Revelli e Grandi: spiragli verso il M5S, ma ci vuole disgelo pieno

3 Ottobre 2018
4 Commenti


 Andrea Pubusa

Fra i tanti commenti “da sinistra” alla manovra finanziaria e alle ipotesi di riforma costituzionale del governo mi hanno colpito le opinioni di Marco Revelli e di Alfiero Grandi. Si tratta di due storici intellettuali della sinistra, noti per la loro libertà di giudizio e il loro rigore, e proprio per questo particolarmente attendibili.
Bene, Revelli, intervistato da Il Fatto, dice che la manovra è giusta e che non ci si può impiccare allo spread. Soggiunge che l’austerità e gli assurdi vincoli europei sono la causa dello sprofondare di molta parte della popolazione nella povertà. Condivide anche il reddito di cittadinanza, ritenendolo semmai troppo limitato. Una misura questa già suggerita dalla Commissione d’indagine sulla esclusione sociale di cui Revelli è stato presidente dal 2007 al 2010 e su cui ha prodotto anche un bel saggio “Poveri noi“. Dice anche tante altre cose, ma il succo del suo pensiero è questo: l’opposizione ferma a Salvini e alla sua politica dell’esclusione non può condurre ad avversare misure sociali condivisibili.
Grandi si sofferma sulle proposte di riforma costituzionale del Ministro Fraccaro, e, mentre mantiene riserve sulle modifiche sull’organizzazione (d’accordo sulla soppressione del CNRL, ma con cosa sostituirlo? Meglio il monocameralismo con legge proporzionale che una drastica riduzione dei membri delle due Camere), è abbastanza favorevole alle proposte sull’allargamento degl istituti di democrazia diretta (eliminazione del quorum costitutivo nei referendum abrogativi e introduzione di consutazioni propositive). Qui Grandi avanza anche qualche idea correttiva delle proposte di Fraccaro. Per esempio, ridurre più che abolire il quorum di validità del referendum abrogativo. Insomma, un atteggiamento disponibile al dialogo, come si fa con forze non considerate antagoniste.
Perché ho citato questi interventi? Perché indicano la via su cui la sinistra può ridiventare utile al paese. Non arroccata su posizioni pregiudiziali, declamatorie e disperate, ma capace di individuare spazi di interlocuzione e collaborazione con una forza, il M5S, che è e rimarrà centrale nella politica nazionale. Queste posizioni di Revelli e Grandi danno risalto anche alla inutilità e dannosità della politica del PD a trazione renziana. Una forza politica diventa grande quando ha un disegno generale che delinea equilibri politici più avanzati, uno sviluppo del paese, un programma che risponde ai problemi sul tappeto. Quale prospettiva dà Renzi con la politica della ripicca e del pop-corn? Non è un caso che i sondaggi danno il PD in picchiata e la c.d. sinistra allo sbando. Non offrono nessuna credibile alternativa. Le considerazioni di Grandi e di Revelli offrono il classico filo di Arianna per uscire dal labirinto in cui ci si è rinchiusi. Far leva sulle proposte sociali e istituzionali positive dei pentastellati per aprire una breccia che consenta un ribaltamento del quadro generale. Far fuori la Lega per creare una coalizione fra forze democratiche e grillini. La linea attuale muove da un’analisi erronea, e cioè che i pentastellati siano di destra o addirittura fascisti, li incolpa di un’alleanza a cui il PD lo ha indotto con la prospettiva di creare una impossibilità di funzionamento delle Camere e nuove elezioni.. Una fase torbida ed incerta della vita nazionale, che poteva giovare alle velleità di rivincita renziane, ma non certo all’Italia e agli italiani. Più che allo sfondamento questa impostazione porta a sbattere la testa al muro rovinosamente, come è avvenuto prima e dopo il 4 marzo. Per modificare le cose bisogna creare le condizioni politiche per un mutamento del quadro generale. Occorre ragionevolmente prevedere che nel duello Salvini-Di Maio, alle forze democratiche conviene puntare sui pentastellati perché, se prevale la Lega, il salto indietro è sicuro e pericoloso. Ecco perché, se i resti della sinistra continuano col muro contro muro con una forza discutibile ma democratica come i gialloverdi, ciò che resta della sinistra arriverà a completo esaurimento. Risulterà ben chiaro che i disastri del paese sono in buona parte causa della sua insipienza.

4 commenti

  • 1 Aladinews
    3 Ottobre 2018 - 08:24

    Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=88061

  • 2 Tonino Dessì
    3 Ottobre 2018 - 09:43

    Ciao, Andrea. Perdona la franchezza, ma trovo i due, Revelli e Grandi, completamente fuori dal mondo. C’è mezzo Paese che si sta mobilitando a favore del Sindaco di Riace, il GIP lo ha quasi prosciolto, Salvini e Di Maio hanno scatenato una nuova gazzarra contro la politica dell’accoglienza e loro-noi discutiamo accademicamente di spread e di reddito di cittadinanza. Roba da non crederci. Contro reddito e pensioni di cittadinanza non si sta mobilitando proprio nessuno, ma è piuttosto evidente che non saranno quello che è stato promesso nè quanto a entità nè quanto a platea. Saranno l’uno un ridotto sussidio temporaneo di disoccupazione e l’altra una integrazione delle pensioni minime. Vedrai il contraccolpo quando saranno definiti in legge di stabilità. E quando verrà fuori che “quota cento” non sarà la rottamazione della legge Fornero, ma una nuova forma di anticipazione della cessazione dal lavoro assai penalizzante. Comunque, già nella giornata di ieri, piuttosto, lo spread si è mangiato una somma quasi pari all’intera manovra aggiuntiva annunziata dell’aggiornamento del DEF. Di Maio e Salvini dicono “me ne frego”, ma la speculazione, se individua un possibile guadagno immediato se ne frega di loro. Molti invece stanno comprensibilmente preoccupandosi per risparmi, tenuta delle retribuzioni e mantenimento dei servizi pubblici. Ti ripeto: in questa situazione, continuare a pensare in polemica retrospettiva col PD non serve a nulla. Non è alla loro manifestazione autoreferenziale di Roma, che bisogna guardare, ma a quella in contemporanea dei movimenti che si è svolta a Milano. E non è a un’alleanza tra M5S e forze di sinistra, che bisogna puntare: quelle forze “di sinistra” non esistono più, non se le fila più nessuno. Non so come si dipanerà la vicenda politica e sociale, ma credo che se qualcosa nascerà in un periodo non prevedibile sarà da quanto si sta agitando dal basso, a prescindere da governo, maggioranza, sondaggi. Infine: io una domanda di riforme costituzionali non la vedo. La partita si è chiusa nell’interesse della gente nel dicembre 2016. Aprire a nuove proposte di revisione mi pare un’altra concessione a ulteriori forme di distrazione dal tema del clima antidemocratico che entrambe le componenti della maggioranza stanno continuando ad alimentare, congiuntamente e in forma tale che per ora pensare che possano dividersi è illusorio.

  • 3 admin
    3 Ottobre 2018 - 13:01

    Andrea Pubusa

    Caro Tonino,
    d’accordo sulla non necessità di riforme costituzionali sull’organizzazione. Invece mi paiono interessanti le proposte sui referendum. Del resto stanno affrontando questioni che io (da presidente della I^ Commissione) e te (dirigente del PCI) abbiamo cucinato trent’anni fa in Consiglio regionale limitando al 30% il quorum costitutivo nei referendum abrogativi e ampliando la gamma delle consultazioni coi referendum d’indirizzo e quelli territoriali. Erano temi di cui si discuteva nel Centro per la riforma dello Stato diretto da Ingrao. Quindi, mi pare una riflessione in linea con la nostra tradizione.
    Sul DEF è in corso uno scontro duro con la Commissione europea su una linea che Stigliz e altri hanno indicato da anni. Hanno (e abbiamo) detto che l’austerità è la causa della povertà e del regresso del ceto medio. Mi pare riduttivo dire oggi che è una battaglia fittizia per distrarre la gente dalla questione dei migranti. Abbiamo detto che c’era il problema di sostenere chi è in povertà, mi sembra liquidatorio dire oggi che è un sussidio. E se anche lo fosse? Per chi ne ha bisogno è pur sempre vitale.
    Anche la legge Fornero suscitò una vasta opposizione a sinistra e fra i lavoratori. Diliberto, allora segretario di uno spezzone comunista, indossò una magliettò con lo slogan in uso fra gli operai “Fornero in cimitero”. Insomma, ci sono scontri veri su temi che la sinistra ai tempi aveva sollevato. Non mi paiono cortine di fumo per nascondere altro.
    Sulle manifestazioni sono d’accordo con te e la vicenda di Riace grida vendetta. Però i provvedimenti, per quanto scriteriati, contro il sindaco sono della magistratura indipendente, non di Salvini. Anche se non mi sfugge che quel PM, in un clima diverso, forse non sarebbe giunto a tanto. Son d’accordo con te, sono segni dei tempi e risultati di una campagna incivile alimentata dal Ministro dell’Interno. Quindi, impegnamoci nel movimento, ma esso da solo - e tu lo sai quanto me - può contrastare processi, può perfino invertirli, ma non porta a nuovi equilibri politici. Questi si modificano attraverso i partiti o le organizzazioni politiche. Se non riusciamo ad agganciare questo livello, il Paese corre di rischi. Il M5S tutto sommato costituisce un argine. Se cede, temo il peggio.

  • 4 Tonino Dessì
    3 Ottobre 2018 - 19:40

    Su Riace, Andrea, consentimi una precisazione, perché il rischio è che si creino fraintendimenti.
    Ho ascoltato Ieri al TG2 l’intervista rilasciata da Procuratore della Repubblica di Locri. A me è pure sembrata una brava persona, mite e nello stesso tempo convinta della correttezza del proprio operato, magari un po’ paternalista (“causa apprezzabile, scorciatoie inammissibili”, la sintesi del suo pensiero su alcune ipotesi di reato).
    Però resta il fatto che in poche ore il GIP, che invece non ha rilasciato interviste, ma un comunicato ufficiale (https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/10/02/domenico-lucano-il-gip-sul-sindaco-di-riace-su-flussi-di-denaro-non-ce-reato-ipotizzato/4663245/), ha respinto gran parte delle imputazioni più gravi in quanto basate su indizi fragili e insufficienti e ha convalidato la procedibilità e le misure cautelari per la sola imputazione di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, limitato, pare, a un singolo presunto caso di “combinazione di matrimonio”, sul quale si andrà forse a processo.
    Questi sono i fatti nella loro sequenza.
    A me parrebbe che in senso stretto il meccanismo giudiziario stia svolgendosi col funzionamento delle garanzie del caso.
    Posso anche capire che il PM si sia trovato spiazzato dal pronunciamento del GIP, ma non sarà un’intervista, immagino, a influenzare il giudizio quando arriverà al competente tribunale.
    Perciò poteva magari evitarsela.
    Da una brava persona quale mi è parsa, avrei considerato il riserbo come una coerente manifestazione di responsabilità.
    La cagnara degli esponenti dei partiti di governo (di tutti e due) ha invece caratteri di agitazione propagandistica inauditi e inaccettabili, oltre che rilanciare un generale, violento affondo contro ogni politica di accoglienza.
    Finirà, prevedibilmente, come per le iniziative della Procura di Catania sulle ONG: una suggestione inquisitoria, un mare di sospetti implausibili, una strumentalizzazione politico/mediatica, un conclusivo nulla di fatto materiale e giuridico.
    Però già in quel caso gli effetti collaterali son stati gravissimi.
    Quindi qualcosa che seriamente non funziona in queste modalità di gestione politica di questioni delicate, nelle quali sono in ballo sia posizioni soggettive di singoli sia problemi di interesse pubblico generale, effettivamente c’è.
    Se questa tendenza diventasse uno standard molte credibilità e affidamenti costituzionali, istituzionali, legislativi cadrebbero definitivamente.
    Tutti contro tutti, una verità vale l’altra, nessun caposaldo o punto di riferimento certo.
    Questo non è cambiamento, è caos, dei più pericolosi e inquietanti.
    Sul resto, avremo modo di discutere ancora.

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