Legge sicurezza - Ricorso alla Consulta: quali le mosse della Toscana?

6 Gennaio 2019
1 Commento


Red

Risultati immagini per toscana foto

 

 

La giunta regionale della Toscana ha deciso di ricorrere alla Corte Costituzionale contro la legge sicurezza-immigrazione. Da quanto riferito dalla stampa le vie allo studio sono due. La prima e più rapida è quella di sollevare davanti alla Consulta un conflitto tra Stato e Regione Toscana (articolo 117 della Costituzione) facendo valere una invasione di campo del governo e del Parlamento sulle materie di competenza regionale.
Si tratta di un accesso diretto al «giudice delle leggi» e per questo i tempi per una decisone della Corte potrebbero essere abbastanza rapidi (60 giorni), ammesso poi che la Consulta ritenga ammissibile la tesi della giunta toscana.
Che cosa sosterrà la Regione Toscana? In buona sostanza, dirà che lo Stato, pur rispettando le sue competenze sul tema esclusivo dell immigrazione, di fatto incide su materie come la salute e l’istruzione che rientrano nella potestà legislativa concorrente, cioè affidate ai principi enucleati dalla legge statale ma disciplinate nel dettaglio dalla Regione. Di fatto, sostiene la Toscana, l’impossibilità per i richiedenti asilo di iscriversi all’anagrafe, contenuta nel decreto Salvini, nega loro il diritto di accedere alle cure sanitarie e di iscrivere i figli a scuola. Queste, i profili di dettaglio della legge Salvini lesivi delle prerogative delle regioni.
Questo ricorso è a forte rischio di inammissibilità. Su questo tema - quello della «invasione» dell’ambito di competenza delle norme regionali - la Corte ha fin qui enucleato criteri molto restrettivi.
Diverso, invece, il discorso se un richiedente asilo impugni il diniego di iscrizione all’anagrafe e nel giudizio sollevi la questione di legittimità costituzionale chiedendo che la legge sia sottoposta al vaglio della Corte per i diritti costituzionali violati: diritto al domicilio, alle cure sanitarie e all’istruzione. Qui l’ammissibilità è sicura e l’alea si sposta, ovviamente, sul merito delle censure.
La Toscana è tentata di presentare un ricorso diretto perché vanta un precedente favorevole. La sanità, l’assistenza e l’istruzione sono materie concorrenti su cui le Regioni, per il titolo V della Costituzione, hanno potere di legiferare. Già nel 2010 la Corte Costituzione si era pronunciata contro il governo Berlusconi e aveva dato ragione alla Toscana su una legge analoga che riconosceva il diritto di ogni persona alla cura. Forte di quella sentenza, la Giunta a giorni potrebbe proporre al Consiglio regionale una legge più favorevole ai migranti di quella del Governo. Di qui il conflitto e il conseguente ricorso alla Consulta sulla normativa che viola i diritti fondamentali della persona umana.
Il presidente Rossi è disponibile anche a valutare insieme ai sindaci, secondo quanto previsto dalla legge La Loggia, la possibilità per i Comuni di richiedere, attraverso il Consiglio delle Autonomie Locali, alla Regione di farsi carico del ricorso alla Consulta a difesa delle competenze dei Comuni.
Già prima della conversione del decreto la Regione Toscana aveva denunciato insieme ad Anci gli effetti che questo può produrre sul territorio. 5000 persone solo in Toscana potrebbero passare all’irregolarità, creando problemi ai sindaci e producendo insicurezza e criticità di gestione sociale.
Queste i possibili ricorsi. Vedremo presto quale via seguirà la Toscana.

1 commento

Lascia un commento