Bozza Violante, cavallo di Troia per stravolgere la Costituzione

3 Aprile 2009
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Red

Stà maturando un consenso intorno alla c.d. bozza Violante. Ora anche Cicchito, dopo il presidente della Camera Gianfranco Fini e l’ex ministro degli esteri Massimo D’Alema si dichiara d’accordo: per le riforme istituzionali volute da Berlusconi si può ripartire dal ‘testo Violante’, cioé dalla proposta di legge approvata dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera nella precedente legislatura con il ‘no’ del Pdci e l’astensione di Fi (che votò contro la norma che prevedeva la riduzione dei parlamentari). E il si di Berlusconi e Veltroni. Il provvedimento arrivò anche in Aula, ma poi venne rinviato perché tra i poli non si trovò più l’accordo sul numero dei senatori che si sarebbero dovuti eleggere in ogni regione e provincia. Passarono, infatti, due emendamenti che crearono ’scompiglio’: uno di Micaela Biancofiore (Fi) che fissava a 4 il numero degli eletti in ogni provincia autonoma (il testo originario ne proponeva 3) e uno della Lega che portava a 14 i senatori che avrebbero dovuto rappresentare regioni come la Lombardia con una popolazione superiore ai 9 milioni.
Poi, il governo Prodi cadde e del testo Violante non si fece più nulla. Anche perché Berlusconi ribadì persino al capo dello Stato che non c’era “modo e spazio per collaborare con questa sinistra”. Ora che il clima politico è cambiato, si torna a parlare del ‘testo Violante’; tanto che i due ex relatori Sesa Amici (Pd) e Italo Bocchino (Pdl) lo hanno ripresentato alla Camera. Sesa Amici, senza modifiche, il primo giorno di legislatura; Bocchino con qualche ritocco: inserendo, ad esempio, la sfiducia costruttiva al governo, che all’epoca venne accantonata e prevedendo 12 e non 14 (come voleva la Lega) i senatori per le regioni con più di 7 milioni di abitanti. La ‘bozza Violante’ dalla quale si vuole ripartire prevede lo stop al bicameralismo perfetto, con la trasformazione della Camera Alta in Senato Federale, e la riduzione dei parlamentari: i deputati passano da 630 a 512 (500 in Italia e 12 nella circoscrizione Estero), mentre i senatori da 315 a 250.
Le innovazioni più importanti riguardano la seconda Camera, che diviene Senato federale ed è un organo ad elezione dindiretta. Infatti, i senatori dovranno essere eletti dal Consiglio regionale e dal Consiglio delle autonomie locali. In ogni regione, il Consiglio ne elegge 5 in quelle con meno di un milione di abitanti; 7 in quelle fino a tre milioni; 9 se gli abitanti arrivano a cinque milioni; 10 se superano i sette; 12 in quelle più popolose: oltre i sette milioni di persone. Il Consiglio regionale di Valle d’Aosta e Molise eleggono un senatore per ogni regione; i Consigli provinciali del Trentino Alto Adige ne indicano 2 per ogni provincia. Sempre in ogni regione, poi, il Consiglio delle autonomie locali elegge due senatori nelle regioni con più di un milione di abitanti e uno in quelle con meno di un milione. I Consigli delle autonomie delle province Trentino-Alto Adige eleggono infine un senatore per ogni provincia. E l’elezione avviene entro 30 giorni dall’ insediamento del Consiglio regionale o delle province autonome.
L’elettorato passivo è ridotto a 18 anni.  Si può così diventare senatore e deputato a 18 anni invece che, rispettivamente, a 40 e a 25 anni.
La funzione legislativa è esercitata dalle due Camere congiuntamente se si tratta di leggi costituzionali, elettorali, in materia di organi di governo e Enti locali, funzioni dello Stato, informazione ed emittenza radio-tv, ratifiche trattati, amnistia e indulto. In tutti gli altri casi è esercitata dalla sola Camera dei deputati.
La parte della bozza Violante che più intriga Berlusconi è quella relativa ai poteri del premier, perché muove dall’assunto ch’essi vadano rinforzati. Il Capo del governo potrà nominare e revocare i ministri, mentre oggi questi atti coinvolgono anche il Presidente della Repubblica, cui spetta la nomina su designazione del Presidente del Consiglio dei Ministri. Un passo in avanti, dunque, verso la soppressione dell’esecutivo come organo politico ed una sua riduzione - come nelle Regioni - a organo collegiale ausiliario del Premier (Soru docet). Anche se Cicchito ha detto che que’idea va nella direzione giusta, ma non basta. Il Cavaliere vuole anche un esteso potere di decretazione d’urgenza, come ha ripetuto in occasione dello scontro con Napolitano sul caso Englaro, mentre la bozza Violante, all’opposto,  modifica la procedura per la decretazione d’urgenza, ma per limitarla.
Rafforza il governo anche la discilpina della mozione di fiducia. Non si arriva alla sfiducia costruttiva, ma per mandare a casa il governo la mozione, firmata da almeno un terzo dei componenti, dovrà essere approvata dalla Camera dei deputati a maggioranza assoluta dei suoi componenti.
Come si vede Violante e il centrosinistra con lui svolgono ancora unan volta la funzione dell’apprendista stregone, che evoca delle forzze che poi non risece a controllare. Se n’è accorto anche Casini per il quale il premier ha già sufficienti poteri. Meglio di Velltroni che anche dopo le dimissioni non ripudia il maanchismo e dice sì al rafforzamento, ma a condizione che non abbia TV. Anziché dire più seccamente che il conflitto d’interessi và risolto con l’ineleggibilità.
Insomma, non si lavora ad ampliare il catalogo dei diritti fondamnetali aadeguandolo alle nuove sensibilità (ambiente, libertà personali), ma a rafforzare il Premier a scapito del Governo e del Parlamento. C’è, dunque, il tanto per essere fortemente preoccupati. Amici/e e compagni/e si preparano tempi duri. Prepariamoci alla resistenza: con questi chiari di luna la Costituzione non si tocca!

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