D’Alema: riforma costituzionale necessaria ma il Cavaliere è inaffidabile

30 Marzo 2009
Nessun commento


Red

Dunque D’Alema torrna sulla revisione costituzionale, su cui è inciampato già una volta con Berlusconi. Ora però è più prudente, apre ma non si fida. “Le riforme sulla seconda parte della Costituzione non sono solo fattibili, ma teoricamente necessarie”. In una intervista concessa a Donato Benedicenti per Transatlantico (Rainews24) l’ex premier Massimo D’Alema dice la sua sulla riforme costituzionali.
Per D’Alema gli obiettivi devono essere il superamento del bicameralismo perfetto, la nascita di un’assemblea rappresentativa delle autonomie, il taglio del numero dei parlamentari e una nuova legge elettorale. E’la prima parte della Costituzione, quella dei principi fondamentali, ad essere “intoccabile”.
“Difficile però dire se sarà possibile raggiungerli ora, questi obiettivi - spiega D’Alema - il presidente Berlusconi prima dice una cosa e il giorno dopo un’altra”. E all’accusa del premier di aver già messo mano alla Costituzione con pochi voti, D’Alema risponde: “E’ vero che la riforma del titolo V della Costituzione fu fatta dal centrosinistra con una maggioranza ristretta. Io all’epoca ebbi dei dubbi, sull’opportunita’ che fosse veramente fatta. Poi decisi diversamente. Ma voglio ricordare che il testo della riforma - conclude D’Alema - fu concordato in Bicamerale e votato insieme. Quello che dice Berlusconi è vero a metà. E sinceramente quando lui dice una cosa vera a metà è già un risultato positivo”.
Si potrebbe aggiungere che la maggioranza d’allora - per temperare un voto che ha costituito un precedente temerario - ancor più temerariamente promosse un referendum ai sensi dell’art. 138 Cost., piegando così uno strumento che è di tipo oppositivo (per bloccare una revisione indesiderata) in consultazione confermativa. Un precedente in sintonia con gli umori plebiscitari di ogni uomo che vuol comandare da solo.
Nel merito D’Alema non dice nulla di nuovo: abolizione del bicameralismo perfetto in favore di due Camere con funzioni diverse, una delle autonomie locali, è una posizione ben nota anche a sinistra. Comunque è una proposta ragionevole, anche se bisogna riempirla di contenuti. L’idea di modificare la legge elettorale è intrigante. Ma in che senso? D’alema non lo dice. Certo se si andasse in direzione di un parlamento eletto e non nominato, e verso un sistema di tipo tedesco, tendenzialmente proporzionale, seppure con sbarramento, l’idea sarebbe niente male.
Ma si rimane sul vago. Ed allora perché D’Alema apre sul tema? Forse per parare l’intendimento del Cavaliere di fare tutto da solo. Ma con quel volpone, basta la mossa del Massimo nazionale? Più realisticamante bisogna riprendere la mobilitazionne sulla Costituzione, che anche il Comitato cagliaritano stà rilanciando. Creare un clima contrario agli umori ipepresidenzialistici del cavaliere che tanto affascinano anche settori del centrosinistra e semmai ripendere il tema dell’ampliamento del catalogo dei diritti. Questa può essere la direzione giusta. E poi ancora la riforma elettorale d’ispirazione proporzionale a tutti i livelli, col temperamento dello sbarramento, per sollecitare le aggregazioni. Insieme ad un approfondimento e ad un’iniziativa forte sugli istituti della democrazia partecipativa. Ma  a una condizione. Che il coinvolgimento diretto sia prevalenntemente deliberativo o comunque dotato di effettiva influenza sulle decisioni. Insomma non si limiti alla discussione pubblica, di per sé già molto utile e positiva. Parliamone anche in Sardegna insieme alla ripresa della battaglia contro la Statutaria iperpresidenzialista. La rimozione di eccessi monocratici è il presupposto per tentare una fuoriuscita dalla crisi della democrazia che ci avvolge..

0 commenti

  • Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.

Lascia un commento