A.P.
La prima notizia del g.r. di stamane? Incredibile! La affermazione di Casalino sui funzionari del Ministero delle finanze. La notizia è data in termini critici, anzi quasi scandalizzati, come se chiamare pezzi di m… gli avversari non fosse usuale nel parlare comune di tutti noi. Quante volte l’ho usato riferendomi ai ministri PD negli ultimi anni! E nel periodo del referendum? Non si parla invece della sostanza. Per la prima volta da anni il governo vuol destinare consistenti risorse ai poveri. E. per farlo, intende ricorrere al taglio delle spese e al debito. Non lo diceva il buon Keynes che un po’ di debito fa bene, aiuta la crescita? Noi, da giovani, non abbiamo fatto tante belle cose col mitico mutuo? Infine, i 5 Stelle vogliono mantenere fede al programma elettorale, dopo che gli altri li hanno sempre traditi. Renzi addirittura ci ha propinato uno scasso costituzionale e una pessima manomissione del diritto del lavoro di cui mai si era parlato. Certo non ne aveva parlato il buon Bersani nella campagna elettorale.
E la burocrazia deve lealmente collaborare con gli indirizzi del governo o deve fare mano contraria, ispirandosi a direttive extra-istituzionali, a propri convincimenti? Questo della burocrazia è un problema serio e ricorrente quando ci sono governi di svolta. Lo è stato perfino nelle rivoluzioni. La Grande Rivoluzione inventò il Commissario del governo nei processi (l’attuale P.M.) per assicurare che i giudici applicassero le leggi rivoluzionarie e non le regole antiche. E’ conforme al sistema democratico, al voto del 4 marzo, la pretesa di fedeltà riassunta da Casalino o la mano contraria di settori ministeriali?
Chiedete ai poveracci che aspettano il reddito di cittadinanza se tifano per Martina o se sono con Casalino. Semmai c’è da chiedersi se è conforme alla politica del rigore dare a Casalino 120.000 euro annui per il suo incarico. Non bastano, poniamo, 70 o 80?
7 commenti
1 Aladin
23 Settembre 2018 - 12:44
Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=87492
2 Tonino Dessì
23 Settembre 2018 - 13:04
Caro Andrea, ho avuto un collega responsabile della segreteria della Commissione Bilancio del Consiglio regionale (che tu hai ben avuto modo di conoscere e di stimare) il quale, fino a quando non è cessato dal servizio per godersi la meritatissima pensione, era unanimemente considerato il più competente e imparzialmente affidabile esperto nella sua materia.
Capitò anche a lui, dodici anni fa, di esprimere un parere tecnico sulla proposta di copertura di una manovra finanziaria che spiacque all’Esecutivo di turno, in particolare all’Assessore del Bilancio e soprattutto al suo Presidente.
Quel parere, contestato in sede politica, fu confermato da un autorevolissimo parere pro-veritate esterno, chiesto per le vie istituzionali riservatamente ed esibito ai suoi contestatori altrettanto riservatamente, perchè quella conferma avrebbe creato imbarazzo a chi era arrivato (nemmeno troppo riservatamente) a chiedere la testa del collega.
Me ne sono ricordato già alcuni anni fa quando Renzi e Padoan attaccarono gli uffici competenti nell’assistenza a ciascuna Camera in materia di bilancio, nel contesto del più generale attacco alle funzioni del Parlamento che caratterizzava il clima politico-culturale creato attorno ai progetti governativi di revisione costituzionale.
Il significato di quell’episodio mi sovviene anche oggi, sia pure trasposto interamente sul piano del potere esecutivo, riflettendo sulle dichiarazioni del M5S (e del Presidente del Consiglio Conte e del Vice Presidente Di Maio), che in forma praticamente testuale avallano come conformi alla loro linea politica e di governo le intenzioni esplicitate dal portavoce della Presidenza Casalino.
Il quale, come è emerso da una non smentita ripresa audiovisiva, ha asserito che gli Uffici del MEF non vorrebbero “trovare” fra le pieghe del bilancio i dieci miliardi di euro occorrenti per finanziare il reddito di cittadinanza, perché intenzionalmente “remano contro” e ha annunciato una vendetta epurativa nei loro confronti.
Giustamente in ambito MEF si è fatto presente che le scelte di allocazione delle risorse di bilancio non spettano ai tecnici, ma ai politici.
Il bilancio dello Stato non è un misterioso libro magico: è, pur nella sua complessità, una contabilità abbastanza leggibile.
Se li vuoi, quei dieci miliardi, sei tu che puoi e devi scegliere dove togliere (id est tagliare, a meno che non voglia aumentare le tasse) per spostare.
E devi prendertene tu la responsabilità, non pretendere dai tecnici una copertura politica.
Certo che la visione che hanno gli esponenti del M5S del rapporto con le strutture di alta amministrazione dello Stato è singolarmente confusa.
A loro son graditi i compiacenti: poi magari finiscono raggirati come la Raggi a Roma da Romeo & c., o peggio irretiti come Toninelli, il quale nella gestione della tragedia di Genova si è circondato dei dirigenti a suo tempo più esposti quanto a responsabilità di vigilanza, controllo e autorizzazione degli interventi sul Ponte Morandi, buona parte dei quali, come chiunque dotato di senno avrebbe potuto prevedere, son finiti iscritti nel registro degli indagati dalla competente Procura.
È questo coacervo di stupidità, imperizia, arroganza, tutto finalizzato alla propaganda, che può destabilizzare le istituzioni, la politica, l’economia, senza in alcun modo riformarne il funzionamento.
Infine, invocare il diritto alla privacy per le dichiarazioni politiche in qualunque modo espresse e rese pubbliche dalla stampa è con ogni evidenza una penosa sciocchezza: neppure val la pena di discuterne.
In qualunque altro Paese, ad ogni buon conto, un portavoce che si lasciasse sfuggire un’intenzione politica dei suoi danti causa così radicale da dover per evidenti ragioni restare segreta, sarebbe licenziato su due piedi.
Il fatto che ciò non avvenga e anzi che avvenga il contrario depone a sfavore anzitutto della forza, dell’autonomia, del prestigio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, cioè del vertice politico del Governo e dello Stato.
Un fatto davvero inquietante.
3 Aladin
23 Settembre 2018 - 17:48
“L’intendenza seguirà”, diceva De Gaulle o forse prima di lui Napoleone Buonaparte. Non è scontato! In argomento una riflessione, datata, nella quale si criticavano i cd tecnici che si sostituiscono ai politici. Oggi al governo abbiamo soprattutto “politici”, ma perché tutto funzioni decentemente occorre che essi abbiano un rapporto corretto con i tecnici che ne rispetti le competenze professionali e le responsabilità stabilite dalla legge. Ovviamente i tecnici, i dirigenti, devono comportarsi secondo i principi della leale collaborazione nel rendere concretamente operativi i programmi politici. In caso contrario è giusto che vengano rimossi. Riflessioni su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=67
4 admin
23 Settembre 2018 - 18:37
Andrea Pubusa
Caro Tonino,
nessuno meglio di te sa quanto io condivida la prima parte del tuo intervento. Nei cinque anni della mia presidenza della I^ Commissione in Consiglio regionale il “mio” funzionario (cioè quello della Commissione) ebbe una indicazione precisa: enunciare liberamente il proprio convincimento tecnico, anche se in contrasto con la mia opinione o con quella degli altri. E così ha sempre fatto non solo per indole personale, ma per l’affidamento nella mia totale copertura. Quel mio atteggiamento, ben noto a tutti. giovò anche agli altri giovani funzionari. Ma, non perché fra loro c’eri anche tu, devo dire che eravate professionisti di valore e di sicuro affidamento istituzionale e tali siete sempre rimasti a beneficio del Consiglio. Contare su di voi era semplicemente ovvio.
Nel caso attuale però parliamo d’altro. Come tu hai notato parliamo non di funzionari parlamentari, ma ministeriali. Si tratta spesso di boiardi, piazzati lì con infornate berlusconiane e renziane, avvezzi a servire il loro dominus più che l’istituzione. Nulla di nuovo sotto il cielo! Ora, i 5 stelle, diventati da movimentisti in brevissimo tempo governanti più di altri hanno bisogno di chi li aiuti a trovare ciò che cercano nel buio di una macchina statale complessa e decifrabile solo agli addetti ai lavori. In quel buio, se non hai leale collaborazione, non vedi neanche ciò che hai a portata di mano, davanti a te. Quindi la volontà politica, per inverarsi, ha assoluta necessità del supporto dei funzionari. E allora ecco il quesito: è inquietante percepire che nella macchina molti remano contro manomettendo il motore per bloccarlo o minacciare di cambiare i meccanici?
5 aldo lobina
24 Settembre 2018 - 11:13
Spesso in queste pagine ho avuto modo di esprimere un giudizio sulla necessità che i politici siano attrezzati per comprendere le materie sulle quali sono chiamati a dettare indirizzi, individuandone chiaramente gli obiettivi. A tutti i livelli. L’alternativa, nella migliore delle ipotesi, è che i vari enti – perfino lo Stato - siano gestiti dalla burocrazia, tutta dedita alla ordinaria amministrazione, in ottemperanza alle leggi vigenti.
Quando il politico non sa nulla di amministrazione è facile preda di chi maneggia leggi, regolamenti e li interpreta, obbedendo alla sua cultura, alle sue competenze e anche alle sue esigenze di probità, esercitando talora una funzione che esorbita per eccesso o difetto.
Chi ha avuto esperienza amministrativa conosce quanto è nel potere della burocrazia contribuire ad accelerare o rallentare determinati processi, in tempi in cui – per legge – le è stata attribuita, anche col parere di legittimità, la responsabilità giuridica. Che per soprammercato è esercitata da chi in certe funzioni dura sicuramente di più del politico di turno.
La burocrazia è un potere con quale il politico di turno si deve confrontare, addomesticandolo ai suoi indirizzi programmatici, senza mai perdere la misura di ciò che rientra in una sapiente discrezionalità, che conosce le tortuosità, i segreti, gli escamotage utili a rendere realistici e realizzabili i progetti.
E’ certamente un potere subordinato a quello politico di rappresentanza, che si esplica attraverso atti di governo ponderati, che tengano conto delle risorse necessarie e sappiano come e dove allocarle.
E’ dunque una questione di limiti, che debbono essere conosciuti da chi esprime volontà politiche e da chi è chiamato a rispettarle.
Fuori da questi limiti siamo all’arbitrio: del politico che pretende l’impossibile o del burocrate che non ottempera, collaborando con tutta la competenza possibile a mostrare - se esistono – soluzioni alternative
6 Aladinews
24 Settembre 2018 - 11:36
Il sogno di Togliatti, che potrebbe essere il sogno di Conte, di Di Maio…
—–
Togliatti sull’organizzazione*.
“Il poeta Arrigo Heine, passeggiando una notte, non ricordo per quale città del Reno, immaginava di essere continuamente seguito da una specie di genio che si incaricava di tradurre in atti le idee e i propositi germogliati nel suo cervello, e quando egli pensava che bene sarebbe stato l’abbattere dalla facciata di una cattedrale non so più quali immagini regali, ciò subito veniva eseguito, e così via. Anche noi abbiamo a nostra disposizione un genio di questa natura. Esso è la nostra organizzazione. Tracciata la linea politica, indicati gli obiettivi da raggiungere, l’organizzazione interviene per darci la capacità di attuare la prima e raggiungere i secondi. Essa dispone gli uomini nel modo più adeguato al lavoro che debbono compiere e in questo modo raddoppia le loro capacità di lavoro, il loro rendimento”.
* tratto dalla prefazione al volume “Il Partito – Togliatti” di Romano Ledda, Ed Riuniti Roma, 1972.
[http://www.aladinpensiero.it/?p=54253]
7 Carlo Dore jr.
26 Settembre 2018 - 08:44
La “vicenda - Casalino” è caratterizzata da almeno tre anomalie, che gettano un’ombra inquietante sulla concezione del potere declinata dai protagonisti della maggioranza in giallobruno. La prima, conseguente ad una riflessione quasi scontata: la leale collaborazione che l’amministrazione è chiamata a garantire ai titolari del potere politico non deve risolversi nel brutale asservimento della prima al secondo, considerati i criteri di imparzialità e buon andamento a cui deve essere ispirata l’organizzazione dei pubblici uffici.
La seconda: di fronte ai brutali attacchi rivolti ai funzionari del suo dicastero, il Ministro dell’Economia - pericolosamente silente, mentre infuria la polemica pentastellata - avrebbe dovuto mettere il Governo di fronte a una scelta, minacciando le dimissioni immediate in caso di permanenza in carica dell’ex concorrente del Grande Fratello, asceso al piano nobile di Palazzo Chigi.
La terza: un Presidente del Consiglio rispettoso dei principi costituzionali - che assegnano al Presidente del Consiglio la responsabilità dell’indirizzo politico del Governo, e che impongono ai titolari di funzioni pubbliche di agire con disciplina e onore - non avrebbe esitato un secondo ad esigere le dimissioni del suo portavoce.
Si è scelta l’indifferenza, in ragione della necessità di non alterare i fragili equilibri interni alla maggioranza di governo; si è scelto il silenzio, in luogo della rigorosa applicazione dei principi della Carta; si sono scelte le ombre: ancora più inquietanti, perché prodotte da una certa concezione del potere in giallobruno.
Risposta
Caro Carlo, non c’è nessuna indifferenza e niente di inquietante. C’è uno scontro ben visibile fra chi (i 5S) vogliono reperire fondi da destinare alle fasce deboli e chi fa mano contraria. E’ uno scontro politico forte, su un tema importante, e i 5S sono andati alla guerra, tanto che Di Maio ha anche detto che non voterà una legge di bilancio senza il reddito di cittadinanza. In altre parole apre la crisi di governo. Personalmente preferisco chi fa come Robin Hood (è per la redistribuzione) rispetto a chi difende la situazione attuale con fasce crescenti di poveri ed élites sfrontatamente privilegiate. I giudizi sul resto discendono da questa opzione di fondo. (A.P.)
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