“Comunquemente” contro le mafie più dello Stato scrittori e comici

31 Marzo 2009
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Gianna Lai

Lo hanno atteso dietro le quinte e son venuti a prelevarlo a fine trasmissione, sotto gli occhi di Fabio Fazio e del pubblico, che applaudiva ancora fortemente commosso. Roberto Saviano e gli uomini della sua scorta vivono insieme dal 13 ottobre del 2006, come capita spesso a chi è minacciato dalla Camorra. E di Camorra lo scrittore ha parlato, in TV, a “Che tempo che fa”, facendo scorrere le immagini delle stragi e commentando gli articoli di giornali locali e nazionali, ingranditi sullo schermo (una lezione magistrale). Come siano perverse le regole dell’esistenza nei luoghi della Camorra, quando scorrono le interviste ai giovani di Castelvolturno, contrari alla presenza di Saviano che avrebbe causato fastidiosi controlli, per tutta la comunità, da parte della polizia. E come la stampa tratta questa emergenza italiana, per gli intrecci Camorra e poteri economici, mafia e politica. Intanto la familiarità tra lettori e uomini di Camorra citati con il loro soprannome, chè col vero nome nessuno li riconoscerebbe, e se infame è l’epiteto che la Camorra attribuisce al collaboratore di giustizia, così dovranno intenderlo anche i lettori. E come la morte di un mafioso che “ha sbagliato” avvenga, in prima notizia, per cause naturali o accidentali, e solo in seguito si apprenda di violenti regolamenti di conti. I lettori si abituano, la gente del luogo innorridisce sempre meno. “Guardate chi assiste alla morte di un mafioso per strada colpito da armi da fuoco”, e nella foto del giornale locale ingrandita sullo schermo, bambini assistono attoniti allo spettacolo, senza che gli adulti si preoccupino più di allontanarli, di impedire che tale spettacolo diventi parte della vita quotidiana.
E poi come la Camorra infanghi la dignità di chi la combatte, ed è destinato ad esserne ucciso, con la connivenza della stampa stessa, che tanto spazio dedica alle calunnie su vittime innocenti e ben poco alla loro riabilitazione. Da Don Peppe Diana in poi che, ha detto Saviano, quest’anno si è ricordato con grande commozione nelle scorse settimane, grazie a “Libera” di don Ciotti e agli studenti delle scuole. E mentre la stampa nazionale si mostra ancora una volta poco interessata, quella spagnola, dedicando ampio spazio all’evento, lo definisce un momento di grande crescita dell’Italia nella lotta contro la Camorra.Si è chiesto Saviano come si fa informazione giusta sulla Camorra, rispetto alla reticenza dei nostri giornali, e ha saputo dare anche le risposte, “perchè”, ha concluso, “la Camorra non ha tanto paura del mio libro, delle mie parole, quanto di quelle migliiaia di lettori che, in Italia e all’estero, sanno ora di mafia, del suo sistema e delle sue collusioni col potere, incompatibili con ogni forma di convivenza civile e democratica”.” Comunquemente “, dice l’onorevole mafioso impersonato da Albanese, e pone fine a tutte le polemiche sulla mafia, se c’è o non c’è e quanto conta. Nel vuoto della politica e dei media professionali, sono gli intellettuali e gli attori a fare informazione in Tv, e per fortuna milioni di italiani li seguono.

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