Andrea Pubusa
Adunata oggi a Sanluri di ex combattenti e reduci. Nasce “Sardegna democratica”. E non venite a dire che Soru è privo di humor! Che lui, che dove passa vuole tutto comandare, chiami la sua nuova creatura “democratica” non può che far sorridere, una vera chicca. Evidentemente per l’ex Presidente è “democratico” tutto ciò che gli consente di fare a suo piacimento. Un nuovo modo d’intendere la democrazia, che - com’è noto - al pari di concetti come giustizia, uguaglianza, libertà, ha tanti significati, praticamente quante sono le persone che la definiscono. Allora diciamo che “Sardegna denmocratica” sarà un’associazione politica nella quale comanda una sola persona, che è titolare anche della sua sede, a cui si accede solo s’egli vuole. E gli associati? Saranno fans, tifosi osannanti. Insomma, l’uomo del web predilige una “democrazia” di stampo premoderno, ottocentesco, nella quale intorno al notabile locale si creava un gruppo di sostegno, e a cui - non a caso - i socialisti, prima, e i popolari poi opposero i grandi partiti di massa, fondati su statuti e regole interne democratiche.
Ma tralasciamo l’aspetto umoristico e veniamo alle cose serie. Cosa si può dire di questa iniziativa? Anzitutto che Renato Soru non ha appreso la lezione del voto, se risponde alla severa sanzione elettorale del suo operato con la creazione di una “sua” organizzazione politica. Con quali propositi? «Continuerò l’impegno nella costruzione di un vero Partito democratico sardo insieme a chi in questo si riconosce», ha scritto Soru, dando appuntamento ai suoi fans per questo sabato pomeriggio nella natia Sanluri. Dunque, per Soru, esiste in Sardegna un falso PD. Un partito - sembra di capire - che è democratico solo nel nome, ma non nella sostanza. Un’organizzazione che usurpa il nome del partito nazionale. Di qui la necessità di creare un partito nuovo. «Un partito - annuncia Soru - che dovrà essere capace di rappresentare in modo autorevole le istanze della Sardegna, prima fra tutte la difesa del suo irripetibile ambiente, da noi tutelato perché unica ricchezza di cui disponiamo per costruire opportunità di lavoro e di benessere». Sembra quindi che mister Tiscali voglia continuare nella sua opera di rottura dell’area del centrosinistra, che lo ha condotto alla sconfiitta. Chi conosce bene l’ex governatore pensa che il riferimento alla costituzione di un “vero Partito democratico” suoni come una specie di chiamata alle armi per le truppe che nelle ultime elezioni lo hanno sostenuto, con l’obiettivo di conquistare l’oggetto del desiderio, il Pd, al prossimo congresso. Soru e i suoi supporters presentano il sodalizio che nascerà sabato all’ombra del castello di Sanluri come una riedizione dell’esperienza ulivista: un’associazione aperta non solo ai simpatizzanti del Pd, ma anche a quelli degli altri partiti di centrosinistra dall’Italia dei Valori a Rifondazione. Forse pensa a dar veste politica unitaria alla opposizione oggi rappresentata in Consiglio regionale, tutta o quasi a lui fidelizzata. Ma, a ben vedere, si tratta dell’esatto contrario dell’Ulivo. Questo alle origini era uno spazio di incontro, dialogo e commistione fra le culture progressiste (cattolica, conunista, etc.) esistenti in Italia. Si trattava di una grande operazione democratica e unitaria. Qui il comune denominatore è il vedere in Soru il proprio guru e mettersi al suo servizo, cioè mantenere nel suo seno quell’autoreferenzialità, che è l’essenza del sorismo, e ne ha determinato il ripudio il 14-15 febbraio col voto. Ne volete la prova? Sentite l’integralismo che promana dall’annuncio della nuova avventura del seddorese. «L’associazione Sardegna democratica sarà la testimonianza che negli uomini e nelle donne del centrosinistra c’è una profonda ed irriducibile volontà di non perdersi nel momento di difficoltà e di superare questa fase di smarrimento a partire dalle migliori energie e intelligenze della nostra isola», scrive Soru nel suo blog. Insomma, c’è qui l’idea delle due Sardegne: quella migliore e intelligente che è soriana, e quella loca e servile che non lo è. «In questa recente campagna elettorale - prosegue la nota - è emersa, in maniera persino sorprendente, la volontà di partecipare di tanti giovani, di tante persone finora distanti dalla politica perché non motivati dagli attuali modelli e assetti dei partiti, ma assolutamente disponibili ad impegnarsi nel dibattito, nella necessità di difendere l’idea di una Sardegna dei diritti e delle responsabilità, totalmente alternativa a quella di Berlusconi e della sua maggioranza nella nostra regione. È il momento di organizzare queste energie e questa appassionata volontà di partecipazione». Come dire che chi non è con Soru è, manco a dirlo, berlusconiano. Una visione disperata, che regala all’avversario anche quei 600.000 elettori che non hanno votato e che se fossero irrimediabilmente persi, farebbero venir meno ogni speranza di futura vittoria delle forze progressiste. Non ci si interroga poi sulla circostanza che nel 2004 le forze disponibli furono di gran lunga superiori e una buona parte hanno abbandonato il campo. Ci saranno pure delle ragioni? Ma su queste nessun interrogativo.
Soru, manco a dirlo, mette al primo posto la difesa dell’ambiente, ma anche qui senza tentare di capire perché il suo vincolismo parossistico non ha pagato. Certo l’intenzione manifestata da Ugo Cappellacci di mettere mano al Piano paesaggistico desta allarme e va combattuta con fermezza, se - com’è probabile - sarà orientata a liberalizzare il mattone. Certo è però che il PPR necessita di revisione, come già si è osservato da parte democratica fin dalla sua gestazione. Và corretto nella filosofia piramidale e gerarchica che svilisce il ruolo delle autononie locali. Ed ancora va emendato nel suo integralismo che non distingue fra le coste e l’agro. Così come và sviluppata una mobilitazione contro il recepimento del piano casa del Governo, non senza tener conto però che ci sono esigenze edilizie non necessariamente contrastanti con il corretto uso del territorio. E la democratizzazione delle istituzioni? E la revisione della legge Statutaria (una delle cause del tracollo di Soru)? Può un’associazione “democratica” non porre questi obiettivi nella sua agenda?
La costituzione della nuova associazione - che prelude nelle intenzioni di Soru all’apertura di “sedi di incontro in ogni provincia e paese” dell’Isola - solleva come si vede molti quesiti. Un’organizzazione politica diffusa sul territorio è un vero partito. Quale sarà, dunque, il rapporto della nuova associazione con il Pd? Sarà concorrente o tenterà di fagocitarlo? Forse l’uno e l’altro. Comunque sia, questa iniziativa, per lo spirito integralistico, arrabbiato e settario che la anima, per l’essere vista come lo strumento di una impossibile rivincita di un personaggio risentito e fuori dal mondo, sembra destinata a perpetuare e incancrenire le divisioni all’interno del centrosinistra, mentre oggi ciò che occorre è esattamente il contrario: un processo di ricomposizione delle forze progressiste sarde. Ma è necessario che questo bisogno di unità non rimanga nel mondo dei desideri. Occorre dargli gambe per evitare altri disastri, per tornare a vincere.
4 commenti
1 M.P.
28 Marzo 2009 - 08:36
Poichè penso che la sconfitta recente abbia ulteriormente incattivito l’ambizione del Nostro, sono certo che l’oggetto del desiderio “PD sardo” sia soltanto la prima tappa per quello nazionale, per affrontare successivamente lo scontro diretto con Berlusconi (questo il suo programma già avviato e solo momentaneamente sospeso). Sardegna Democratica dunque non può che preludere a ITALIA DEMOCRATICA; in questo modo infatti, con la “fava” Italia prenderebbe i seguenti due piccioni:
- eliminazione del termine “partito”, oltremodo obsoleto;
- assalto al termine “Italia”, attualmente prerogativa esclusiva di Berlusconi e in parte di Di Pietro.
Ci sarà anche un “Forza Europa”? Pardon… un “Europa Democratica”?
2 Francesco C.
28 Marzo 2009 - 09:42
Professore, lei è troppo apocalittico, e non mi pare che i suoi interventi vadano in direzione di quell’unità che predica per il bene del centro-sinistra. Certo, ammetto che ad oggi da parte di Soru non c’è stata alcuna autocritica sull’esito del voto, e ridurre la disfatta allo strapotere mediatico è un errore palmare di valutazione. Vedremo se Sardegna Democratica sarà un’estensione del suo ego o qualcosa di più.
3 Sergio Ravaioli
28 Marzo 2009 - 10:28
L’iniziativa di Soru oggi a Sanluri per la costituzione del VPD (Vero Partito Democratico) conferma che per un periodo non breve la sinistra sarà un campo minato dove la principale occupazione sarà far fuori il “fraterno compagno”.
Una grande occasione per il Sardismo!
… oppure per Beppe Grillo.
4 Quesada
28 Marzo 2009 - 15:45
Oppure per il PDL !
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