Andrea Pubusa
Primo vertice del fu centrosinistra a Cagliari, ormai ridotto ad un intergruppi in cerca di camuffo
Lo so cosa pensate. Pensate che guando parlo di Zedda cado nel pregiudizio, esattamente in quel pregiudizio che dico sempre vada eliminato dall’analisi politica, quello, ad esempio, che ho messo da parte fin dall’inizio nei riguardi dei pentastellati. Eppure, vi giuro, per Massimino non solo non nutro sentimenti ostili, ma anzi ho molta umana simpatia. Volete le prove? Chi è stato il primo, in tempi non sospetti, a lanciarlo apertamente per la candidatura alla presidenza della Regione? I sindaci, chiamati come truppe cammellate a dirlo? I vari Cani, Piras, Cugini e compagnia bella? No, compagni e amici, scusando l’autocitazione, sono stato io. La prova? Carta canta. L’ho scritto in questo blog prima di tutti, con adeguata motivazione elogiativa di Max. Scrivevo l’estate scorsa: “[…] Una lista, che metta da parte i vecchi arnesi e presenti facce nuove […] con Massimo Zedda capolista, può se non vincere, certo riprendersi il secondo posto, condannando alla marginalità proprio il M5S.
Quali elementi mi inducono a questa considerazione? Anzitutto il fatto che Zedda è un vincente. Non sto qui ad esprimere le mie opinioni politiche su Massimo né quelle, ancor più severe, sulla sua persona. Non è di questo che intendo parlare né questo è rilevante se non in cerchie ristrette, che però non fanno massa. Nei grandi numeri Massimo è una figura che dà affidamento, è sindaco della “capitale” isolana, ha fatto della cazzate sul piano amministrativo (Lirico), ma la magistratura lo ha trattato con morbidezza, quasi accarezzato, segno, anche questo, della credibilità che ha acquisito perfino negli ambienti giudiziari democratici (un po’ come Soru, anch’egli beneficiario di sentenze clementi, diversamente dalla Barracciu e da altri del centrodestra e del centrosinistra) [e ora di Mario Puddu -ndr]. Zedda, mentre il centrosinistra era già in rotta, ha vinto le ultime elezioni al primo turno, con un consenso ampio. E’ balzato agli onori della politica nazionale. Quindi una coalizione con Zedda capolista ha dalla sua tutta una serie di fattori non trascurabili ai fini di una vittoria, primo fra tutti il successo stesso del candidato nelle prove precedenti. Mentre sarebbe disastrosa una ripresentazione di Pigliaru, che avrebbe l’effetto opposto di indurre alla fuga e allo sbando il popolo del centrosinistra. A ben vedere sarebbe minoritaria anche una lista con a capo Maninchedda, persona di formidabile tenacia e di non comune capacità, ma ondivago e visto a sinistra come un democristiano con vene sardo-populiste”.
D’altra parte, è corretta l’osservazione di Zedda e altri sul M5S. Il vento alle regionali non soffierà per i grillini con la stessa forza travolgente del 4 marzo. Forse, alle regionali, non si leverà per niente. Nello stesso giorno nel Lazio le elezioni politiche e quelle regionali hanno dato per il M5S e il PD risultati profondamente diversi. […] C’è però un grave ostacolo ad un rilancio del centrosinistra sardo, ed è costituito dal PD. Zedda potrebbe prendere la guida delle operazioni solo a condizione di avere mano libera sulle liste, sull’impostazione politica e perfino su nome e sigla. Occorre un camuffo, un mascheramento anche a livello di immagine. Fuori la vecchia guardia, dentro molti volti nuovi, apparente forte discontinuità, linea disinvoltamente critica verso la Giunta Pigliaru con la ripresa di temi cari alla sinistra, fuoco ad alzo zero contro il governo gialloverde. Nuovo nome e simbolo. Ecco la difficoltà sta tutta qui, e non è di poco conto. I Soru, i Marroccu. i Lai & C., che l’altra sera stavano per fare a strumpas a Oristano, saranno disposti a farsi da parte nell’interesse superiore della coalizione? Esiste ancora un interesse superiore da quelle bande?
Vedremo. Tutto è in movimento. E tutto è possibile …anche l’impossibile: un ritorno in gioco di un centrosinistra travestito e imbelletato. Chi vivrà vedrà“.
Come vedete, amici e compagni, il centrosinistra ha seguito per filo e per segno il mio suggerimento, millimetricamente. Zedda capolista, nome e simbolo nuovi, satrapi del PD dietro le quinte, Pigliaru in archivio. Ora però vedo varie criticità sopravvenute. Il PD si è nascosto troppo, celare i disastri della Giunta Pigliaru nei territori è impossibile. Pensate solo agli scassi sulla sanità e sul governo locale, con l’incredibile vicenda delle province. Pensate alla vergognosa genuflessione a Renzi mentre aboliva il Senato (nel quale i sardi non sarebbe neppure potuti entrare per l’incompatibilità fra consiglieri regionali e parlamentari sancita dallo Statuto, anch’esso legge costituzionale) e sfasciava il sistema delle autonomie regionali, imprimendo all’ordinamento italiano una forte spinta centralizzatrice. Ora il bacio della pantofola del trombettiere (ora trombato) di Rignano non lo ha fatto però solo Pigliaru, si è inginocchiato anche Zedda, tant’è che Massimo non si è mai pronunciato per il NO alla deforma Renzi-Boschi. Non solo, ma tutto lo schieramento di sindaci a sostegno è costituito da quella miriade di primi cittadini, allineati a Renzi anche nella sua folle politica antipopolare, battuti nei loro comuni dalla ventata referendaria prima e da quella del 4 marzo poi.
Il primo vertice del centrosinistra a Cagliari in vista delle elezioni regionali, tenutosi sabato, si è così tradotto in un mesto incontro di sconfitti, su temi centrali dell’agenda regionale: lo scasso dei servizi essenziali, l’abbandono dei territori, la disoccupazione dilagante, i rapporti Regione/Stato. Inoltre la discontinuità con Pigliaru è così (necessariamente) accentuata da aver trasformato il centrosinistra in qualcos’altro, non più uno schieramento organico di governo, ma in un intergruppuscoli, ossia una mirade di gruppetti con percentuali da prefisso telefonico, alla caccia disperata di un seggio, noti all’elettorato del centrosinistra solo per i loro piccoli intrighi e le bardane interne per la mitica sedia. Una coalizione costretta a dire tutto il contrario di quanto ha fatto in questa legislatura.
Voi direte: “che esagerazione! che pregiudiziale opposizione!” Ecco i fatti: al tavolo con Zedda sabato c’erano tutti i rappresentanti dei partiti e dei movimenti della “nuova” coalizione, ancora presenti nella maggioranza a sostegno di Pigliaru : Maurizio Sirca (Sardegna in Comune), Anna Maria Busia (Centro democratico), Eugenio Lai e Renato Cugini (LeU), Thomas Castangia (Possibile), Raimondo Perra (Psi), Antonio Gaia (Upc), il senatore disarcionato Luciano Uras (Campo Progressita, defunto in ogni dove e tenuto in vita solo in Sardegna), mentre il Pd era rappresentato dal segretario Emanuele Cani. Questi sono i fatti. E’ eccessivo parlare di in intergruppi più che di una coalizione di partiti? E’ pura ostilità pregiudiziale dire che “Progressisti di Sardegna” è una lista formata da scarti elettorali? Cosa sono le sigle sopra menzionate? Per di più Zedda ammette che costoro si uniscono senza un programma, ancora da scrivere. Cosa li unisce dunque? L’amore per il popolo sardo? L’unica cosa certa è la rigida consegna di non parlare di Pigliaru, di dire di non sapere chi è, di sostenere che tutti loro, parte della maggioranza e del governo regionale nella legislatura che si va chiudendo, non fanno il resoconto dei cinque anni di governo, come si fa in democrazia, specie col sistema elettorale maggioritario. Sono pregiudizialmente critico se dico che questa è una violazione delle regole democratiche? Che è un palese imbroglio in danno degli elettori sardi?
Zedda ha concluso l’incontro dicendo “saranno i sardi a decidere“. Questo è certo, ma lo ha detto confidando di poterli riconquistare col semplice espediente del cambio di nome e simbolo. E’ lecito dubitare del buon esito di questa operazione più o meno camaleontica?
1 commento
1 Aladin
7 Gennaio 2019 - 09:16
Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=91882
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