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Se il compagno Franceschini, superando le fumisterie “kennediane” di Veltroni, tenta di dettare l’agenda e pone al centro i problemi dei ceti popolari, è un irresponsabile. Se Epifani difende il contratto nazionale e proporne alcune misure urgenti in favore dei lavoratori e dei disoccupati (tassazione ai ricchi, assegno ai disoccupati, moratoria di un anno per i precari della pubblica amministrazione), è un demagogo che vuol mandare a picco l’Italia. Se invece la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, senza mezzi termini e con piglio “da mercante” dice che gli imprenditori vogliono soldi, veri e subito, merita rispetto e ascolto immediato. Ci mancherebbe! Sennò fallimento delle imprese e tutti a casa. Dunque, mentre i lavoratori vivono felici e irresponsabilmente spensierati, per il padronato son tempi duri «è un’emergenza vera. Non una boutade mediatica». Insomma non un un male di stagione, com’è per i ceti popolari! I quali, per di più, alla malattia sono assuefatti. E dunque la sopportano senza grandi sofferenze.
Il messaggio è chiaro: non si pensi in Italia di importare le politiche economiche di Obama. Niente tassazione progressiva ai ricchi, in netta controtendenza rispetto a Bush e a Reagan. Non venga in mente di rilanciare le politiche keynesiane per superare questa crisi epocale. Le risorse vanno date a chi la crisi l’ha creata. E così dopo aver affamato il mondo per la loro insaziabile voglia di ricchezza, ora vogliono prendersi anche le risorse necessarie al risanamento.
E bisogna agire in fretta - incalza la Mercegaglia - e con stanziamenti «veri», non con parole come ha fatto Berlusconi con i lavoratori di P. Vesme. Dopo gli interventi a favore delle banche e dei lavoratori, ora - dice la presidente di Confindustria - tocca alle imprese prendere, «senza perdere altro tempo». E chiama in causa perentoriamente il Cavaliere :«È venuto il momento di una risposta da parte sua, signor presidente. Adesso - sollecita - servono soldi veri». Gli industriali chiedono un fondo di garanzia per le piccole medeie imprese, l’avvio dei cantieri e uno sgravio fiscale per «le imprese che fanno uno sforzo importante nel capitalizzare». E il Cavaliere, che ha sempre rifiutato di incontrare Epifani o Franceschini, per concordare, con opposizione e parti sociali, misure a favore dei lavoratori o dei disoccupati, ha risposto prontamente: ci vediamo in settimana a palazzo Chigi!
Ma non basta. Tutto il sistema dev’essere mobilitato in favore degli imprenditori. Confindustria chiede che la p.a. paghi i debiti e che sia risolto il nodo del credito: «Non vogliamo vedere i conflitti istituzionali a cui assistiamo oggi, ma una grande collaborazione tra Bankitalia e governo, tra banche e imprese», sottolinea dopo le polemiche degli ultimi giorni. E non peteva mancare l’appoggio del presidente del Senato, Renato Schifani. Anche lui invita il governo a varare un decreto (bisogna fare tutto subito! Solo quei disfattitsti, assetati di assistenzialismo degli operai devono aspettare!) per certificare i crediti delle imprese verso la pubblica amministrazione e chiede di «stipulare un patto di consultazione tra governo, istituzioni, enti locali, mondo delle imprese e delle banche per superare tutti insieme, attraverso la coesione sociale, questo momento difficile». Insomma, subito all’opera il mitico Comitato della borghesia! E il ministro del lavoro, Maurizio Sacconi, sempre così severo e rigoroso con Epifani, tanto da cacciarlo dal tavolo delle trattative, che dice? Aderisce entusiasta, senza indugio: si tratta - afferma - di temi «che devono essere controllati anche con modi inusuali, in una situazione inusuale». Insomma, misure di salute pubblica straordinarie e immediate! Anche il Ponte sullo Stretto rischia di arrivare tardi! Partirà tra 1-2 anni. Servono interventi immediati. A pronta cassa.
1 commento
1 Sergio Ravaioli
16 Marzo 2009 - 19:07
Socialismo di Stato per i ricchi, neoliberismo per i poveri!
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