Consiglio regionale: chi è il capo dell’opposizione? Zedda?

15 Aprile 2019
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Amsicora

Compagni ed amici, cos’avevate capito voi quando avete saputo delle dimissioni di Zedda? Che lasciava la seconda carica della Sardegna per capeggiare la c.d. sinistra? Che si sfilava la fascia che fu di Ottone Baccaredda per raccogliere e reincollaee i cocci in frantumi dell’area sedicente progressista? Boh, io avevo capito questo. Il progetto? Un grande e generoso sforzo unitario per invertire un quarto di secolo di distinguo, divisioni, scissioni, polemiche, e momenti unitari alle elezioni. Ma allora gli avvicinamenti elettorali erano motivati dall’intento di salvare SEL, Art. 1, Campo Progressista, Sinistra italiana, LeU e chi più ne ha più ne metta. Ora, invece il salvataggio è reciproco, generale. Ora, dopo la batosta al referendum, replicato il 4 marzo dello scorso anno, a doversi salvare è lo stesso PD, in fase di progressiva riduzione. Come fare? Camuffarsi, confondere l’elettorato, far sparire il PD e tutti gli altri ormai impresentabili e inventarsi nomi e progetti accattivanti, selezionare le facce fotogeniche, darsi un nome che evoca i migliori propositi  dell’area democratica italiana e via: chiudere gli occhi e vedere come butta. Per vincere? No, signori miei, di vincere non si parla. L’obiettivo è…perdere. Perdere, ma compostamente, insomma sconfitta ma non disfatta. Nella sedicente sinistra cambia anche il vocabolario. Sapete come? E’ buffo: vittoria non è arrivare primi, battere il centrodestra. No, no, vittoria è sinonimo di sconfitta, ma…minore di quella degli odiati musi gialli. Sì, vittoria, secondo questo vocabolario speciale e tutto nuovo, è sinonimo di sconfitta, dopo il centrodestra, prima dei 5 stelle. Non capite? Si vede che siete digiuni di strategia e tatica politica. Cari miei, qui c’è fine cultura politica, machiavellica furbizia, battere i pentastellati è il primo passo, il segnale iniziale per i vecchi compagni passati armi e bagagli sotto la bandiera grillina, poi immancabilmente arriverà la ferma decisione di rientro. Insomma, cari compagni e compagne, gli elettori fuggiti da Renzi, dopo la scampagnata elettorale, tornano a casa e riiniziano i bei tempi. Nuovi trionfi elettorali, tanti seggi, cariche, affari e affarucci, ognuno alla sua portata. E la linea politica? Che c’entra in tutto questo la linea politica? Il M5S, con le sparate di Grillo, ha imbrogliato l’elettorato deluso dal trombettiere di Rignano, ora, finita la sbornia, torna all’imbroglio minore, quello del PD camuffato.
E Zedda che c’entra in tutto questo? Beh, la sua faccia è la parte più importate del progetto della ricostruzione della sedicente sinistra in Sardegna. Il faccino di Massimo piace, perdiamo-vinciamo le elezioni, ossia perdiamo tutto, anche le mutande (politicamente parlando), ma arriviamo prima dei 5 stelle, e ci proponiamo come forza alternativa (si fa per dire) al centrodsetra. Ora, voi, cari lettori e lettrici, vi aspettate la seconda o terza fase del progetto: la ricostruzione dell’opposizione con Massimino leader. E’ o non è così? Vi aspettavate o no questo? Ma certo!, lo hanno ripetuto in tutte le salse prima e durante le elezioni. E invece? Invece, Comandini, a muso duro dice a Zedda che non è leader di niente, che il PD è il PD e non si fa comandare dai quei quattro scazzacani di Campo Progressista, un gruppo già morto a livello nazionale e attivo (si fa per dire) solo qui in Sardegna. Ergo? Ergo, Zedda faccia il leader in casa sua, ossia del nulla. Così il PD fa un proprio gruppo, Campo progressista un altro. Agus nuovo capo di “Sinistra”. E Zedda? Zedda capo di tutti? Non proprio. LeU si sfila. “La vera sinistra siamo noi”, dice LeU. E allora? Leu vuol fare gruppo autonomo in Consiglio. Ma come non entra nel gruppo della “Sinistra”, guidato da Agus? No, non entra, ma chiede soccorso. Per regolamento non ha i numeri per fare gruppo autonomo. Gli serve un prestito (uno o meglio due consiglieri). Adesione tecnica, s’intende, ossia aderisco con una firma, ma rimango dove sono. Un artifizio o imbroglio. Ma non è questo il punto. Il punto è che Campo progressista non fa il favore, non presta alcun nome. E così, per ora, LeU finisce al gruppo misto. Che casino! Ma il capo, il leader, il ricostruttore, il leader Massimino, che dice? Nulla. Boh! Tace. Confesso, non ci capisco più niente. Mi viene solo un pensiero, semplice e banale, una esclamazione, breve ma che nasce dal cuore: vaffa…, mille volte, per sempre, in saecula saeculorum! Amen!

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