Il reddito di cittadinanza e l’accoglienza ai migranti: unico obiettivo per un grande fronte di sviluppo democratico del Paese

25 Gennaio 2019
2 Commenti


Andrea Pubusa

Basta leggere i giornali della destra per capire quale acrimonia hanno lor signori per il reddito di cittadinanza. Ecco alcune perle: “La porcheria è servita“, “reddito ai fannulloni“, “vergognosa misura assistenzialista“, “redditto ai nullafacenti” e che “abbiamo le norme anti-divano che non permettono a nessuno di abusare del reddito di cittadinanza“, “una pagliacciata“, “mancetta grillina“, “vergogna grillina“. A questo si sono uniti fin dall’inizio i campioni del centrosinistra sul filone del reddito pro “divano” o del reddito per chi vuole una “vita in vacanza“.
Queste ultime definizioni sono di Renzi e della Boschi, il padre e la madre costituente mancati. Che differenza coi padri costituenti veri! Ce lo ha ricordato ieri Lorenza Carlassare, autorevole costituzionalista, richiamando i resoconti delle sedute della terza Sottocommissione (10 e 11 settembre 1946). Sentite: “Ogni essere che (…) si trovi nell’impossibilità di lavorare ha diritto di ottenere dalla collettività mezzi adeguati di assistenza”, Giuseppe Togni, Dc; “Lo Stato ha il compito di assicurare a tutti i cittadini il minimo necessario all’esistenza, in particolare dovrà provvedere all’esistenza di chi è disoccupato senza sua colpa e incapace di lavorare per età o invalidità”, Lina Merlin, socialista; l’assistenza “va data anche a tutte le persone che non godono della previdenza”, Teresa Noce, comunista.
Sono tre voci di costituenti delle principali forze (DC, PCI e PSI) che ci hanno dato quel grande dono che è la nostra Costituzione. Da questa elevatezza di spirito, dal principio di solidarietà nacque , alla fine, l’articolo 38, che fornisce una copertura completa: nel primo comma a chi sia inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere, nel secondo al lavoratore involontariamente disoccupato, malato o infortunato o invalido. Eccolo il testo di questo stupendo articolo 38: “Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale. Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato. L’assistenza privata è libera“.
L’opposizione al reddito di cittadinanza nasce dunque da un istintivo odio di classe verso i disagiati che “lor signori” hanno sempre ritenuto immeritevoli di reddito perché fannulloni, al contrario dei ricchi che sono tali per i loro meriti. Un concetto classista di merito per giustificare le ingiustizie sociali e l’assurda distribuzione della ricchezza nel mondo attuale.  In Italia i poveri assoluti sono oltre 5 milioni, l’ignoranza aumenta, l’istruzione è trascurata, la sanità a rischio. Il Rapporto Oxfam attesta che in Italia il 5% più ricco detiene la stessa quota di ricchezza posseduta dal 90% più povero della popolazione. Queste cifre segnano drammaticamente la distanza fra Costituzione formale e costituzione materiale. E richiedono una mobilitazione per tentare di chiudere la forbice. Al M5S va il merito di aver aperto una strada, teorizzata, del resto da grandi economisti, da Keynes a Meade con l’idea del dividendo sociale.
Attorno al reddito di cittadinanza andrebbe creato un movimento popolare per la redistribuzione della ricchezza e per l’occupazione, trasformando così questa misura in un’occasione di formazione e di inserimento nel lavoro. La elezione di Landini a capo della CGIL lascia ben sperare. Uno come lui, sempre in campo per la difesa e l’attuazione della Carta, è l’uomo giusto per andare oltre questa polemica miserevole contro i poveri e contro le misure in loro favore.
Non può non rilevarsi poi la contraddizione fra chi, come Renzi e Boschi, attaccano il reddito e dicono di difendere i migranti, senza considerare che il reddito di cittadinanza è una misura di inserimento anche per i migranti che siano in Italia da 10 anni. Ed è del tutto evicente che la limitazione nasce, nella mente dei proponenti, non da volontà discriminatoria, ma da ragioni di copertura finanziaria. E’ coerente in questo Orlando, sindaco di Palermo, che difende i migranti contro le misure di Salvini, ma ammette che nel reddito di cittadinanza “la finalità è giusta” e “chi è in difficoltà va aiutato“. Questa posizione offre anche un’indicazione di ricomposizione di un grande fronte della solidarietà in cui reddito di cittadinanza, che è accoglienza e inserimento dei poveri italiani e accoglienza e inserimento dei migranti vanno di pari passo e non possono costituire pretesto per una lotta fra poveri.
La Costituzione coi suoi principi di uguaglianza e di solidarietà è ancora la via maestra per chi voglia creare un grande fronte di trasformazione democratica del Paese.

2 commenti

  • 1 Aladin
    25 Gennaio 2019 - 10:00

    Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=92469

  • 2 T. D.
    25 Gennaio 2019 - 10:07

    Caro Andrea, se si esclude la stolida posizione assunta dal PD, che prelude all’abdicazione dell’opposizione parlamentare dalla funzione emendativa e migliorativa del decreto-legge, in gran parte dell’opinione pubblica democratica e dei soggetti organizzati (compresa la CGIL anche della Camusso, prima che di Landini), questa ostilità verso il reddito di cittadinanza non c’è.
    Tuttavia credo che resti la contraddizione fondamentale di questa maggioranza ed è proprio sul problema, da me ricordato più volte, dell’equità politica ed etica dello scambio fra misure sociali e politiche xenofobe che caratterizza il patto di governo.
    Consentimi di trovare singolare la giustificazione “copertura finanziaria” della discriminazione verso le persone straniere residenti da meno di dieci anni. Peraltro non meno gravi discriminazioni sono i limiti previsti per le famiglie con persone disabili.
    Oggi il nodo politico comunque viene al pettine in forma eclatante.
    Abuso d’ufficio e sequestro di persona.
    Ecco le motivazioni con le quali i giudici del Tribunale dei ministri di Catania chiedono l’autorizzazione a procedere per Salvini.
    “Per avere, nella sua qualità di ministro dell’Interno, abusando dei suoi poteri, privato della libertà personale” i 177 migranti approdati a Catania.
    Peraltro, più ancora dopo l’approvazione della nuova legge anticorruzione, Salvini si trova in una condizione di imputato che per un normale cittadino sarebbe imprescrittibile.
    Vorró vedere se il M5S in Senato voterà per sottrarlo a un regolare processo.
    Hic Rhodus, hic salta: in difetto, di fronti e di alleanze meglio non parlarne nemmeno.

    Risposta

    Caro Tonino,
    cerco di volgere in movimento unitario le tendenze posititive presenti nella società e nel dibattito pubblico, pur rendendomi conto delle enormi difficoltà. Redistribuziobne e questione migranti sono due facce della stessa medaglia chiamata solidarietà e rispetto della persona. Sono valori primari inscritti in modo chiaro nella ns. Costituzione. Eppure c’è una scissione nella realtà fra queste due istanze, dovuta prevalentemente a ragioni politiche-partitiche-elettorali. A mio parere bisogna sanare la scissione fra accoglienza dei poveri e accoglienza dei migranti, unendole e creando intorno ad esse un grande movimento di massa. La finalità è proprio quella di isolare chi si oppone al reddito di cittadinanza e ad una solidale politica sull’accoglienza.
    Adesso vedo una tiepidezza di molti che sono per l’accoglienza dei migranti verso l’accoglienza dei poveri (reddito di cittadinanza) e un imbarazzo di chi è per l’accoglienza dei poveri verso l’accoglienza dei migranti. Bisogna chiudere questa forbice. Vedo con preoccupazione, quasi con angoscia, la frattura fra energie sociali positive che dovrebbero convergere. Spero che Landini dia una scossa e smuova le cose. Per parte nostra facciamo il poco che possiamo.
    Andrea

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