vasta indignazione nell’area democratica. A partire dal comitato di redazione del giornale che ha parlato di “gesto gravissimo”. “Pur non condividendo nulla di quanto è mai stato scritto su quel giornale - la replica di Belpietro -, ho accettato perché è un gesto che serve a garantire la libertà di stampa”.
L’Unità non va in edicola da un paio d’anni, ma l’editore è obbligato a pubblicare almeno un numero l’anno per evitare che la testata decada.
Che la vicenda sarebbe andata a finire male era evidente fin da quando la gloriosa testata fu acquistata da Soru, allora intenzionato a giocare un ruolo nella politica nazionale.
L’11 Maggio del 2008, nell’immediatezza dell’annuncio, scrissi, su questo blog questo articolo, che mi permetto di riproporre, senza commenti. I fatti parlano da soli.
L’Unità da Gramsci a Soru. Si può salvare un sogno con la ricchezza?
11 maggio 2008
di Andrea Pubusa, da www.democraziaoggi.it
Ai tanti disagi che mi tormentano, dall’essere un cittadino senza rappresentanza, senza partito e senza chiesa, si aggiunge ora quello che nasce dalla notizia che Soru acquista l’Unità, il giornale fondato da Gramsci. Certo, non solo gli ultras di Soru osservano che il seddorese è mosso più da ragioni sentimentali che da un progetto industriale o un disegno politico. Sarebbe più l’intima solidarietà con un grande sardo, nato non lontano da Sanluri a dettare l’intervento. Un costo di otto milioni di euro per salvare da sardo la testata di un grande sardo. Senza contropartita. La riprova? L’Unità, già abbandonata dai Veltroni e dai D’Alema, nella loro sfrenata corsa agli addii al comunismo, al socialismo e perfino alla sinistra, vende poco e ha poca pubblicità. L’ingresso nella compagine azionaria è, dunque, un sacrificio, un atto di generosità e niente più verso un giornale che ha fatto la storia d’Italia ed è stato nel cuore di grandi masse. Per di più Soru non diverrebbe editore diretto. Il suo intervento sarebbe accompagnato dalla formazione di un Comitato etico a garanzia dell’autonomia e dell’identità politica della testata.
Tutto vero. Eppure uno strumento di informazione e formazione fondato da un rivoluzionario e salvato da un imprenditore appare una contraddizione insanabile. E poi mister Tiscali tutto sembra fuorché un generoso idealista che da sardo salva quell’intima sardità di una testata creata dall’intellettuale sardo e italiano più studiato al mondo. E allora ? Allora è certo che il Presidente vuole succedere a se stesso alla guida della Regione. Non è un’illazione. Lo ha detto lui stesso. Ha molte resistenze locali e qualche ombra è caduta su di lui anche in ambito nazionale quando ha tentato d’impadronirsi del PD sardo contro la volontà dei dirigenti dei DS e della Margherita. E certo queste ruggini verrebbero fugate dal salvataggio de L’Unità. Non solo Soru, posto che ha deciso cosa fare da grande, vuol farlo alla grande, da protagonista nazionale. Divenire l’azionista di riferimento de L’Unità lo colloca immediatamente fra i maggiorenti del PD in questo momento travagliato di sconfitta e d’incertezza. Al di là delle apparenti certezze, il PD è un cantiere ancora in allestimento, attraversato da molte nebbie, e certo chi mette in campo non solo parole, ma anche mezzi non può avere che un ruolo primario. Del resto Berlusconi non stà lì a provare che la ricchezza e la proprietà dei media, oggi può consentire di conquistare il consenso ed anche i governi. E lui, Soru, a cosa deve la Presidenza della Regione sarda se non alla sua ricchezza? Insomma, il freddo calcolo dell’imprenditore applicato al suo agire politico spiega l’intervento forse più che l’idea di un intervento sentimentale. Inoltre, Soru sembra orientato ad acquistare anche Sardegna1, una emittente certamente in declino, ma passibile di rilancio. Anche qui è il sentimento a guidare mister Tiscali? Può darsi. È anche vero che L’Unità, per vivere, ha bisogno di capitali freschi. Ma il mio disagio non si attenua. Forse sarò io un sentimentale e forse un nostalgico di un mondo ormai inesistente. Ma l’idea che anche nell’area democratica pesi più che la passione la disponibilità di mezzi, più che l’impegno generoso di grandi masse il soldo degli imprenditori, mi rattrista. Accresce quel senso di estraniazione dalla polis che da tempo mi assale. Forse è meglio che l’Unità cessi o cambi testata. Acquistarlo tutti i giorni e mostrarlo con orgoglio quando sarà di Soru mi sembra un non senso. In fondo il disegno rivoluzionario di Gramsci è già morto o attende nuovi propugnatori. Non si può salvare un sogno con il gelido calcolo imprenditoriale né si può comprarlo con la ricchezza.
1 commento
1 Aladin
26 Maggio 2019 - 09:12
Anche su Aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=97221
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