Tonino Dessì riflette con Andrea Pubusa sulla reazione giuridica al Decreto Salvini
In vista dell’incontro-dibattito indetto dal Costat per il 10 dicembre con Mauro Mura, Luisa Sassu e Andrea Pubusa, proseguiamo il dibattito sul c.d. Decreto Sicurezza con questo riflessione sugli strumenti per fiondarlo davanti alla Corte costituzionale.
- Caro Tonino, come era prevedibile, nonostante i numerosi appelli la legge Salvini è stata promulgata…
- Purtroppo è rimasta inascoltata la richiesta rivolta al Capo dello Stato affinchè interponesse energicamente la propria funzione di controllo costituzionale nei riguardi della legge razziale e repressiva approvata dal Parlamento italiano…
- Il Presidente Mattarella poteva incidere efficacemente in fase di emanazione del decreto-legge, ma non lo ha fatto…
- Sì quello era il momento: la firma sull’atto di emanzione del decreto legge. All’atto della sua firma si è limitato a inviare una lettera al Governo per ricordare il dovere, anche nell’applicazione del decreto-legge, di osservare gli obblighi derivanti dal diritto internazionale e dalla Costituzione in materia di asilo.
- Troppo poco…
- Dopo la conversione in legge, per di più, al Senato, col soccorso di una parte delle opposizioni e alla Camera a seguito del voto di fiducia, difficilmente avrebbe potuto fare altro.
- Beh, il Presidente della Repubblica è titolare dell’indirizzo politico costituzionale, non di maggioranza, non può interferire nel gioco politico…
- Un rinvio della legge al Parlamento sarebbe stato interpretato come l’apertura di una crisi istituzionale a sfondo prettamente politico e non è nelle funzioni della Presidenza nè è nelle corde di questo Presidente operare in tale direzione.
- Un rinvio della legge di conversione sarebbe parso tardivo, dopo l’emanazione del Decreto legge…
- D’altra parte, poiché l’articolo 74 della Costituzione prevede che il rinvio alle Camere sia debitamente motivato, non sarebbe parso giustificato addurre per il rinvio di questo provvedimento motivazioni non sollevate formalmente nella fase precedente dell’iter legislativo.
- Tonino, però non ci si può arrendere a queste timidezze. Vediamo quali vie legali possiamo praticare ora per annullare questa legge..
- A questo punto si può ritenere senz’altro pertinente l’annuncio del Comune di Senigallia di non voler applicare la circolare con l’ordine di sgombero delle strutture di accoglienza emanata a tambur battente…
- Uno zelo degno di miglior causa della Prefettura territoriale…
- Certo, ma sappiamo che l’impulso è pervenuto a tutti gli Uffici territoriali del Governo direttamente da Roma…
- Mi pare d’intuire che Senigallia voglia portare la legge alla Corte costituzionale…
- Sì quella pare la direzione. Il Comune sostanzialmente preannuncia il ricorso al Giudice competente (TAR, essendo la circolare un atto amministrativo, oppure Giudice civile ordinario per la sua giurisdizione generale sui diritti: questo è un punto che dirimeranno gli esperti)
- Prudenzialmente, per non sbagliare, li presenterei contemporaneamente ai due giudici, al Tar per impugnare il provvedimento prefettizio e chiederne la sospensione immediata, al Tribunale per chiedere la disapplicazione di un atto gravemente lesivo di diritti fondamentali…
- Sì certo…
-…Come sai l’istanza cautelare al Tar viene decisa nell’arco di un mesetto ed ha buone probabilità di accoglimento perché il danno grave e irreparabile contro i migranti nell’eliminazione degli Sprar è evidente; c’è poi anche un interesse dei Comuni a non mandare all’aria strutture di accoglienza già funzionanti, con conseguenze devastanti per il personale etc. Insomma, viene in evidenza anche un danno per le amministrazioni locali. Bastano questi convergenti pregiudizi insieme al dubbio di legittimità costituzionale a consentire l’accoglimento della istanza di sospensione almeno della parti più inique del provvedimento…
- Sì questo per gli effetti immediati, strategicamente però il punto importante è un altro: l’instaurazione di un tale giudizio consentirebbe la proposizione in quella sede dell’eccezione di incostituzionalità della legge, che qualora accolta (perché non manifestamente infondata) porterebbe rapidamente la questione di fronte alla Corte Costituzionale.
- Sì questo è il passaggio cui puntare subito…
- Se davvero, come si legge da più parti, i Sindaci di area democratica e le loro rappresentanze e associazioni vogliono interpretare la reazione che emerge nel Paese contro questa legge infame, il loro ruolo in questo preciso momento è decisivo.
- Son d’accordo, non bisogna aspettare. Mi pare lunga anche la via referendaria ventilata da qualcuno, e anche pericolosa, perché bisogna raggiungere il quorum di validità, com’è noto difficilmente alla portata in questi tempi di forte astensionismo…
- I sindaci possono e devono farlo, ora, subito, senza farci confidare in appelli ormai fuori tempo massimo ad altre istituzioni nè attendere lunghe e complicate iniziative referendarie.
- Una selva di ricorsi dei Comuni sarebbe un bel segnale…
- Hic Rhodus, hic salta, anche in Sardegna, se alle parole spese in queste giornate preelettorali si vuol dare seguito coerente con i fatti.
1 commento
1 Aladin
4 Dicembre 2018 - 09:56
Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=90693
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