Gianna Lai
Lavorare meno, lavorare meglio, lavorare tutti. Atti Convegno, Cagliari 4-5 ottobre 2017. A cura di Fernando Codonesu, Aracne Edizioni.
Dalla Costituzione si parte, dal valore della persona, ’secondo la solenne enunciazione dell’art.1, che pone il lavoro a base della Repubblica’, nell’introduzione di Andrea Pubusa alla raccolta sugli Atti del Convegno Lavorare meno, lavorare meglio, lavorare tutti, tenutosi a Cagliari il 4-5 ottobre 2017. In libreria da alcuni mesi, per la Collana Filosofia della Scienza di Aracne, a cura di Fernando Codonesu.
Lavoro e impresa nella nostra Carta, un continuo approfondimento che riconduce, secondo Antonio Dessì, il rapporto tra proprietà e lavoratori ‘entro le finalità generali delineate dai principi fondamentali’. Le politiche del lavoro in quello di Franco Ventroni e le prospettive del cambiamento nell’introduzione di Fernando Codonesu: di fronte ad uno sviluppo delle nuove tecnologie così rapido, quale redistribuzione della ricchezza se l’era del liberismo è segnata ancora di più dall’approfondirsi delle diseguaglianze, dalle privatizzazioni selvagge, che si spingono fino all’accaparramento dei beni comuni? La politica chiamata in causa a svolgere ancora funzione regolatrice, perché l’uso della robotica e intelligenza artificiale sia finalizzato alla dignità del lavoro, al benessere della persona e della società.
Per giungere al nucleo centrale del discorso, cosa succede in Sardegna? quale sviluppo per l’Isola, mentre perdurano gravi i processi di deindustrializzazione e di emigrazione giovanile? Analisi precise ed articolate, che aprono il Convegno alla testimonianza di tanti piccoli e medi imprenditori e Start Up, al loro impegno per riconquistare un ruolo attivo e determinare finalmente il cambiamento. E ai loro interventi è anche dedicata la parte centrale del libro. Così, già semplicemente sfogliandolo, vedi come sono diversi e vari i luoghi delle nuove produzioni, come la città si alterna alla campagna, come il lavoro tradizionale a quello dell’innovazione, e come quest’ultimo già entri nel primo e lo trasformi, determinandone ormai le sorti. Agricoltura, le filiere agroalimentari e i loro prodotti di qualità. L’ambiente dei territori rurali, la biodiversità, il Progetto del Gal Marghine. Le economie del mare, pesca, porti, tutela dell’ambiente, un’inestimabile risorsa economica, con particolare riferimento alla Comunicazione sulla Crescita blu adottata dalla Commissione europea nel Settembre del 2012. E poi l’economia solidale, partendo dalle singole esperienze, i Gas, Gruppi di acquisto solidale, per una rete di mutuo aiuto. E il settore delle nuove tecnologie, web e software, il digitale che crea lavoro e sviluppo; la finanza, ‘il contributo di una finanza sana e di un sistema finanziario evoluto…. che aumenta la democrazia del sistema’. E ancora l’innovazione e il ruolo delle Start UP, a partire da Energit, fino a Veranu di Alessio Calcagni,e Valegnameria di Valentina Musiu. Come fare impresa, le politiche di sviluppo locale secondo le forme della programmazione territoriale, e la Scuola, l’innovazione e la didattica. Il nostro territorio indagato nella concretezza dell’esperienza di lavoro e dello sviluppo locale, per delineare l’apertura al cambiamento e nuove mentalità e culture, atte a determinare fin da subito importante impatto economico e sociale.
Dei giovani operatori protagonisti, il libro mette in risalto ogni singola esposizione, seguendo con scrupoloso criterio l’andamento degli interventi, l’avvicendamento di temi e di argomentazioni, che man mano danno ritmo alle due giornate e sempre più senso all’ordine delle proposte e delle previsioni per il futuro. A rappresentare una realtà in continua evoluzione, un divenire che si fonda su conoscenza, capacità e nuovi saperi, sempre più alla portata del nostro territorio, sembrerebbe, pur così colpito in questi anni da una crisi profonda. Ed è a questo punto che l’esperienza pratica si sviluppa e si approfondisce nel confronto con la riflessione teorica, in quella parte generale, in quei capitoli del libro che molto bene raccolgono gli interventi finali delle due giornate e condensano, nelle interviste, la sintesi del dibattito. Libero e aperto, rivolto al mondo del lavoro, dell’economia, dei movimenti popolari, ben consapevoli gli organizzatori, Comitato Costituzionale e Statutario e Europe Direct, che solo ripartendo dalle politiche sociali, e promuovendo sopratutto partecipazione, si può determinare vera coesione e nuovo spirito comunitario.
Già la definizione di Reddito di cittadinanza, come strumento di crescita, di equità distributiva e di contrasto al non lavoro, alla crescente disoccupazione strutturale irreversibile, delinea, nell’intervento del professor Sabatini, i nuovi scenari verso cui muoverà la discussione, e la seconda parte del libro stesso, dedicata a ‘Politiche istituzionali e progetti reali’. E’ strumento di politica economica, il reddito di cittadinanza, secondo il professore, attraverso il quale realizzare un sistema di sicurezza sociale alternativo, finalizzato al lavoro stesso, finalizzato anche a promuovere e a sostenere l’auto produzione. Una forma di reddito erogato incondizionatamente a favore di tutti, e da finanziare con le risorse impegnate nel welfare (dopo il suo fallimento, essendo stato creato nel dopoguerra in funzione del pieno impiego), per porre fine alla creazione di posti di lavoro fittizi, le ‘attività di cantiere’, e per affrancare i cittadini meno abbienti da quelli che, per il professore, possono essere considerati alla stregua di sussidi della pubblica assistenza. E anche il professor Tagliagambe pone al centro la crisi, ispirandosi al pensiero di Pavel Florenskij, questa crisi che può imprigionarci in un presente senza prospettive, se del presente si smarrisce il carattere dinamico, la sua funzione di trait d’union, ‘di cunicolo temporale verso il futuro’. L’unica via d’uscita è nel ‘pensiero meditante’, così come lo definisce l’autore, del quale deve farsi carico la politica, per il quale è assolutamente necessaria la presenza della politica che sia in grado di proporsi come pensiero strategico. E denuncia, il professor Tagliagambe, vecchie e nuove forme di schiavitù, i fantasmi senza diritti dell’economia del lavoretto, della domanda e dell’offerta gestite online, come si volesse porre fine ad ogni forma di relazione, a ogni segnale di comunità. Che l’arte può ricomporre e recuperare, nella suggestiva descrizione dedicata, a conclusione dell’intervento, all’opera di Maria Lai: la ricostruzione, cioè, dello spazio delle relazioni, in quei 27 km di nastro azzurro, per legare insieme il paese di Ulassai, così come un tempo la politica sapeva unire luoghi, persone e interi territori.
Dice, a conclusione, il professor Domenico De Masi, prendendo le mosse dal suo libro ‘Lavorare gratis, lavorare tutti’, che siamo il Paese a maggiore flessibiltà in Europa, e che 16,7 miliardi è costato il Jobs Act, eppure è restata al 31,7% la disoccupazione giovanile, nel 2001 al 23% . 2,2 milioni, contro 1,7 milioni nel 2006, i giovani tra i 15e i 37 anni che non studiano e non lavorano. E siccome già da tempo intelligenza artificiale e nuove tecnologie ci stanno portando verso uno ’sviluppo senza lavoro’, è necessario oggi rivedere il concetto stesso di lavoro e il suo ruolo nella società, in vista di un’equa distribuzione della ricchezza prodotta da robot e da intelligenza artificiale. Per vivere dignitosamente ci vuole il reddito di cittadinanza, oppure un reddito di inclusione (o reddito minimo), da destinare ai disoccupati. E parla il professor De Masi del contesto in cui si pone questa analisi, la nuova divisione internazionale del lavoro nella società postindustriale, le trasformazioni del mercato internazionale del lavoro postindustriale, con lo sviluppo di nuove mansioni creative in contrapposizione ad una massa enorme di operai e impiegati esecutivi. Ci sarà prima di tutto da combattere la lentezza con cui si muove l’organizzazione industriale pensata per la fabbrica manifatturiera, rispetto alla fabbrica del postindustriale, che produce beni immateriali, e impiega lavoro intellettuale. E da combattere la pretesa di mantenere nell’azienda nuova le regole precedenti, gli stessi orari di lavoro, per finire poi in balia del mercato globale.
Allora bisogna ripensare alla redistribuzione di surplus e di ricchezza, nella costruzione di un nuovo welfare, nella costruzione di un sistema coperativo internazionale, finalizzato a una migliore qualità della vita. La nuvola informatica, come la chiama il professore, che caratterizza il ventunesimo secolo, trasformerà il mondo in un’unica agorà, aumenteranno i lavoratori digitali e verranno distrutti migliaia di posti di lavoro, ecco perché occorre ridurre l’orario lavoro, in Germania già ridotto a 28, 4 ore settimanali. Ridurre l’orario per garantire a tutti occupazione, per un nuovo modello di convivenza, dove il progresso tecnologico è il benvenuto, l’Università è per tutti, il lavoro è equamente ripartito. Il reddito di cittadinanza per la dignità della persona, in vista di una crescita non a scapito della società, perché, dice con la giusta ironia il professore, ‘lavorare gratis è meglio che non lavorare affatto’.
Si riconsegna al lettore una visione della Sardegna nel contesto nazionale e internazionale, la grande trasformazione tecnologica come andamento e organica visione dell’intero Convegno. Per far emergere, proprio attraverso la pubblicazione degli Atti del Convegno, le ricchezze inesplorate di un dibattito, di uno studio su come cambia oggi il lavoro, ancora inesauribile fonte di sapere e di formazione delle nostre stesse coscienze.
1 commento
1 Aladin
29 Ottobre 2018 - 09:12
Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=88980
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