La Sardegna non è una Vandea belusconiana

21 Marzo 2009
4 Commenti


Sergio Ravaioli

La stampa amica dell’ex governatore Soru ed i suoi addolorati supporter, falsando la realtà rappresentano la Sardegna come una Vandea Berlusconiana, popolata da aspiranti cementificatori. In verità il PDL ha preso in Sardegna 250.000 voti su un milione e mezzo di elettori: solo un Sardo su sei ha votato per il partito di Berlusconi (e di Fini). Lo strapotere in Consiglio regionale del PDL non è quindi figlio di un improvviso amore dei Sardi per il padrone di Mediaset, ma conseguenza di una maggior capacità della parte avversa nel costruire alleanze, di una legge elettorale sbagliata e di una crescente disaffezione dei Sardi nei confronti di tutti i partiti. Disaffezione che li porta in grandissimo numero a non andare a votare oppure ad annullare la scheda elettorale: comportamento seguito in Sardegna da ben 657.513 elettori (il 44,63% del corpo elettorale).
Il PDL ha quindi poco da dormire sugli allori e poco da coltivare la bulimia del potere che ne ha caratterizzato le prime mosse. Un osservatore venuto dalla luna si sarebbe aspettato che, avendo i piccoli partiti della coalizione vincente contribuito al successo per quasi la metà dei voti validi (26% contro il 30% del PDL) ed essendo il Governatore di appartenenza PDL, il presidente del Consiglio sarebbe stato espressione dell’altra metà della coalizione. Così non è stato e la cosa non lascia ben sperare per il prosieguo della legislatura, perché le forze minori della coalizione non saranno disponibili a svolgere sempre il ruolo dei “donatori di sangue” (e neppure coatte a ripetere sempre le medesime alleanze).
In Sardegna capita ogni tanto che nubi minacciose nel primo mattino si dissolvano nel corso della giornata. Speriamo che così accada anche in politica perché cinque anni sono lunghi e la Sardegna non può permettersi di dissiparli assistendo a scelte solitarie, imposte con la forza dei numeri, che l’esperienza recente ha dimostrato essere inevitabilmente inconcludenti, sprecone di soldi pubblici e generatrici di povertà.
La Sardegna ha urgente bisogno di imparare a FARE SISTEMA, ed il motore di questo sistema non possono che essere le Istituzioni, chiunque le governi. Fantasie o deliri solitari non sono più consentiti dalla gravità dei problemi economici che affliggono noi ed il resto del mondo. I problemi si potranno superare solo riuscendo a mobilitare tutte le energie che la Sardegna mette a disposizione.
NELLA RINASCITA C’E’ POSTO ANCHE PER TE: questo lo slogan appreso in gioventù, in una stagione che ha rappresentato forse il più alto tentativo di mobilitare il popolo Sardo in un progetto di sviluppo troppo presto abbandonato perché se ne erano sottovalutate le difficoltà.
La sfida che l’attuale maggioranza politica dovrà affrontare (in Sardegna come nel resto d’Italia) è esattamente questa: saper diventare Istituzione e saper includere, mobilitare, indirizzare verso una nuova, moderna ed efficace stagione di Rinascita.
Contrariamente alle apparenze e false partenze, credo che le condizioni politiche minime per un’evoluzione positiva ci siano. La prima tra queste è la diffusa percezione di non poter ripetere l’esperienza dirigista, ed anche autoritaria, del passato quinquennio. La seconda è la presenza di una maggioranza più articolata e “plurale” di quanto si voglia far credere, anche se ingabbiata da una legge elettorale (e legge statutaria) capestro. La terza è un’opposizione che, superato il trauma della sconfitta, dovrà – pena l’estinzione - dare dimostrazione di sapersi impegnare, nelle condizioni date, a costruire soluzioni oltre che nel denunciare problemi.
Buon lavoro, signora maggioranza. Buon lavoro signora opposizione.
Auguri, cara Sardegna!
 

4 commenti

  • 1 Raffaele Pilloni
    21 Marzo 2009 - 13:58

    Mi scusi sign. Ravaioli, ma non mi pare molto “verosimile” il suo modo di leggere le cifre, o meglio: mi pare una lettura dei numeri “piegata” alla tesi che si vuole dimostrare. Dovrebbero essere i numeri invece a costituire l’incipit per una tesi, la giustificazione della stessa, non il contrario.
    Prima di tutto, è certamente vero che il Pdl ha ottenuto 246.369 voti, il 30,20%, però a questa cifra, se vogliamo parlare dell’effetto berlusconi, vanno aggiunti i 44.735 voti che ha ricevuto direttamente Cappellacci: in totale 291.104 voti. Ovvero il “popolo berlusconiano d.o.c.”, se così vogliamo approssimarlo per essere chiari (escludendo chiaramente i “berlusconiani” che hanno votato per Cappellacci ma hanno espresso una preferenza per un candidato di un’altra lista della coalizione).
    291.104 voti: quasi come l’intero pacchetto di voti delle liste del centrosinistra ! Non sarà una vandea berlusconiana, ma una provincia sicuramente.
    Sul dato dell’astensione si possono dire tante cose: sarà la disaffezione verso i partiti? sarà la sfiducia verso la politica più in generale? Chi può dirlo di preciso? In realtà noi possiamo ragionare più compiutamente solo su chi si è espresso, ed i dati mi sembrano piuttosto chiari. Berlusconi si è dimostrato ancora una volta decisivo, il fattore determinante per la vittoria di Cappellacci: in poche settimane è venuto in Sardegna, ha deciso unilateralmente il candidato alla presidenza (un semi-sconosciuto della politica nostrana), ha raccontato qualche barzelletta sui nuraghi e su Soru, ed ha schiacciato la concorrenza. Non mi pare sia una lettura dei supporter di Soru, ma è la triste realtà. Del suo intervento condivido solo il fatto che la coalizione di centrosinistra si è dimostrata imbelle dinanzi a tutto ciò, contribuendo allo sfascio.
    Riguardo il futuro, non nutro molte speranze: nel discorso di Cappellacci, ma nella sua campagna elettorale, vedo una politica di frasi vuote, scontate, la politica del “sole, cuore, amore”, parole buone per incantare lo spettatore. La forma che prevale sui contenuti, di cui ci sarebbe davvero bisogno.

  • 2 Sergio Ravaioli
    22 Marzo 2009 - 21:28

    Se consideriamo i voti al candidato presidente i Sardi ne escono ancor meno Berlusconiani che considerando il solo voto alle liste di partito. Infatti se Cappellacci ha preso 44.735 voti più della sua coalizione, Soru ne ha presi 96.860 (e cioè più del doppio).
    Personalmente non so darmi una spiegazione convincente dello scarto tra voto ai partiti e voto ai candidati presidenti, se non quella di una generica tendenza alla personalizzazione della politica. Così non so spiegarmi tante recriminazioni sul voto disgiunto dei “traditori” elettori del PD che avrebbero votato il partito e Sale (o Sollai o Balia) come presidente, dal momento che Soru ha preso quasi 100.000 voti in più dei partiti (precisamente il 30% in più). Casomai l’accusa potrebbe essere ribaltata: molti degli estimatori di Soru non si sono sentiti di votare nessuno dei partiti che lo proponevano.
    Sono d’accordo sul fatto che su chi non ha votato non si può esprimere un giudizio, ma certamente non possono essere etichettati Berlusconiani, e quindi non inficia il mio ragionamento che vuole solo sottolineare come ci siano ampi spazi di “lavoro politico” per chi vorrà impegnarsi per riportare al voto una così vasta porzione del “popolo Sardo”.
    Sulla mitizzazione dell’invincibile Berlusconi che sarebbe stato decisivo nel mettere KO Soru sono fortemente critico. Berlusconi è invincibile rispetto ad avversari deboli: Prodi lo ha messo KO per due volte su due. Dopo il 2001 e sino al 2006 Berlusconi ha perso tutte le elezioni, locali, regionali e nazionali.
    La verità che il centrosinistra in Sardegna non vuole ammettere è che Soru ha governato male e non ha prodotto risultati.
    Lo vado affermando (e scrivendo) dall’ormai lontano 2007, parallelamente alla convinzione che il centrosinistra avrebbe perso le regionali del 2009. I segnali erano chiarissimi e solo una fede degna di miglior causa poteva far credere il contrario. Le elezioni non si vincono o si perdono nella campagna elettorale, ma negli anni di governo che le precedono. E del fatto che la Sardegna è mal governata ne è testimonianza il fatto che da quindici anni in qua , in Sardegna come nel resto d’ Italia, chi governa regolarmente perde le elezioni.
    Solo l’ottusità e l’incapacità di autocritica del centrosinistra (che insiste nell’attribuire la sconfitta a difetti di “comunicazione” o alla bacchetta magica di Berlusconi) potrà interrompere la serie di continue alternanze, garantendo alla destra - anche in assenza di risultati validi - una lunga e tranquilla navigazione, appena infastidita da un sommesso brontolio.

  • 3 Raffaele Pilloni
    23 Marzo 2009 - 16:11

    Premesso che non adoro le generalizzazioni (berlusconiani, soriani) che di contro hanno sicuramente il pregio della sintesi, è verissimo che Soru ha ottenuto molti più voti della sua coalizione, ma questo è un discorso differente, più vicino alle logiche macchinose del centrosinistra e non inficia il fatto che i voti del solo Pdl e quelli diretti al solo presidente equivalgono quasi a quelli dell’intera coalizione di centrosinistra: a me pare un dato abbastanza chiaro ed incontrovertibile. Questo, naturalmente non significa che la Sardegna sarà per sempre “berlusconiana”, magari lo sarà pro tempore, ma negare che l’appeal del presidente del consiglio non sia efficace anche in Sardegna, mi sembra davvero poco onesto intellettualmente. Come poco onesto intellettualmente sarebbe negare il fatto che l’entrata in scena di Berlusconi abbia inciso su un terreno molto fertile, quello del malcontento latente per i cinque anni del governo del centrosinistra; non vanno taciuti nanche gli errori commessi dal centrosinistra stesso, che formalmente si è chiuso a riccio su Soru per poi sbarazzarsene in cabina elettorale.
    Riguardo il dato della bassa affluenza, non ho mai etichettato chi non è andato a votare come berlusconiano, anzi mi sembra una affermazione davvero insensata. Condivido pittosto l’auspicio di “riportare al voto una così vasta porzione del “popolo Sardo”.
    Non credo che Berlusconi sia “invincibile”, di certo si può dire che è immune dal punto di vista processuale. Non credo che i ciqnue anni del governo di centrosinistra siano da buttare nel cestino, perchè sigificherebbe rinunciare, ad esempio, ad una politica di bilancio razionale che ha portato al pareggio dei conti regionali, ad un impegno (discutibile su certi profili, sicuramente) ma comunque per la tutela ambientale, ad un investimento notevole sull’alta formazione per i giovani.

  • 4 Quesada
    23 Marzo 2009 - 19:14

    I numeri possono essere letti in tanti modi.
    Io leggo che i voti del PDL non raggiungono la metà del non voto (astenuti + bianche + nulle).

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