Credete ai sondaggi? Se sì, ecco le previsioni attuali: Solinas primo, Zedda secondo, M5S terzo, gli altri fuori. Ma la situazione è in movimento

29 Gennaio 2019
2 Commenti


 Red

Sondaggio Swg per La Nuova Sardegna

 © ANSA

Ai sondaggi non crede è più nessuno o quasi. Dopo il precedente Trump/Clinton, la Brexit e altri casi eclatanti nessuno li prende sul serio. Comunque il sondaggio SWG, commissionato dalla Nuova Sardegna, dà un vantaggio a Christian Solinas, candidato governatore del centrodestra, tra il 33 e il 37%, seguito da Massimo Zedda, per il centrosinistra, tra il 29 e il 33%. Poi dietro il popolo degli indecisi, il 27%, l’esponente del Movimento Cinquestelle Francesco Desogus tra il 22 e il 26%. Seguono tutti gli altri: secondo previsione Mauro Pili (Sardi Liberi) con una forbice che va dal 4 al 6%; sorprendono Paolo Maninchedda (Partito dei Sardi) e Andrea Murgia (Autodeterminatzione) entrambi tra l’1 e il 3%; tutto sommato sottostimato anche Vindice Lecis (Sinistra Sarda) tra lo 0 e il 2%. Stando a questo sondaggio Zedda non è spacciato, è in corsa. Importante è capire se il voto alle tre liste indipendentistziste-natzionalitarie-audeterminatzioniste è in crescita o in calo e quale sarà l’andamento del M5S.
Il sondaggio sembra dunque fatto per favorire i due schieramenti tradizionali (cdx e csx), quelli per intenderci che hanno, a turno, devastato la Sardegna in queste ultime legislature, e si propongono di continuare nella loro opera distruttiva. Da questo punto di vista il sondaggio è sorprendente perché sembra attestare una vocazione dei sardi al masochismo e al martirio. Continuare con le consorterie al potere - bisogna ammetterlo - è dura.
Il sondaggio tuttavia registra le propensioni di voto per gli schieramenti più grandi e per i candidati più conosciuti, Solinas e Zedda. E questo nell’immediato è fisiologico. Chi vota su connottu è più pronto e deciso. E’ probabile dunque che, man mano che si avvicinerà il 24, crescano i consensi per le liste minori e per i candidati meno noti come Desogus, Murgia e Lecis. Per le liste minori l’indecisione è dettata inoltre dalla difficoltà di capire le loro differenziazioni e le ragioni delle loro divisioni. Un elettore favorevole ad un’ipotesi federalista e dintorni non comprende se è meglio Pili, Maninchedda o Murgia e dunque si rifugia nel silenzio, ingrossa la percentuale degli indecisi, che è alta, il 27%. Analogo discorso vale per Lecis, entrato in gioco da poco. Per Desogus c’è lo stesso handicap, è sconosciuto nel dibattito pubblico regionale. Si tratta di vedere se e quanto sarà capace di recuperare. Ad oggi il M5S, che a livello nazionale è riuscito a mettere al centro dell’agenda le sue proposte, stenta a venir fuori. Pur avendo una prateria per attaccare i due schieramenti maggiori capeggiati da Solinas e Zedda, responsabili della condizione pessima della nostra isola dal punto di vista economico e istituzionale, sembra incapace di emergere.
La situazione però è in movimento. E’ verosimile un recupero delle tre liste indipendentziste e di Sinistra sarda ed è ipotizzabile una crescita del M5S, se i grillini si decideranno a mettere in campo il loro potenziale, che è enorme con ben 15 deputati, ora in panchina a guardare.
C’è poi l’incognita del voto disgiunto e sopratutto dell’affluenza alle urne, stimata tra il 52 e il 56% (52,3% alle regionali del 2014 e del 65,5% alle politiche del 4 marzo 2018). Se l’astensionismo diminuirà, sarà più probabile una crescita delle liste di opposizione rispetto agli schieramenti finora egemoni del centrodestra e del centrosinistra. In questo contesto qualcuna delle tre liste indipendentziste potrebbe superare la soglia di sbarramento del 5% e il M5S regalarci sorprese. Vedremo.

2 commenti

  • 1 Aladin
    30 Gennaio 2019 - 09:03

    Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=92759

  • 2 T. D.
    30 Gennaio 2019 - 12:18

    Concordo sulla lettura del sondaggio.
    Anch’io credo che alle liste di minoranza non possa ad oggi considerarsi precluso il superamento della soglia-ghigliottina del cinque per cento.
    Più di un quarto degli elettori del campione si è dichiarato indeciso.
    Molto potrebbe dipendere anche da quanti potrebbero decidere di non astenersi: si tratta di un’area pari a metà dell’elettorato reale.
    È un percorso in salita, ma c’è ancora poco meno di un mese dalla scadenza e anche per le liste a sinistra del csx qualche chance di ottenere una rappresentanza resta nelle possibilità concrete (certo che se fosse andato in porto il tentativo unitario fra queste aree sarebbe stato assai meglio).
    Purché si esca da una certa routine nella quale mi pare ancora sia impantanata l’intera campagna elettorale.
    E purché -programmi cartacei a parte- chi intenda battersi con decisione tiri fuori un nucleo efficace di temi.
    Alla lista dell’autodeterminazione suggerirei di puntare con maggior energia sul tema della soggettività della Sardegna da rinforzare e rilanciare, tanto più che destra e sardisti, come in buona misura anche il csx, sembrano del tutto ignorare o sottovalutare le conseguenze del favore accordato dal Governo alle proposte di concessione di maggiori poteri e risorse al Veneto, alla Lombardia e all’Emilia Romagna e nulla dicono sulle prospettive della nostra specialità.
    A quella con i simboli comunisti non solo raccomando la stessa cosa, ma ancora una volta rivolgo la sollecitazione critica a non continuare a sottrarsi dallo scontro sui temi dell’immigrazione, che non è affatto un tema estraneo a questa campagna elettorale.

Lascia un commento