Antonello Murgia
L’altroieri al T Hotel, su iniziativa di Arturo Parisi e Antonello Cabras, il PD sardo si è riunito per discutere della pesante sconfitta elettorale. L’ha fatto partendo dai dati prodotti dalla ricerca di IPR Marketing sui flussi di voto e presentati da Antonio Noto. IPR, un mese dopo il voto, ha somministrato un questionario ad un campione di 1000 elettori sardi ed ha poi incrociato i dati con quelli delle scorse elezioni regionali e delle ultime elezioni politiche.
Sono emersi dati interessanti, alcuni anche imprevisti:
Soru è risultato più votato dai giovani e dalle donne, Cappellacci dagli anziani e dai maschi;
ad una stratificazione secondo il titolo di studi, Soru è risultato più votato dai laureati, Cappellacci da chi ha una minore scolarità (soprattutto da chi ha il titolo di studi di licenza media);
il 59% dei lavoratori autonomi ha votato Cappellacci, mentre solo il 29% ha votato Soru;
fra le casalinghe la differenza è ancora più marcata: 29% pro Soru, contro il 71% per Cappellacci;
il 76% degli elettori che votò Soru nel 2004 ha confermato il voto nel 2009, il 94% degli elettori che votò Pili nel 2004 ha votato Cappellacci nel 2009;
il 3% degli elettori che votarono Pili nel 2004 ha votato Soru nel 2009, mentre il 18% degli elettori che votarono Soru nel 2004 ha votato quest’anno per Cappellacci;
le intenzioni di voto espresse prima, durante e alla fine della campagna elettorale, confrontate con i risultati delle urne, dicono che a metà campagna ci fu una riduzione del divario fra i due candidati, annullata nell’ultima rilevazione, la quale produsse dati pressoché sovrapponibili alla prima, come se la campagna elettorale non avesse sostanzialmente prodotto variazioni nelle decisioni di voto già prese (neanche la tanto discussa e ripetuta calata di Berlusconi avrebbe influito).
Nell’analizzare i dati proposti, Parisi ha fatto notare che le elezioni anticipate non hanno prodotto lo spostamento di voti che qualcuno sperava e, a proposito del voto disgiunto, ha rilevato che il fenomeno ha interessato al massimo il 10% dell’elettorato (non poco, tuttavia) e che per Soru il saldo è stato comunque positivo dell’1,1% (ha perso il 3,9% dei voti della propria coalizione, ma ha guadagnato il 5% dei voti della coalizione di centro-destra).
Antonello Cabras ha richiamato l’importanza anche del voto delle comunali del 2007, per spiegare che la sconfitta viene da lontano e che i risultati di allora ad Olbia ed Alghero (in netto peggioramento) avrebbero dovuto essere interpretati come segnale di malessere dell’elettorato e non come dato esclusivamente locale (come fece la dirigenza regionale del PD). Nel 2004 la scelta di candidare Soru in una coalizione allargata (comprendente anche socialisti, Udeur, etc.) fu vincente, mentre nel 2009 il restringimento della stessa è stato causa non secondaria della sconfitta.
Il moderatore dell’incontro, Filippo Peretti, a sostegno di quest’ultima considerazione, ha fatto notare come il divario fra PdL e PD sia stato di soli 5 punti percentuali (30% contro 25%) e che la differenza l’ha fatta proprio la coalizione: i partiti associati al PdL infatti hanno avuto, complessivamente, una performance (26% dei voti) superiore a quella del PD.
Renato Soru, nel rilevare la speranza che il voto giovane rappresenta per il centro-sinistra, ha attribuito la sconfitta da un lato al grande squilibrio nei media e dall’altro al mancato sostegno di una parte importante del PD, tradottosi in un voto disgiunto che avrebbe danneggiato molto di più lui di Cappellacci.
Filippo Peretti ha attribuito il voto giovanile alle politiche incisive della Giunta Soru a favore dei giovani, così come il voto negativo da parte di altre categorie di elettori alla mancanza di politiche nei loro confronti. Ed ha sottoposto alla riflessione della platea la disaffezione dei disoccupati: la percentuale di voto al PD da parte di chi cerca lavoro è ulteriormente calata nelle ultime elezioni regionali.
Nazareno Pacifico, in un intervento molto apprezzato, ha individuato la sconfitta soprattutto nel mancato coinvolgimento del partito e nella mancata valorizzazione di quegli amministratori locali che ne costituiscono l’ossatura, che hanno fatto bene in questi anni e che avrebbero potuto salvare la baracca. A suo parere la debacle è maturata nell’hinterland di Cagliari dove sono state proposte, senza confrontarsi sulle scelte, candidature molto deboli, con i risultati che sappiamo. Ed ha lamentato la contrapposizione interna che è stata chiaramente percepita e punita dall’elettorato che invece aveva apprezzato, nel 2004, lo spirito unitario anche da parte di chi aveva visto allora le proprie posizioni soccombenti. Di qui la proposta di maggiore collegialità all’interno del partito e, verso l’esterno, di ricucitura di un legame spezzato con l’elettorato.
Impressioni sull’incontro? Eccole. Credo abbia qualche ragione Soru: il voto schiacciante delle casalinghe, categoria che più di altre ha nella Tv la propria fonte di informazione e su cui forma le proprie scelte elettorali, testimonia l’importanza dei media (cui altri intervenuti e segnatamente Cabras hanno attribuito minore importanza). Ma la domanda che non si può eludere è se noi abbiamo fatto ciò che potevamo e dovevamo fare (condivisione, inclusione, etc.). Senza cui le lamentele sullo strapotere mediatico degli avversari finiscono per avere un ruolo consolatorio ed autoassolutorio che cristallizzano il problema impedendone la soluzione. In questo senso non aiutano i fedeli che, organizzati come tifoseria, hanno applaudito Soru prima che aprisse bocca e più volte nel corso di un intervento che, privo del respiro che aveva saputo avere in altre occasioni, era incentrato sullo scaricare le colpe della sconfitta sugli altri. Alla fine dell’intervento (il primo dopo le relazioni introduttive) Soru e 90% dei fedeli hanno abbandonato la riunione.
Altro elemento che mi ha colpito è la sostanziale assenza nell’analisi delle tematiche del lavoro e della grave crisi economica. Il solo ad aver sviluppato il suo intervento sulla materia è stato Giampaolo Diana (la formazione sindacale si vede) che ha attribuito la sconfitta anche alla mancanza nel PD sardo di un progetto per uscire dalla crisi. Perché se è vero che i lavoratori del Sulcis sono stati abbindolati da quel grande piazzista di stufe all’equatore che è Berlusconi, è anche vero che il centro-sinistra, che era al governo della Regione, in questi anni non ha saputo fare una proposta credibile.
5 commenti
1 stefano de candia
28 Marzo 2009 - 19:33
Magari il pd ha perso semplicemente perchè Soru oltre ad aver diviso il partito non è piaciuto proprio alle categorie che normalmente vanno a votare e che sono anche più attente ai risultati di chi governa.
I giovani hanno un atteggiamente in linea di massima radicale, o bianco o nero difficilmente grigio, inoltre credo che continuare a parlare di casalinghe che votano a destra per la televisione è abbastanza offensivo nei loro confronti…
La fascia d’età col maggior numero di elettori ha votato largamente il cdx e questo dovrebbe far riflettere il csx e soprattutto Soru che invece di prendere atto della disfatta continua a dare colpe ad altri senza capire che la causa principale è stata lui.
Personalmente credo che il csx non avesse nessun altro reale candidato spendibile soprattutto dopo che Soru ha dato le dimissioni, mettendo di fatto il pd nella necessità di ricandidare Soru stesso…
Già quali sono gli altri leaders del Pd spendibili?
qualcuno mi può rispondere?
Non che nel cdx Cappellacci fosse molto spendibile ma è stato scelto per quello per non fare troppo male a nessuno…
Ma nel cdx personalità come Delogu o altri chi sono?
Cabras? speriamo di no…
credo che il csx abbia perso perchè ha lasciato tutto in mano ad un uomo solo e si sà che le tirannie reggono solo finchè regge il tiranno poi crolla tutto il sistema di potere che stava dietro di lui e che in lui si autoreferenziava.
Ora il pd, ma in generale tutto il csx IdV in testa, dovrà rinnovare la classe dirigente facendo uscire nuovi dirigenti credibili e con un atteggiamento nuovo…
Le elezioni amministrative sono alle porte e la prossima batosta è dietro l’angolo se non si rinserrano le file…
2 Antonietta denti
28 Marzo 2009 - 23:50
Affermare che la disfatta sia solo colpa di Soru, oltre che essere ingeneroso è anche offensivo. Stefano De Candia non spende una parola per le cose fatte da Soru, ma si limita a sparare su di lui, forse lo fa per ignoranza o per interesse ?
Cosa resterebbe di Stefano De Candia se negassimo i suoi lati positivi? Probabilmente NULLA!!!!!
3 stefano de candia
29 Marzo 2009 - 01:30
Non esiste peggior sordo di chi non vuol sentire, leggere in questo caso…
Di offensivo non c’è nulla anzi è offensivo pensare che io per ignoranza o interesse possa criticare Soru.
Se la signora Denti avesse letto con attenzione il mio intervento forse avrebbe letto critiche non solo al suo idolo ma anche a tutto il csx.
Poi se volete continuare a far finta che nei 5 anni precedenti ha governato qualche altro o se volete far finta che Soru, per mero interesse personale, abbia dato le dimissioni allora vuol dire che non vi interessa smettere di perdere.
Io ho detto e ripeto che la causa principale della sconfitta del csx è stato Soru e il suo modo di vedere le cose, di impostare la campagna elettorale ecc.
Nulla di offensivo…
Probabilmente se Lei Signora Denti rilegesse il Suo intervento dovrebbe ammettere di essere stata offensiva e soprattutto non conoscendomi per nulla, a differenza di quanto io conosca Soru, non può esprimersi nella stessa maniera.
Ma mi rendo conto che agli ultras come Lei non interessa in confronto ma solo lo scontro nel nome dell’integralismo per il Suo idolo…
Bene se lo tenga stretto il SUo campione di Sanluri, tanto stretto da non lasciarlo scappare per fare altri danni…
Quando vorrà controbattere sui temi e non sulle offese sarò pronto a risponderle ma per ora si è limitata ad insultare senza entrare nel merito delle mie osservazioni… magari avrebbe potuto dirci Lei quali son state le cause di una disfatta di simili proporzioni
4 francesco carta
29 Marzo 2009 - 19:43
L’elettorato di sinistra e centro sinistra è sempre meno motivato al voto; l’elettorato di destra vota compatto. L’astensionismo e le schede nulle penalizzano prevalentemente la sinistra e il centro sinitra.
Come poteva vincere una coalizione che per troppo tempo ha litigato (anche nelle aule di tribunali, oltre che negli organismi di garanzia interni) sull’elezione del segretario del principale partito della coalizione? Come si poteva pensare di vincere con una sinistra (ciò che resta) alla ricerca di “nuovismi” che da decenni hanno mostrato la loro inefficacia?
Ciò che manca è un progetto politico che sia credibile ai settori sociali di riferimento della sinistra e del centro-sinistra; un progetto che sia liberato dalle scelte neoliberiste che hanno dimostrato il loro fallimento a livello mondiale. Del fallimento delle politiche liberiste si rendono conto perfino Fini e Tremonti. Non ne è consapevole la sinistra e il centro sinistra. Se non indichiamo un modello di società alternativo, credibile e praticabile, gli elettori saranno sempre meno attratti dalla politica; tra coloro che scelgono di votare prevalgono i sostenitori del modello Berlusconi. La destra vince poichè la sinistra ha abdicato al proprio ruolo di voler cambiare la società e lavorare (non per la spartizione del potere) ma per creare una “città futura”, una nuova società , un “nuovo umanesimo”. La sinistra ha perso il primato dell’etica della politica poichè ha rinunciato al proprio ruolo. L’articolo da spunti critici interessanti ma l’analisi del voto a me pare lontana dalla realtà.
5 Antonello Murgia
30 Marzo 2009 - 12:48
L’analisi del voto trova difficoltà nelle ferite ancora apere all’interno del PD (e di cui non si vede, a breve, la possibilità che si rimarginino). La cosa più importante, per me, è stata la disponibilità di un’analisi tecnica dei flussi di voto sui quali ragionare. Per esempio, lo squilibrio dei voti rispetto al tiolo di studio indica che chi ha più strumenti ed è più informato vota a sinistra perché ha maggiore consapevolezza, oppure indica che chi è meno tutelato non riconosce più alla sinistra il ruolo di difesa dei più deboli? Nella pecezione dei cittadini si sono per caso invertite le posizioni storiche fra una destra che reclamava il risanamento dei conti (ricordate i liberali in particolare?) ed una sinistra più attenta allo stato sociale?
Per il resto sono d’accordo con le considerazioni che fa Francesco Carta, cui aggiungerei l’assolutà necessità che chi ha sbagliato si faccia da parte, come succede in tutte le altre democrazie: per esempio, un D’Alema che ha fatto i suoi bei danni con modifica del Titolo V della Costituzione, Bicamerale, etc. non mi pare abbia oggi la credibilità per discutere, a nome del PD e del centro-sinistra, le proposte di Fini sulle modifiche della II parte della Costituzione
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