Regionali. C’è un voto “utile” fuori dei grandi schieramenti

30 Gennaio 2019
3 Commenti


Tonino Dessì

A campagna elettorale iniziata per l’elezione del nuovo Presidente della Regione e per il rinnovo del Consiglio regionale della Sardegna vorrei richiamare le discriminanti di principio alle quali riterrò coerente attenermi e che ho già in precedenza puntualizzato.
La prima è che non voterò candidati presidenziali (e conseguentemente nemmeno gli schieramenti e le forze ad essi collegati) i quali non si siano impegnati personalmente ed esplicitamente contro la legge di revisione costituzionale in occasione del referendum del 2016.
La seconda è che non voterò candidati presidenziali (e conseguentemente nemmeno gli schieramenti e le forze ad essi collegati) i quali non esprimano, anche a nome e per conto dei soggetti che rappresentano, una chiara, esplicita posizione di rigetto del razzismo e della xenofobia, sia in riferimento alle politiche italiane dell’immigrazione, sia nella prospettiva di una Sardegna aperta, accogliente, civile.
Il mio orizzonte politico e culturale è quello di una soggettività sarda specifica, di ispirazione federalista, di matrice radicalmente democratica, con una proiezione fortemente innovativa sul piano economico, sociale, istituzionale.
Il che ovviamente comporterebbe una discontinuità con la politica, con i modi di governare, col personale che ha rappresentato la Sardegna a tutti i livelli in questi ultimi vent’anni almeno.
Ho anche già anticipato che non mi convincerà nessun appello al “voto utile”.
Per quanto importanti e indispensabili siano il momento e lo strumento del voto, la scelta di votare, come quella di non votare, è un fatto di responsabilità e di coscienza, ma anche di assoluta libertà individuale.
La prima impressione di questa campagna elettorale è di una sostanziale ripetitività di schemi e di contenuti non trascinanti, da qualunque parte la si consideri.
Certo, c’è uno sfondo complessivo, dominato dalla fase politica italiana successiva alle elezioni del 4 marzo 2018, che incombe e condiziona quanto avviene in Sardegna.
A tal proposito mi preme confermare che per motivi noti e storici sono avversario di ogni schieramento di destra e, per motivi attuali, sempre puntualmente spiegati, mi colloco all’opposizione della maggioranza di governo italiana.
Pertanto non sono sostenitore di nessuna delle due forze politiche che la compongono.
È altrettanto nota la mia estraneità al PD e il mio distacco da ogni coalizione di centrosinistra imperniata direttamente o indirettamente su quel partito e sulla sua costellazione satellitare.
L’esperienza di governo del Paese della trascorsa legislatura ha chiaramente dimostrato che sul terreno della difesa della Costituzione, delle politiche del lavoro, del sostegno ai soggetti socialmente più deboli, dell’accoglienza e dell’apertura ai profughi, quello schieramento non ha dato e non dà garanzie adeguate: tutt’altro.
L’esperienza di governo regionale in Sardegna del csx d’altra parte si è rivelata inadeguata e asfittica, tale da indurre lo stesso csx a presentarsi alle elezioni regionali cercando di non renderne conto in alcun modo, ancorché non si evincano programmaticamente le eventuali innovazioni proposte, mentre una continuità sostanziale emerge dalla struttura fondamentale delle sue liste.
Tuttavia in molte sedi si insiste con iattanza e con qualche elemento di ottusità integralista a far appello all’ineluttabilità del voto al centrosinistra sardo come unico voto utile.
A me per converso sembra doveroso ricordare:
- che ad onta della funzione dissuasiva rappresentata da una legge elettorale regionale antidemocratica, esiste un’offerta elettorale pluralistica;
- che nessuna delle forze non raggruppate nel cdx e nel csx parte con l’assoluta certezza di non essere rappresentata nel prossimo Consiglio regionale;
- che una fondamentale esigenza democratica dovrebbe anzi indurre a considerare come un obiettivo politico e istituzionale importante e alla portata di mano concreta degli elettori e delle elettrici proprio quello di scardinare gli effetti di quella legge incoraggiando col voto le forze democratiche minori autonome dagli schieramenti oligarchici.
Posto che peraltro il M5S stesso in queste elezioni regionali si presenta come antagonista del suo partner di governo italiano e che anche la misura delle rispettive forze in questa circostanza sarebbe per la prospettiva un dato di non poco rilievo, ricordo che altri soggetti politici rappresentano altrettante istanze sicuramente democratiche.
Due sono di acclarato ancoraggio a valori e programmi della sinistra: Autodeterminatzione e Sinistra Sarda (PRC&PCI).
Pertanto non si può sostenere che non vi siano alternative “utili” al voto verso i blocchi tradizionali ovvero verso il M5S, tanto più che esiste un enorme bacino da smuovere e da recuperare, costituito dalla maggioranza di elettrici e di elettori inclini all’astensionismo.
Consiglierei perciò in particolare al centrosinistra di concentrarsi sul contrasto vero al centrodestra e di evitare una campagna settaria di principio contro le forze alla sua sinistra, basata sull’accusa di svolgere una funzione e di praticare un obiettivo diversi da quel che è naturale in una competizione elettorale, ovvero conquistare una propria legittima e autonoma rappresentanza.

3 commenti

  • 1 Aladin
    30 Gennaio 2019 - 09:03

    Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=92759

  • 2 Emilio Usula
    30 Gennaio 2019 - 19:15

    Grazie Tonino per il contributo come al solito lucidissimo e lungimirante. Girando e parlando con la gente sento molto questo “ragionamento indotto” del voto utile. Le tue argomentazioni in merito al tema degli spazi di autonomia da difendere meritano diffusione perché costringono a una riflessione seria e meno liquidatoria. Io personalmente cercherò di farne tesoro, richiamando anche AutodetermiNatzione a un impegno nella direzione che tu con argomentazioni chiare e forti indichi. Grazie

  • 3 sp@radesu
    31 Gennaio 2019 - 10:01

    https://pierluigimarotto.wordpress.com/page/2/

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