La Chiesa chiude al dialogo?

25 Marzo 2009
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Francesco Cocco

E’ trascorso mezzo secolo dall’inizio del profondo mutamento intervenuto nella Chiesa cattolica col Pontificato di Giovanni XXIII. Quella è stata una stagione ricca di fermenti anche per i non credenti che avevano visto spazzati via gli anatemi rivolti nei loro confronti dalla Curia Romana. Chi degli ultrasettantenni di oggi non ricorda, affissi all’ingresso delle chiese, gli avvisi di scomunica per i militanti dei partiti comunista e socialista? Era manifesta la dimensione di una cattolicità fattasi scudo ideologico dell’Occidente. Con Giovanni XXIII la Chiesa tornava al dialogo, all’apertura nei confronti di tutti gli uomini, credenti e non. E così cadevano le barriere che impedivano la cooperazione per affrontare i grandi problemi dell’umanità, ad iniziare da quelli della pace, del lavoro, della fame nel mondo.
Oggi avvertiamo che quel clima è messo in discussione, che la Chiesa cattolica tende a riaffermare certa dimensione costantiniana, cioè più attenta agli aspetti di dominio temporale che ad affermare valori di spiritualità e dialogo. E con lo spirito costantiniano tende ad affievolirsi la ricerca dell’unità tra i credenti, e tra questi con la restante umanità.
In qualche modo finisce per prevalere una tendenza a disciplinare tutti gli aspetti della vita, anche i più riservati e meno influenti moralmente nel comportamento con gli altri esseri umani. Si arriva a condannare azioni pur necessarie a non arrecare danno ad altri e ad impedire il diffondersi del flagello di certe malattie. Tale è certamente il giudizio negativo, espresso in questi giorni da Benedetto XVI, sull’uso del profilattico nei rapporti sessuali, anche quando vi è il pericolo di contagio dell’AIDS.
Sono aspetti che lasciano perplessi perché siamo in presenza di una serie concatenata di atti che interrompono una storia di mezzo secolo fatta di attenzione alle ragioni di reciproca comprensione tra gli uomini. Significativi in tal senso il discorso dell’attuale Pontefice che qualche anno fa, parlando in un’ università tedesca, ha messo in crisi i rapporti col mondo musulmano; poi il sostegno a condizioni di vita mantenuta artificialmente forzando la naturale condizione umana (caso Englaro); ed ora questo giudizio negativo su uno strumento di profilassi che certo non risolve il problema dell’AIDS ma ne attenua la diffusione.
Si ha l’impressione che al centro di certa azione dei massimi vertici vaticani non vi sia l’uomo nella concretezza dei suoi sani bisogni spirituali e materiali, ma piuttosto un astratto schema dottrinale da far trionfare a qualsiasi costo, perché farlo prevalere alla fine finisce per essere sostanziale affermazione di dominio.
Sentiamo che tutto ciò stride con una tradizione che era andata affermandosi a partire dal Pontificato di Papa Giovanni XXIII, aveva trovato pienezza dottrinale con Paolo VI , sino alle aperture universalistiche di Giovanni Paolo II. Proprio questo Pontefice, in una celebre intervista rilasciata a Jas Gawronski, era stato un campione nella rottura degli schemi che a lungo avevano attanagliato la Chiesa cattolica, Quando Gawronski gli chiese :”A Riga lei ha detto che c’è un nocciolo di verità nel marxismo o nell’idea socialista”, Papa Wojtila così rispondeva :” Ma questa non è una novità…nel comunismo c’era questa sollecitudine per il sociale, mentre il capitalismo è individualista. Non c’è più tale sollecitudine programmatica per il sociale come era con i comunisti”. Ed ancora ad un’altra domanda dell’intervistatore rispondeva:”bisogna risalire alla causa e secondo me la causa è nel capitalismo, la causa di tutti questi guai sociali ed umani è nel capitalismo” Quanta attualità in queste ultime parole di Papa Wojtila rapportandole al presente momento storico!
Ecco una posizione che non si faceva arroccamento dottrinario ma sapeva guardare alla storia oltre gli schemi. Ciò consentiva alla Chiesa di essere vicina all’ umanità nei momenti più travagliati. Quella stagione vogliamo richiamare nella speranza che il magistero di dialogo e comprensione portato avanti da tre grandi Pontefici non s’interrompa e possa ancora oggi produrre i suoi frutti per tutta l’umanità.

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