Giornalisti in piazza anche a Cagliari, dopo gli attacchi di alcuni big del Movimento 5 Stelle e in particolare quelli di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, che, dopo lo’assoluzione della Raggi hanno definito i cronisti “sciacalli” e “puttane”.
Come in molte altre città italiane, i rappresentanti della stampa hanno organizzato un flash-mob, rivendicando la libertà di espressione, critica e manifestazione del pensiero prevista dalla Costituzione e non solo.
Questa la notizia. Ma vi pare che in Italia sia in pericolo la libertà di stampa? Non è risibile dire che il governo vuole imbavagliare la critica? Non si può accendere la radio o guardare le TV, comprese quelle statali, che non si sentono altro che critiche alla manovra, alla modifica della prescrizione, al reddito di cittadinanza e ad ogni altra iniziativa del governo, spesso senza contraddittorio. Insomma, di tutto può parlarsi in Italia fuorché di bavaglio. Certo, è bene che i governanti moderino il linguaggio, per gli umori ch’esso può eccitare e sedimentare, ma la critica non può essere neanche unidirezionale. Esiste anche l’autocritica. ma di questa neanche l’ombra. Che la Raggi sia stata trattata in modo indegno, per un fatto comunque di scarso rilievo, è fuori discussione. Non si è fatto, per esempio, altrettanto a Cagliari per Zedda o Soru, trattati sempre con rispetto e, talora, con deferenza. Dunque, chi ha trattato la Raggi perfino da sgualdrina, se i giornalisti vogliono essere credibili, dovrebbe essere stigmatizzato dagli stessi colleghi.
Che dire poi delle altre grandi vicende del Paese in cui la stampa è stata poco decorosa. Ricordate i tempi della campagna referendaria contro lo scasso Renzi? Salva qualche testata tutti in coro contro. L’Unione sarda, che oggi è in prima fila a difendere la sacrosanta libertà di stampa, al tempo non degnò di un rigo la grande assemblea a Cagliari col presidente dell’ANPI, prof. Carlo Smuraglia, e dedicò paginoni a clandestine riunioni interne del PD. O, ancora, trascurò conferenze con eminenti costituzionalisti del NO, da Pace a Villone, a Sorrentino, per dare rilievo a oscuri e ignoranti sottoasegretari di stato renziani. E quando B. silurò Biagi, Santoro e Luttazzi? Muti come pesci, salve le solite rare eccezioni. Eppure quelle erano purghe vere, non parole in libertà.
Insomma, è troppo ritenere un’offesa alla giusta battaglia per salvaguardare le fondamentali libertà, piegare la protesta a fin troppo visibili attacchi poltici di parte. Certo, a Cagliari la manifestazione è stata impreziosita dalla presenza di Zedda e Paci e in altre citta’ da autorevoli esponenti della vecchia oligarchia politica. Ma questo non conferma l’impressione che la libertà di stampa in questa mobilitazione c’entri poco?
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