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Il Presidente della Regione Cappellacci ha presentato ieri la Giunta regionale davanti al Consiglio riunito nell’aula di via Roma dopo l’insediamento. Un dodicesimo assessore, rispetto agli undici già nominati, è Andreina Farris, dirigente della Prefettura di Cagliari, che assumerà l’incarico di assessore dell’Industria, in un primo tempo dato ad interim a Giorgio La Spisa.
Subito dopo, il Presidente ha illustrato il programma di governo. Centrato su cosa? Sulle frasi banali e scontate. Indovinate l’incipit? ”Mi sento il presidente di tutti i sardi, anche di chi non mi ha votato”. E poi? ”Avremo il massimo rispetto per le minoranze e per chi riveste il ruolo di opposizione”. Beh, questa è una notizia buona e dirompente, visto che il precedente inquilino di viale Trento maltrattava anche la sua maggioranza! Indi di nuovo sul banale: “Siamo decisi a rispettare gli impegni assunti in modo chiaro e trasparente. Cessi la pratica delle sterili contrapposizioni, per migliorare il confronto democratico e rispondere all’esigenza d’incidere nella società e migliorare le condizioni di vita”.
Sono “tre i momenti attuativi” illustrati all’Aula, presieduta da Claudia Lombardo, eletta ieri: quello identitario, quello dello sviluppo e quello della scrittura di nuovo regole. E ci risiamo con il profilo identitario, buono per tutte le occasioni! “Ascolto e partecipazione - ha detto il Presidente - caratterizzeranno l’azione di governo e le scelte strategiche, ma poi spetterà a chi ha responsabilità di governo arrivare alle sintesi e assumere le conseguenti decisioni”. Ora sappiamo chi deciderà (le cose grandi ad Arcore, la minutaglia a Villa Devoto) e anche chi ascolterà. Purtroppo sentirà poco la voce dell’opposizione, ridotta alla Lista Soru allargata, anche se Chicco Porcu, quasi certamente capo dell’opposizione, promette sfracelli. Possiamo fidarci? O sarà il caso di far salire la voce dell’opposizione sociale? Anche se ci vorrà un po’ di tempo per riaversi dallo choc subito a metà febbraio.
La Regione - soggiunge Cappellacci - elaborerà “un piano generale di sviluppo per rilanciare l’economia della Sardegna e rompere la dipendenza che la limita”. Nuove regole e riforme istituzionali, inoltre, accompagneranno il processo di sviluppo. Buoni propositi e per di più generici. Ma perché dovrebbe modificare le riforme istituzionali di Soru che gli consegnano un potere pervasivo e illimitato? Cappellacci è di destra. La legge Statutaria pure. Ergo, gli va benissimo. L’avrebbe potuta riformare un presidente di sinistra o di centrosinistra. Ma quando mai avrebbe potuto vincere un candidato del genere, se non era neppure candidato? Su questo punto del programma si sente puzza di bruciato.
Sul merito dello sviluppo economico e sociale, il Presidente Cappellacci ha prospettato l’esigenza di un programma immediato per le emergenze e poi di un piano di lungo periodo. Il che equivale a dire nel programma che ci vuole …un programma! Una perla! Ma Cappellacci per dimostrare che fà sul serio c’invita a considerare la ” svolta storica” - questa sì destinata alla posterità! - costituita dal riconoscimento, da parte del Governo, del principio del superamento delle diseconomie dovute all’insularità. “Sta a noi - ha detto il Presidente - riempire di contenuti questo principio e collaborare con il Governo per eliminare i differenziali”.
E alla fine cosa poteva dire mister Banalità? Cappellacci ha chiesto al Consiglio il superamento delle “sterili contrapposizioni di schieramento”. “Sono certo che l’Aula - ha aggiunto - saprà capire la delicatezza del momento. Che Dio - ha concluso - ci aiuti a fare sempre meglio”. Insomma, conclusione da statista. Evoca Roosevelt prima dell’entrata in guerra.
Che il Signore lo aiuti non è certo. Anzi, viste le cose che ha detto, c’è da dubitarne seriamente. Certo è invece che, considerata l’entità e la qualità della minoranza, contrapposizioni non ce ne saranno, e se ci saranno sicuramente saranno sterili. Mentre non lo sarà la maggioranza, che - c’è da scommetterci - riprenderà il cammino luminoso tracciato da Mauro Pili e interrotto, a seguito di un vero moto popolare, con l’elezione trionfale di Soru 2004. Prima ch’egli mostrasse il suo vero volto e buttasse tutto al vento per il suo smodato solipisismo. Ed ora, cosa sarà della Sardegna? Occorre rimboccarci le maniche e costruire una seria opposizione di governo.
Mister Banalità enuncia il programma
21 Marzo 2009
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