Saatchi. 11 giugno: Soru all’udienza preliminare

13 Marzo 2009
13 Commenti


Red

Il Procuratore della Repubblica Mauro Mura e il sostituto dr. Mario Marchetti hanno notificato la richiesta di rinvio a Giudizio e l’11 giugno Soru dovrà comparire davanti al Giudice delle indagini preliminari Dr. Giorgio Altieri.
Un particolare che mette in luce l’estrema correttezza dei magistrati cagliaritani è la data in cui il dr. Altieri ha emesso il decreto di fissazione dell’udienza il 4 febbraio sulla richiesta di Marchetti del 16 gennaio, in piena campagna elettorale. Lo slittamento nella notifica, oltre che da tempi tecnici, sembra dettata dal desiderio dei magistrati di non interferire nella competizione elettorale. Giudici corretti, dunque. Forse meno verso i propri elettori l’ex presidente che ha sciolto il il Consiglio proprio per evitare che la scelta della candidatura e la campagna elettorale si svolgessero con la spada di Damocle dell’udienza. Si comprende così anche la visita “spontanea” di Soru in procura nel dicembre scorso. Visita per chiarire fatti e circostanze, disse l’ex governatore. In realtà, una richiesta di moratoria fino alla fine delle elezioni. Ma, in fondo, la correttezza dei giudici è stata utile, perché così si è appurato che la sconfitta di Soru si fonda su ragioni squisitamente politiche. Non si dimentichi, poi, che in casi simili da altre parti sono scattate le manette: a Pesaro, ad esempio, dove il giorno delle elezioni il sindaco, nonché segretario regionale del PD è stato arrestato. Sarebbe stato opportuno lasciar passare la giornata elettorale. Da garantisti ci piace una magistratura misurata e dietro le quinte. Delle vicende giudiziarie si deve dare ampia e corretta informazione, ma i processi si fanno nelle aule di giustizia. Crediamo che i magistrati, nell’esercizio delle proprie funzioni, debbano parlare solo attraverso i decreti, le ordinanze e le sentenze, non con proclami radiotelevsivi. Bene hanno fatto dunque Mura e Marchetti a tenere una condotta riservata e a stare lontano dalle cineprese. Non è stato un favore a Soru o a chicchessia, ma l’adempimento di un loro preciso dovere professionale. Un esempio di buona giustizia.
Naturalmente, da democratici, siamo anche per la presunzione di non colpevolezza e auguriamo a Soru di uscire indenne da questa brutta vicenda. Anche se sul piano politico non possiamo non ribadire l’inopportunità della candidatura di un indagato per il centrosinistra, il cui elettorato è in larga misura favorevole a criteri rigoristici nella scelta delle persone da mettere in lista. E la disfatta ha confermato questa fin troppo facile previsione. Non si dimentichi, del resto, che anche il Presidente del Consiglio Spissu, anch’egli PD, era stato già rinviato a giudizio per fatti altrettanto gravi. Dunque, cosa ci si aspettava dagli elettori del centrosinistra, che hanno fatto della questione morale uno dei pilastri delle loro scelte politiche? Si comprende l’astensione di massa. 
Ma cosa dice la Procura nella richiesta di rinvio a giudizio?
Cose già note. Dettori, nella gara per promuovere l’immagine della Sardegna nel mondo, avrebbe attestato, contrariamente al vero, che la Commissione giudicatrice del concorso avrebbe concluso i lavori senza dichiarare vincitori, mentre, al contrario, la Commissione ha dichiarato tre ditte vincitrici ex equo. Può sembrare una sottigliezza, ma nel primo caso un progetto valido c’è (anzi sono tre: quelli presentati da: “Neo Lab Associazione professionale, rappresentata da Giorgio RANDINE di Sassari; Sinergia comunicazione e design S.r.l., rappresentata da Lucia Franca SULIS di Lanusei; BCPT associati S.r.l., rappresentata da Rosalba VICHI di Perugia) e, dunque, ad uno di essi la Giunta doveva assegnare l’incarico. Nell’altro caso no: in mancanza di vincitori, se c‘è urgenza, si può aggiudicare senza gara.. Ergo, Dettori avrebbe dichiarato il falso forse per consentire l’aggiudicazione diretta ad altra ditta.
Nella procedura “Sardegna fatti bella”, Soru e Dettori  - secondo l’accusa - avrebbero sottostimato il valore dell’appalto con l’intenzione di escluderlo dal campo di applicazione delle norme dettate per gli appalti di rilevanza comunitaria onde consentire, adducendo pretestuosamente l’estrema urgenza, un‘aggiudicazione senza gara. Soru così - sempre secondo la Procura - rappresentò alla Giunta regionale pretestuose ragioni d’urgenza e propose di affidare direttamente a SAATCHI & SAATCHI l’appalto del servizio di consulenza gestionale per l’ideazione della campagna pubblicitaria “Sardegna fatti bella”. La Giunta, con provvedimento n. 33/21 del 25/7/2006, deliberò in conformità, stanziando, a copertura della spesa, 1.000.000 di euro. Il contratto (predisposto dal responsabile del procedimento) riconobbe alla SAATCHI & SAATCHI un compenso di 210.000 euro (IVA compresa), mentre la rimanente somma (790.000 euro, IVA compresa) sarebbe stata erogata dall’Amministrazione a favore di operatori, indicati dal “consulente” ed incaricati da quest’ultimo dell’esecuzione del servizio. DETTORI - secondo la Procura - avrebbe cooperato col Presidente SORU, prima, mantenendo i contatti con gli amministratori di SAATCHI & SAATCHI s.p.a. e concorrendo a formulare la proposta sottoposta all’approvazione della Giunta; quindi, trascurando di segnalare alla Giunta Regionale l’illegittimità della procedura adottata per l’individuazione del “contraente” cui affidare l’appalto. E cioè che non si poteva procedere all’affidamento senza gara.
Sulla pubblicità istituzionale, SORU - secondo l’accusa - avrebbe agito d’intesa con CAPRARA (legale rappresentante di SAATCHI & SAATCHI s.p.a.) e coi F.lli BENONI (amministratori del “Consorzio Media Factory”), e indotto DETTORI (Presidente della commissione giudicatrice) ad influire sui componenti della stessa Commissione perché il servizio di pubblicità istituzionale della Regione fosse aggiudicato al RTI SAATCHI & SAATCHI - EQUINOX, nonché al “Consorzio Media Factory”, subappaltatore (nel limite del 30% dell’appalto). Dettori avrebbe accolto quell’istigazione, influenzando così SANNA Roberta e FILINDEU (componenti della predetta Commissione), perché preferissero RTI SAATCHI & SAATCHI -EQUINOX agli altri concorrenti, inducendoli, a tal fine, a cooperare nelle relative condotte fraudolente.
In questo contesto è bizzarra l’accusa a BRIGAGLIA e BERNAVA (anch’essi componenti della Commissione), perché la Procura ammette che i due si adoperarono per contrastare l’aggiudicazione del servizio al RTI SAATCHI & SAATCHI - EQUINOX, ma lo avrebbero fatto… col proposito di pervenire ad un risultato favorevole al RTI capeggiato da TBWA! Come se in una Commissione di gara non si possano avere preferenze. Si è messi lì propro per questo! D’altronde Brigaglia motivò il suo voto per TBWA: aveva come uomo immagine Leonardo di Caprio, indubbiamente capace di attrarre l’attenzione dei potenziali turisti. Il progetto di questa ditta, inoltre, si preoccupava di allungare le presenze nell’Isola fuori stagione. Brigaglia poi è colui che, oltre che opporsi in Commissione, ha fatto scoppiare il caso.
Tralasciando le imputazioni minori, che dire a caldo sulla vicenda? L’impressione è che fra Soru e Dettori questo sia in una posizione più scomoda. Soru può dire d’essere un imprenditore, non un giurista e, dunque, di aver agito seguendo un percorso di fattibilità amministrativa tracciato da Dettori. Perfetta buona fede in capo a Soru, dunque. Dettori invece doveva mettersi di traverso, essendo il responsabile giuridico-amministrativo della vicenda, e non lo ha fatto. Anche nelle riunioni di Giunta ha lasciato che si rappresentasse una situazione non vera.
Contro Soru gioca però il movente. Che interesse aveva Dettori a cambiare le carte in tavola se non per assecondare i desiderata del Presidente? Le ditte aggiudicatarie erano, per così dire, “amiche” di Soru, non di Dettori.
In conclusione, ad un primo sommario esame, si può dire che Soru, abilmente difeso, può anche uscire indenne. Ma tutto dipende da Dettori. Accetterà di fare il capro espiatorio per salvare Soru? Oppure - anche se non ne avrebbe alcun vantaggio sul piano processuale - cercherà di coinvolgerlo? In questo secondo caso Soru sarebbe spacciato perché risulterebbe il manovratore consapevole e interessato dell’intera macchinazione. Come si vede l’esito è legato a tante variabili oggi imprevedibili. Ciò che si può ribadire, almeno sul piano politico-amministrativo, è che si tratta di una brutta storia, espressione di una inammissibile commistione politica-amministrazione e di un modo privatistico e distorto di pensare la funzione pubblica e  di esercitare il pubblico potere.

 

13 commenti

  • 1 Sergio Ravaioli
    13 Marzo 2009 - 16:47

    Forte della mia mancanza di studi giuridici (per chi non mi conosce: sono ingegnere) dissento profondamente dal giudizio di correttezza (addirittura “estrema correttezza”) che il prof. Pubusa elargisce ai giudici che hanno aspettato l’esito delle elezioni per notificare il rinvio a giudizio del fu presidente Soru.
    Gli elettori di quella coalizione avrebbero avuto tutto il diritto di sapere che stavano decidendo di consegnare la presidenza ad una persona rinviata a giudizio.
    E che dire dell’Italia dei valori ??!! Mi riesce difficile credere che l’onorevole, ex magistrato, Federico Palomba nulla sapesse (o almeno nulla intuisse) di questo esito da moltissimi ritenuto scontato. Di Pietro ha sempre sostenuto, guardando dall’altra parte, di dover distinguere tra giudizio politico e giudizio penale, evitando di conferire incarichi politici a persone in attesa di giudizio. Evidentemente la convinzione che “con Soru si vince!” è stata sufficiente a transigere su questa regola.
    Vergogna, vergogna, vergogna!
    E che dire del resto della coalizione ?
    Li sento di già, i campioni di garantismo: presunzione di innocenza sino al giudizio di terzo grado. Mandando al diavolo decenni di prediche sulla distinzione tra opportunità politica e giudizio della magistratura.
    Alle volte mi vien da credere che il più serio sia Beppe Grillo!

  • 2 Antonio
    13 Marzo 2009 - 18:53

    Sig. Ravaioli, la sua incoerenza è sconcertante. Tra l’altro, se fosse valido il suo ragionamento, i PM sarebbero in grado di spostare il consenso in qualsiasi tipo di elezione. Ma c’è di più: mi pare che Cappellacci sia stato, in passato, indagato e poi la sua posizione è stata archiviata; come vede, una richiesta di rinvio a giudizio non significa condanna. Si batta, piuttosto, per l’eliminazione del Lodo Alfano; quella sì, una “vergogna”, dato che il Processo Mills ha stabilito chi è il corrotto ma non ha potuto fare il nome del corruttore. Berlusconi ottiene consenso anche perchè protetto da uno scudo che gli consente di raccontare menzogne e offendere senza che la giustizia possa intervenire.

  • 3 admin
    13 Marzo 2009 - 19:07

    Non è proprio il caso di fare una gara a chi ha più carichi pendenti o precedenti fra Berlusconi e Soru. Sarebbe, certo, agevole ammettere che il secondo rispetto al primo è solo un apprendista rispetto ad un sommo e irraggiungibile maestro. Tuttavia, che tristezza sarebbe vedere gli eredi di Berlinguer (Ravaioli è stato iscritto al PCI per alcuni decenni e Carlo Dore jr. è un berlingueriano per passione) affannarsi in questa contabilità. Non è meglio dire semplicemente che per indagati e condannati (fatta eccezione per i reati “alla Di Vittorio”) nell’area progressista non dovrebbe esserci posto (a.p.).

  • 4 Sergio Ravaioli
    13 Marzo 2009 - 19:48

    “Il termine rinvio a giudizio si riferisce a due diversi atti disciplinati dal codice di procedura penale.

    Il primo in ordine logico - sistematico è la “richiesta di rinvio a giudizio” disciplinata dagli artt. 416 ss. cpp. Essa è formulata dal pubblico ministero ogni qual volta egli ritiene che nel corso delle indagini preliminari siano stati raccolti elementi sufficienti a sostenere l’accusa nell’eventuale e successivo giudizio. Rappresenta il modo “ordinario” di esercizio dell’azione penale. La richiesta deve contenere una serie di elementi tra i quali l’enunciazione in forma chiara e precisa della imputazione. Tale elemento è di fondamentale importanza poiché fissa l’oggetto dell’udienza preliminare e soprattutto garantisce all’imputato di esercitare compiutamente il diritto di difesa. La richiesta viene depositata nella cancelleria del giudice competente (GUP) il quale fissa l’udienza e ne fa dare avviso alle parti.

    Il secondo atto al quale fa riferimento il termine rinvio a giudizio è il “decreto che dispone il giudizio” disciplinato dall’art. 429 cpp. Esso segna uno degli epiloghi dell’udienza preliminare e segna, per così dire, la fondatezza della ipotesi accusatoria formulato dal PM. Tale atto segna l’inizio del processo penale di merito avente ad oggetto l’accertamento del reato e la colpevolezza dell’imputato.”

  • 5 Quesada
    13 Marzo 2009 - 19:58

    Evidentemente per Carlo Dore jr. il giudizio del GUP non è considerato un giudizio.

  • 6 Carlo Dore jr.
    13 Marzo 2009 - 20:09

    Appunto! Gli artt. 416 ss. c.p.p. disciplinano la richiesta del rinvio a giudizio, non il rinvio a giudizio! Dopo la richiesta di rinvio a giudizio (atto del PM) , si tiene l’udienza preliminare davanti al GUP, cioè ad un giudice diverso da quello che ha seguito le indagini. Se il GUP accoglie la richiesta del PM, proncuncia il decreto che dispone il giudizio, ovvero quello che viene tradizionalmente definito “rinvio a giudizio” (art. 429 c.p.p.). Se invece ritiene che non ci siano elementi sufficienti per aprire la fase dibattimentale, pronuncia la sentenza di non luogo a procedere: nel qual caso, in altre parole, il processo non si tiene. Alla fine della giostra: l’indagato viene rinviato a giudizio con il decreto ex art. 429 c.p.p., non con la richiesta ex art. 416 c.p.p.

  • 7 Carlo Dore jr.
    13 Marzo 2009 - 20:14

    p.s. sig. Quesada: nel caso di specie, il GUP ancora non si è pronunciato, dato che l’udienza preliminare non si è ancora tenuta. Perchè dice che non ritengo quello del GUP un vero e proprio giudizio? In ogni caso, il GUP non decide sull’innocenza o sulla reità dell’indagato, compito che spetta al giudice del dibattimento, ma solo sulla sussistenza gi elementi sufficienti per aprire il dibattimento.

  • 8 Quesada
    13 Marzo 2009 - 20:40

    Ho bisogno di ulteriori ripetizioni. Per caso non è che il PM ha rinviato il caso al giudizio del Giudice dell’Udienza Preliminare? E questi, se riterrà sufficenti le motivazioni lo rinvierà al giudizio del Giudice per le Indagini Preliminari.
    Quello del PM non è già un rinvio a giudizio da parte dell’ organo dello Stato preposto all’avvio dell’azione penale?
    Vedo che anche per Soru si invocano ora sottigliezze giuridiche una volta riservate al Berlusca!

  • 9 Carlo Dore jr.
    13 Marzo 2009 - 21:00

    No Quesada, se il GUP accoglierà la richiesta di rinvio a giudizio non rimetterà gli atti al Giudice delle Indagini Preliminari, che ha già esaurito la sua funzione; rimetterà gli atti al Tribunale dinanzi al quale si svolgerà il processo. Nel rito ordinario, la richiesta di rinvio a giudizio del PM non è un “atto di rinvio a giudizio”: è un atto di parte, con cui il PM chiede al GUP di disporre il giudizio.
    In ogni caso, per parte mia, nessuna sottigliezza e nessun “trattamento di favore” per Soru: c’è un procedimento a suo carico, che deve seguire il suo naturale corso, nel pieno rispetto delle prerogative della Magistratura. Come in precedenza accennato, sono sempre stato dell’avviso che debba essere precluso l’accesso ad una carica elettiva (o meglio la candidatura ad una carica elettiva) ad una persona soggetta ad un provvedimento di rinvio a giudizio: se Soru fosse stato eletto, qualora il GUP ne avesse disposto il rinvio a giudizio per il caso oggetto di questo acceso dibattito, avrei per primo rilevato la necessità delle sue dimissioni.

  • 10 Efis Pilleri
    13 Marzo 2009 - 21:24

    Intanto faccio i complimenti ai gestori del sito per aver dato per primi e con grande precisione una notizia attesa un po’ da tutti per differenti motivi.
    A prescindere dalle puntualizzazioni giuridiche personalmente mi sento di condividere il parere dell’articolista sulla opportunità dell’atteggiamento adottato dalla magistratura ma comprendo anche la valenza politica dell’indignazione di Sergio Ravaioli.
    Mi spaventa l’atteggiamento che ritrovo in questi giorni in alcuni compagni, talvolta conosciuti anche come pacati ragionatori, che improvvisamente di qualsiasi argomento si tratti, se contiene delle critiche all’operato di Soru, replicano a colpi di anatemi e scomuniche agitando sempre lo spettro del Berlusca.

    Ci deve essere in giro un terribile virus che, se non si trovano i giusti rimedi, porterà l’estinzione della sinistra in Sardegna.

  • 11 M.P.
    14 Marzo 2009 - 11:40

    Non auguro a Soru di uscire indenne; auguro ai Sardi che non abbiano subito danni e che comunque sia fatta giustizia.
    A proposito dei due pesi: ricordo che la Voce di Soru tuonava contro Spissu indagato, e auspicava “dimissioni opportune”.
    A chi fa capo chi assegna Patenti di Sinistra? Sicuramente a qualcuno che è “PIU’ A SINISTRA DI TUTTI”. Votando lì, allora si è veramente di sinistra.

  • 12 Enea Dessì
    14 Marzo 2009 - 20:38

    Io capisco il giudizio di Ravaioli perchè, come lui, ho creduto fino alla fine che si sarebbe potuta trovare una alternativa alla candidatura di Soru. Però non credo che la notifica di un rinvio a giudizio, precedente alla tornata elettorale, avrebbe cambiato le cose. Il problema rimane ancora uno e uno solo: la guerra tra bande che sta annientando il centro sinistra.

  • 13 admin
    14 Marzo 2009 - 21:22

    Il sito è organizzato in modo che i collaboratori abituali possano fare commenti senza il filtro della redazione che in questo caso ci sembra anche poco rispettoso. L’ultima cosa a cui ho pensato è di fare il censore. Vedremmo di introdurre una modifica al sistema. Dispiace, tuttavia, constatare che anzichè entrare sui problemi, che sono gravi, spesso si usi la tastiera per attaccare le persone (a.p.).

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