Red
Pubblichiamo due interventi sul Manifesto, di Gianni Cuperlo e Nicola Zingaretti sul PD. Il primo intitolato “PD. Congresso del riscatto o conta feroce”, il secondo “Rigenerare la sinistra, rifondare l’Europa”.
Senza voler influenzare l’opinione che il lettore si farà, a noi sembrano due interventi metodologici, senza contenuti sostanziali, paradigmatici dell’incapacità del PD di affrontare i temi reali sul tappeto e di intercettare i bisogni e le aspettative dell’elettorato popolare, che ha abbandonato questo partito. Zingaretti ha buoni propositi, ma non sembra intenzionato a fare i conti con franchezza con la storia non solo recente del PD. L’interrogativo è: “come mai un partito, che si dichiara di sinistra, è diventato liberista?, ha fatto al governo politiche di destra?” e quali obiettivi per tornare a sinistra?”. Vien da dire che occorrerebbe una forte discontinuità rispetto al passato prossimo e recente. Ma Zingaretti di rottura col passato non parla.
Altro quesito: quale equilibrio di governo il PD propone al Paese? Ossia quale opposizione per un governo diverso? Ma anche queste domande rimangono senza risposta.
Ma ecco gli interventi.
Congresso dem. Il rischio reale è che chiunque vinca si ritrovi a guidare un partito senza più militanti e passione. Coinvolgere chi non si riconosce nel governo ma non si fida più di noi. Ne parliamo a Milano.
19.10.2018
Il Partito democratico a sette mesi dalla più pesante sconfitta elettorale degli ultimi anni si avvia, salvo imprevedibili cambi di scena, ad affrontare il congresso più difficile della sua pur giovane storia. Difficile per il contesto politico ed economico nazionale ed internazionale, in un’Europa che vede in atto un conflitto sistemico nel quale si scontrano due impianti culturali e due visioni alternative della democrazia.
Siamo nel pieno di un cambiamento epocale perché quella che sta avanzando su scala mondiale non è una destra liberale: è una destra nazionalista e aggressiva che mette in discussione alcuni dei pilastri della democrazia minando alle fondamenta la stessa Unione Europea.
E il Partito democratico come arriva a questa sfida? È questa la domanda a cui è più urgente dare risposta e il congresso dovrebbe essere l’occasione permettere in campo piattaforme programmatiche in grado di offrire una visione del Paese e dell’Europa dal nostro punto di vista, dal punto di vista di una sinistra radicalmente alternativa a questa destra.
Dovrebbe essere l’occasione per riaprire luoghi di discussione e di inclusione nel dibattito politico allargando il nostro campo a quella larga parte di società civile, intelligenze, movimenti e associazionismo, che ha smesso di guardare a noi come interlocutori in grado di fare sintesi tra le istanze di chi vive in condizioni di maggiore sofferenza nella sua quotidianità e che continuano a non trovare rappresentanza.
I mesi che ci separano dalle primarie con le quali si eleggerà il prossimo segretario del Pd possono seguire due diverse direzioni: la solita guerra feroce tra eserciti, una conta tra chi sta con chi, con il rischio che chiunque vinca si ritrovi a guidare un partito senza più militanti, passione, politica, popolo; o un processo di radicale e profondo cambiamento di paradigma. Spetta a noi, ognuno di noi, chiedersi quale strada vogliamo tracciare.
Da questa scelta dipenderà anche la capacità di mobilitare quella parte del Paese che non si riconosce in questa maggioranza di governo ma che non si fida più di noi. Dobbiamo attrezzarci ed essere in grado di tornare protagonisti di una nuova stagione politica, quando la luna di miele tra questo governo e il Paese finirà di fronte alla disillusione delle promesse elettorali, di fronte alla vera portata di questa manovra economica che produrrà un aumento del deficit ma non porterà la “fine della povertà” incautamente annunciata dal vice premier Luigi Di Maio. Questo è il tema che abbiamo di fronte: dare forma e sostanza ad un progetto alternativo credibile.
Noi proviamo a dare un nostro contributo al dibattito, anteponendo i programmi e i contenuti ai nomi, provando a ribaltare lo schema rimettendo al centro la politica prima ancora di alleanze strategiche congressuali.
A Milano, oggi e sabato apriremo un confronto sui temi di stretta attualità, dalle elezioni europee della prossima primavera – che saranno forse per la prima volta nella storia dell’Unione europea elezioni politiche – al congresso del Pd che o sarà di vera svolta rispetto a tutto ciò che abbiamo alle nostre spalle o servirà soltanto a regolare conti interni di cui né il Paese né i democratici hanno bisogno. Ci siamo dati appuntamento alla Fonderia Napoleonica (via Tahon di Revel, 21) a partire dalle 17,30. Tre le parole che ci guideranno: Europa, sinistra, riscatto. Nel bagaglio mettiamoci passione.
*Partito democratico
Ecco la risposta di Nicola Zingaretti
Congresso pd. Cambiare tutto e farlo in fretta, prima che sia troppo tardi. La risposta a Gianni Cuperlo
20.10.2018
Condivido l’approccio proposto sul vostro giornale da Gianni Cuperlo. È proprio del riscatto e della rigenerazione di una sinistra radicalmente alternativa alla destra di Salvini che abbiamo bisogno. Cambiare tutto e farlo in fretta, prima che sia troppo tardi. Farlo appunto nonostante la difficoltà del contesto, e a partire dalla dimensione continentale, dove tra poco si misureranno quelli che l’Europa la vogliono cambiare e democratizzare con quelli che la vogliono distruggere, cavalcando la ferocia nazionalista. Le prossime saranno le prime vere elezioni europee. Sul campo, dobbiamo ritrovare la forza di battere il razzismo e le piccole patrie. Per farlo, dobbiamo scrivere una nuova agenda politica, coniugando crescita e giustizia sociale, modificando nel profondo un modello di sviluppo che ogni giorno consuma il nostro ecosistema, incide sulla qualità delle nostre vite, amplia la frattura tra chi ha e chi non ha, tra città e aree interne. Nessuna scorciatoia serve un’economia giusta, ambientalmente sostenibile, per rimettere in moto l’ascensore sociale e creare opportunità e fiducia.
Loro dicono “prima gli italiani”, aizzando una guerra tra poveri dagli esiti drammatici. Noi diciamo “prima le persone”. E tra le persone, prima quelle che stanno peggio, quelle umiliate e impoverite dalla crisi, quelle lasciate sole dallo Stato. Per fare questo, bisogna ricostruire su nuove basi il Paese. Innanzitutto, operare nei luoghi del disagio con progetti di crescita e di comunità. Serve un modello innovativo di welfare, politiche di integrazione e promozione delle persone. Bisogna quindi investire sul capitale umano, nella cultura e nella conoscenza, che resta il primo e più importante strumento per l’emancipazione sociale delle persone. La sfida per il Paese è quindi prima di tutto nei luoghi della formazione: negli asili, nell’assoluta centralità della scuola e dell’università pubbliche. È qui che possiamo attivare le intelligenze e i saperi utili a far muovere l’Italia, che dovranno trovare sviluppo e opportunità in un territorio connesso in maniera moderna, uniforme ed efficiente con reti materiali e immateriali. Serve una spinta, che ha bisogno di investimenti adeguati, alla rigenerazione del tessuto produttivo, che accompagni le imprese, le partite Iva in una fase di cambiamenti epocali, e favorisca nuovo lavoro e lavoro buono.
Serve un cambio di passo e di paradigma facendo dialogare economia ed ecologia come assi portanti di una idea di società orientata al benessere dei cittadini.
Di questo abbiamo discusso a Piazza Grande insieme a tantissime persone. Di questo vogliamo discutere con chiunque senta l’urgenza del momento e abbia voglia di combattere. Prima ancora di una mozione, c’è bisogno di ritrovare un popolo, con le sue idee, passioni, differenze, e soprattutto con la voglia di rimettersi in cammino. Un popolo plurale, differente, capace di ascolto e di stare insieme.
Mi candido alla guida del Pd con questa ambizione: cambiare tutto rispettando la storia di ognuno. Cambiare le politiche e promuovere una nuova generazione progressista fuori dalle liturgie correntizie e, appunto, di quella “guerra feroce tra eserciti” evocata da Gianni.
Piazza Grande è stata una boccata d’ossigeno. Sono convinto che ne seguiranno altre, a cominciare proprio dall’appuntamento milanese. Vi auguro di svolgere al meglio la vostra discussione. Abbiamo bisogno di tutti per farci trovare pronti. Non solo opposizione, ma anche la credibilità per ricostruire qui ed ora una vera alternativa di Governo, capace di entrare nel cuore degli italiani. Lavoriamoci insieme.
*presidente della Regione Lazio, Partito democratico
2 commenti
1 Aladin
20 Ottobre 2018 - 08:40
Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=88849
2 Maria Giovanna Medau
21 Ottobre 2018 - 11:31
La lettura dell’intervento di Cuperlo (d’accordo con te, è puramente di metodo e non di sostanza) e poi la risposta di Zingaretti, mi fa pensare al dialogo fra un cieco e un sordo, come da detto popolare. Nè l’uno (Cuperlo) ,nè l’altro(Zingaretti) rispondono alla domanda del perchè un partito di sinistra (almeno le sue radici lo sono) ha fatto in questi 10 anni una politica di centro con sguardo a destra, dove vi erano capitalismo e finanza, evasori, ma non lavoratori. Non risolve il problema la scusa della crisi. Ha colpito tutti i paesi, ma da noi i problemi sono amplificati dalla corruzione, evasione, malavita organizzata. Il primo governo di centrosinistra, dopo la cura Monti e una legge elettorale anticostituzionale ha affossato qualunque idea di sinistra riformista in Italia. E’ una questione di priorità politiche, erano più importanti gli 80 euro una tantum e poi, a furor di popolo, mantenuti, per creare consenso elettorale, o rinnovare i contratti bloccati e gli adeguamenti al costo della vita di lavoratori e pensionati? Era più importante fare investimenti per ammodernare le infrastrutture, risolvere il secolare divario Nord - sud nei trasporti, intervenire sul suolo, ricostruire dopo il terremoto, creando così lavoro produttivo, o dare incentivi agli industriali per l’assunzione (di stato) di lavoratori che da anni avevano contratti a tempo determinato e che, finiti gli incentivi, non hanno più assunto e i ” del tutto nuovi lavori ” sono stati pochissimi o non ci sono stati? Perchè non applicare tutta la Fornero sul lavoro precario e accanirsi per mandare tutti in pensione a 67 ,68 e 70 , senza intervenire, finalmente, sull’evasione contributiva? Perchè non rilanciare la scuola pubblica, rivedendo anche la famigerata modifica operata da Luigi Berlinguer, con la legge sulla parità, che ha affossato la scuola pubblica e fatto precipitare il numero dei laureati in Italia ai livelli degli anni sessanta, buoni ultimi in Europa e primi per abbandono scolastico? Queste sono alcune cose di sinistra che, mai attuate, hanno frenato e frenano il nostro sviluppo insieme alla mancata informatizzazione di tribunali e pubblica amministrazione, ad un welfare sempre più di tipo assistenziale e non di inclusione. Il record europeo dei giovani che non studiano e non cercano lavoro, è la fotografia del fallimento delle politiche neoliberiste a cui il PD e la sinistra italiana non riescono più a dare risposte. Credo, personalmente, che riprendere i temi del socialismo riformista, non sia vecchio o aut, ma sia un modo, questo sì, di ritrovare le nostre origini, autonomiste federaliste e onorare lo spirito della Costituzione .
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