Essere o non essere Natzione? Non c’è bisogno di battagliare, basta un clic. Parola di Paolo e Franciscu

12 Dicembre 2018
2 Commenti


Amsicora

Compagni ed amici, è proprio vero che la conoscenza dell’uomo e limitata. Quante cose prodigiose e inspiegabili accadono. A me proprio mentre scrivo, anche adesso. Non so se succeda anche a voi. Da qualche giorno, cari amici, quando mi metto al computer, sento un fluido, una forza misteriosa che dalla tastiera sale nelle mie dita e s’irradia nel sangue e si spande in tutto il corpo, dandomi energia e positività. Provate! Son sicuro che lo sentite anche voi, perché non può essere un fatto individuale, singolare e solo mio. Mi sono scervellato, ci ho pensato giorno e notte, passando ore intere a letto, nel divano e nella mia scrivania a chiedermi il perché. Senza scoprire l’arcano. Fatto sta che appena mi metto alla tastiera e digito quella forza misteriosa, ma piacevole e benefica, riprendeva a produrre il suo magico effetto.
Compagni ed amici, non nego d’essermi anche incavolato per la mia incapacità di capire. Nella disperazione ho deciso di incrociare i dati, ho cercato di individuare il giorno in cui l’effetto ha iniziato a manifestarsi, l’ho collegato a tutti gli eventi degni di nota degli ultimi giorni, e così credo d’essere venuto a capo del rompicapo. Ecco i risultati della mia scoperta. Corriggettemi se sbaglio. Il fenomeno ha iniziato a prodursi il 6 dicembre ed è andato crescendo, ha subito un’impennata l’8, quando ha appreso dalla stampa di una storica dichiarazione di Paci, cui si è aggiunta una disponibilità di Massimino, e una espressione di voto nientemeno che di Pittalis. Incrociando i dati, ho finalmente compreso l’arcano! Tutto ruotava e ruota intorno alla votazione online per la “Natzione sarda“. Ecco il punto: “un clic per la Natzione sarda” ha iniziato a invadere il web, attraversa i paesi, oltrepassa i monti, solca i mari e gli oceani, con le onde invisibili dell’etere s’irradia dappertutto, ma si concentra su chi ha l’avventura d’essere sardo e di mettersi alla tastiera. Un richiamo? Uno stimolo al voto online? Chissa!, fatto sta che la forza è irresistibile per i sardi di lingua madre, quelli che - come me - sanno dire disinvoltamente “cixiri“, ossia sanno rispondere alla mitica domanda che i popolani di Stampace, Marina e Villanova rivolgevano a chi aveva l’aria d’essere piemontese, per stabilire se scommiatarlo o no, nelle gloriose giornate della fine di aprile e dei primi di manggio del 1794.
Questo è il punto, il clic di questi giorni supera e travolge tutto ciò che è accaduto a partire dai Giudicati e, poi, dagli anni della Sarda Rivoluzione in qui tempi tumultuosi di fine ‘700 e inizio ‘800. Mette ai margini visioni storiche. Un clic e al macero tutte le riflessioni, le ricerche storiche, perfino la ben nota polemica Laconi-Lussu del 1952. Ricordate? Un contrasto non su quisquiglie ma su fatti che riguardano proprio la Natzione sarda. Compagni ed amici, Paolo si erge e si staglia fra quei due giganti e li azzera con un clic. Che ne frega a lui della critica di Laconi all’introduzione che la  Rivista il Ponte nel 1951 riserva alla storia sarda? Paolo salta non solo la civiltà dei Giudicati ma anche alcuni altri “dei momenti più interessanti e più vivi della storia sarda””, scansa la preistoria, e, oplà, dalla storia antica,  conduce amichevolmente l’elettore “ad un tratto bruscamente nella cronaca contemporanea”, lo porta neppure nel 1947, ma, ex abrupto, d’un balzo nell’oggi. Sono del tutto ignorate la sarda Rivoluzione, l’Angioi, il primo sorgere di una cultura “sardista”, l’intervento del capitale industriale e la nascita del movimento socialista.
Paolo e Franciscu contestano d’un colpo e implicitamente, ma definitivamente e senz’appello la tesi della disunione dei sardi e quindi dell’immobilità storica della Sardegna, su cui ripiega amaramente anche il sardismo appassionato di Emilio Lussu”. Basta un clic, un semplice clic. Un clic consente a Paolo di non dar conto di come “l’ideologia nazionale e la nazione sorgono da un processo storico…”. E saltano Paolo e Franciscu le parole di Lussu e la risposta a Laconi in quel freddo febbraio del 1952. “Da oltre un secolo noi sardi – scrive Lussu, allora deputato socialista, già fondatore del Psd’Az – indaghiamo con tanta passione il nostro passato, sino alla preistoria, e v’è amorevole la speranza di trovarvi un compenso allo squallore e al silenzio dei secoli più vicini, compresi i moderni”. Ma perché queste defatiganti indagini storiche? Suvvia basta un clic! “Non credo che i documenti recenti ritrovati negli Archivi di Barcellona e di Madrid ci rivelino sorprese. I Giudicati e gli Stamenti (che peraltro non sono nemmeno usciti dalle nostre viscere) cioè oltre dieci secoli di storia più vicina sono là a dimostrarci la povertà fissa del nostro passato”. Povertà? Ma dai Emilio, quale povertà storica! La storia la riempiamo d’un colpo, anzi d’un clic! Quel pensoso di Lussu rievoca anche l’esperienza di Angioy e ammette che il movimento antifeudale “che si riallaccia alla Rivoluzione francese … sembra rompa l’incantesimo ma cade nel vuoto”. Minchia!, quanto pessimista il buon Emilio, sembra che la Natzione sarda propria non la voglia. Ma dai, positività, immaginazione, ottimismo, Emilio, in fondo basta un clic, un comodo clic! E non ci sta a scassare con tutti questi contorti quesiti! Perché “tanta decadenza e immobilità?”. “Natzione mancata”. Ancora così cupo, capitano? Che tristezza, la risposta: “Io l’attribuisco a fattori molteplici che hanno reso possibile la permanente, schiacciante sopraffazione della classe colonizzatrice. Altri popoli, e non solo la Sardegna, hanno conosciuto questa nostra stessa immobilità. Per cui niente lotta politica – niente lotta di classe – fino alla nostra prima organizzazione degli operai e dei contadini: data che segna l’inizio della nostra vera storia, della ripresa della nostra iniziativa, della nostra rinascita”. E non dirmi, caro Lussu, che per te “la prima luce della Sardegna arriva dal movimento socialista”. Può arrivare più semplicemente dalla tastiera.
Compagni ed amici, ammettiamolo, che noia queste discussioni appassionate! Che palle questo discettare pensoso sulla Natzione sarda. Bando alle chiacchiere, un colpo di spugna e si passa all’azione: niente complicazioni basta un clic. Tutte le discussioni storiografiche acquietate, tutte le polemiche cancellate, tutto superato…con un semplice, comodo e maccanico clic!
Quanto saranno felici nelle loro tombe romane Emilio e Renzo, finalmente Paolo e Franciscu hanno risolto il problema che li ha tormentati nelle loro riflessioni e nella loro azione. Ora, li fanno riposare in pace…con un semplice clic. Essere e non essere Sarda Natzione? Questo è il problema, To be, or not to be, that is the question: per essere Natzione non c’è bisogno di combattere, basta un comodo clic. Parola di Paolo e Franciscu.

2 commenti

  • 1 Aladin
    12 Dicembre 2018 - 08:12

    Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=90997

  • 2 aldo lobina
    12 Dicembre 2018 - 08:55

    Amsicora, non meravigliarti se l’appello, quell’enciclica sulla natzione sarda “attraversa i paesi, oltrepassa i monti, solca i mari e gli oceani, con le onde invisibili dell’etere s’irradia dappertutto, ma si concentra su chi ha l’avvenura d’essere sardo e di mettersi alla tastiera”. I potenti mezzi della tecnica permettono a qualunque webete sardo, in qualunque angolo della terra, di rispondere alla mozione degli affetti. Come non rispondere all’enciclica “(f)urbi et orbi”? Se avessimo rispetto per la natzione sarda - come per tutte le altre nazioni - non ne affermeremmo l’indubbia esistenza a colpi di click in un tempo tra l’altro sospetto per il fumus elettorale. Troppo comodo!

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