Misure sociali del governo e spread: ne parliamo con G. Sabattini

2 Ottobre 2018
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Gianfranco Sabattini a domanda di Andrea Pubusa risponde

I recenti provvedimenti governativi di politica sociale hanno causato il rilancio delle paure sulla possibile catastrofe destinata ad abbattersi sul Paese. La copertura di quei provvedimenti, essendo garantita da un maggior disavanzo corrente della pubblica amministrazione, superiore a quello che avrebbe garantito una maggior stabilità del debito consolidato dello Stato, peggiorerebbe le condizioni del Paese. Di qui si paventa l’inevitabile “schizzata” verso l’alto del fatidico spread (differenza di rendimento tra due titoli di Stato che, non casualmente, per misurarla vengono utilizzati i titoli di Stato della Germania, in quanto considerati i più affidabili).
Di questo parliamo con Gianfranco Sabattini, autorevole economista dell’Ateneo cagliaritano, e collaboratore di questo blog.
 

Subito dopo l’annuncio dell’accordo di governo  sul DEF si è aperto un confronto-scontro un po’ scomposto, volto a innescare le paure di sempre…

Viene brandito l’argomento che l’aumento del debito e dei conseguenti interessi che l’Italia sarà chiamata a pagare, oltre che indebolire le condizioni economiche e sociali del Paese, concorrerà, da un lato, all’uscita dall’euro; dall’altro, ad impedire il recupero di risorse da destinare al finanziamento di investimenti strumentali e al rilancio della crescita.

Sul pericolo che l’Italia possa uscire dall’euro, a causa dell’aumento dello spread, nutro seri dubbi…

Proprio così, e sai perché? Perché una parte della base produttiva del Paese più avanzata  è integrata nel sistema produttivo mitteleuropeo che gravita intorno a quello tedesco; questa integrazione renderà impossibile, al di là delle convenienze politico-elettorali di qualche partito, che ciò si verifichi. Sull’altro argomento, quello relativo alla denuncia che l’incerta copertura finanziaria dei provvedimenti a carattere sociale del governo ostacolerà gli investimenti finalizzati a supportare il rilancio della crescita, c’è del vero, ma anche del falso.

Iniziamo dal vero.

Il vero è che, sicuramente, in astratto, se con i provvedimenti adottati aumenta il debito pubblico e, conseguentemente gli interessi che l’Italia sarà chiamata a pagare, diminuirà l’”avanzo primario”, cioè la differenza tra entrate correnti dello Stato e spese correnti, al netto degli interessi sul debito…

E con quali effetti?

Conseguentemente, diminuiranno le risorse destinabili a finanziare le riforme strutturali delle quali il Paese avrebbe bisogno per rilanciare la crescita (riforma della burocrazia statale; riforma dei centri della spesa pubblica, a partire da quelli regionali, per finire con quelli delle autonomie locali; ammodernamento del capitale infrastrutturale; riforma del sistema dell’istruzione e della formazione professionale, ecc.).

Questo è il vero…e il falso?

Il falso sta nel sostenere che attraverso i provvedimenti adottati sarà abolita la povertà e senza il minimo dubbio ci saranno “ripercussioni relative a crescita e occupazione”. Questo afferma Di Maio, uno dei capi della coalizione.

E Salvini?

L’altro capo della coalizione (Matteo Salvini) è certo che, “mandando in pensione 400.000 sessantenni, sia possibile creare per decreto “altrettanti posti di lavoro per i giovani”.

Perché queste posizioni sono false?

Come sottolinea Roberto Perotti, severo critico dei programmi dei partiti alle ultime elezion, queste esternazioni sono il sintomo dell’irrazionalità dell’azione politica del governo in carica.

E tu cosa pensi?

A questo tipo di critica ed a quelle similari si può controsservare che, se è vero che, per decreto, non può essere abolita la povertà, né possono essere creati posti di lavoro e che, tramite provvedimenti di politica sociale, non è possibile rilanciare una stabile crescita del Paese, idonea a sconfiggere la povertà e a creare nuovi posti di lavoro, non è meno vero che, criticare i provvedimenti del governo sulla base di presunte trame dietrologiche, sia solo un modo di accreditare speculazioni elettorali e l’opposizione politica all’azione dell’attuale governo da parte di quelle forze che sono le dirette responsabili dell’attuale fragilità economica e sociale dell’Italia.

In effetti in questi giorni da varie parti si fa un vero terrorismo …

Perotti ed altri commentatori, critici dei provvedimenti governativi, arrivano ad ipotizzare che, con questi, il governo (in particolare la componente salviniana) intenda causare il peggioramento dell’instabilità dell’Europa e della situazione economica e sociale del Paese, al solo scopo di fare aumentare nell’opinione pubblica l’idea che sia conveniente per l’Italia l’uscita dall’euro.

Mi pare si voglia spaventare la gente…

A parte le difficoltà oggettive di una fuoriuscita del Paese dall’ area della moneta unica per le ragioni obiettive prima accennate, non è vero, come afferma Paolo Savona, Ministro per gli affari europei, che l’instabilità dell’Europa e il peggioramento socio-politico dell’Italia possa dipendere dalla variazione di alcuni parametri finanziari, conseguenti all’adozione di un qualche provvedimento governativo.

Savona non mi pare preoccupato….

A parere di Savona, il problema della stabilità europea e quello della permanenza nell’area euro dei Paesi membri dell’Unione non possono essere risolti con la sacrale fissità di determinati parametri finanziari, ma con un approccio più costruttivo di tutta l’Europa ai problemi veri dei singoli Paesi membri dell’Unione.

Mi sembra una posizione ragionevole…

Si certo. Se l’Europa vuole avere un futuro, a parere di Savona, deve ripensare alle regole che sinora hanno consentito di governare la moneta unica; ciò, al fine di permettere ai Paesi membri della “zona di libero scambio” (alla quale è stato sinora ridotto l’obiettivo dell’unificazione politica dell’Europa)  di rimuovere i loro deficit commerciali, per rendere più giusto e più equo ciò che sinora dell’unificazione europea è stato realizzato.

Beh, mi pare che all’Euopa manchi proprio la giustizia e l’equità…

Sin tanto che ciò non accadrà, coloro che mostrano di avere a cuore più le sorti dell’euro, che quelle dell’Italia, dovranno dire come può essere contrastata la diffusione delle povertà e la mancanza di maggiori opportunità occupazionali…

Impossibile senza appropriati provvedimenti di politica sociale…

Sì e permane il pericolo di un ulteriore aumento dei populismi di ogni genere, in particolare di quelli che, per ragioni elettorali, sono disposti a sacrificare anche il bene del Paese.

Bisogna affrontare il problema del debito…

Soprattutto, dovranno i crititici pur dire, una buona volta, come rimediare al “pesante” debito pubblico e, di conseguenza, come a tal fine sia possibile rispettare i parametri finanziari di Maastricht, senza per questo paventare una sfida all’Europa e all’area euro, fuori dalle quali, l’Italia non avrebbe alcuna possibilità di lasciarsi alle spalle la crisi in cui da troppo tempo si sta dibattendo.

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