Alfiero Grandi
Sul tormentone – purtroppo inconcludente – sulla sinistra pubblichiamo uno stralcio di un lungo intervento su Jobsnews.it di Alfiero Grandi dirigente dell’Ass. per la ricostruzione della sinistra - ARS - e vice presidente del Comitato per la democrazia costituzionale. La parte propositiva è interessante perché pone in termini non pregiudiziali e come necessario il rapporto con il M5S.
[…] L’ascesa di Salvini è resistibile, ma occorre volerlo fare. Occorre farlo partendo dai punti di fondo. Bisogna porsi esplicitamente il problema di una svolta rispetto alle scelte sbagliate fatte dopo il 4 marzo, quando si è preferito favorire un accordo tra M5S e Lega, rinunciando a tentare un accordo con I 5 Stelle. Il Pd ha sbagliato, deve correggere la scelta di favorire la maggioranza Lega-M5S. Fu un grave errore a cui occorre rimediare, intervenendo all’interno della maggioranza, appoggiando quando è possibile, senza inutili pregiudizi settari, criticando anche aspramente quando è necessario ma facendolo da sinistra per mettere sotto tiro gli sbandamenti, le giravolte dei 5 stelle. La critica non può essere indifferenziata, deve essere da sinistra, altrimenti suonerà strumentale. La critica da destra ai 5 stelle è una vera idiozia ed è figlia di una posizione politica che può solo sperare che la maggioranza giallo-verde esploda da sola, posizione come minimo subalterna, per non dire rinunciataria.
La sinistra ora è divisa, malmessa e priva di campagne e obiettivi. Rivive se si batte per la rifondazione della democrazia
Allo stato dei fatti la sinistra in Italia è divisa, malmessa, non persegue campagne ed obiettivi con il coraggio e la determinazione necessari, a volte neppure ci pensa e la parte che ci pensa è troppo debole per fare da sola. Quindi forme di convergenza sono necessarie, altrimenti I tentativi saranno troppo deboli, poco credibili, ininfluenti. Le convergenze saranno possibili però solo se ci saranno ripensamenti di fondo, ad esempio se il Pd imboccherà una strada nuova e coraggiosa, alternativa, altrimenti non si andrà lontano, ma se questo non avvenisse non vi sarebbe un vantaggio per alcuna componente della sinistra ma solo la conferma di una debolezza della sinistra (tutta) che continua e forse peggiorerà ulteriormente.
La sinistra ritroverà se stessa se si metterà nell’ottica di una rifondazione della democrazia italiana facendola vivere e cercando di essere protagonisti di questa rivitalizzazione e in questo ambito può esserci il suo rinnovamento. I temi non mancano: dal lavoro alla ripresa economica, ormai esangue, all’Europa che sarà un tema di fondo tra pochi mesi, in vista delle elezioni e che ha bisogno di innovazioni di fondo se vuole salvarsi . Occorre un progetto di Europa che faccia uscire dalla conservazione che prevale ancora oggi e dalla reazione nazionalista e sovranista che è un rimedio peggiore del male che dice di volere curare. Assetto istituzionale, regole e politiche debbono costituire un tutto unico che faccia tornare protagonista la sinistra nelle prossime elezioni europee. Costruire le proposte e uno schieramento convergente che le sorregga non sarà facile ma bisogna provarci. Non si tratta di fare liste unitarie ad ogni costo ma di presentare liste con punti in comune per un futuro raccordo politico di iniziative che abbiano la precondizione di non buttare via i voti e quindi di raggiungere almeno il 4 % che è la soglia minima per entrare nel parlamento europeo. Naturalmente l’appuntamento delle europee non basta, se uno schieramento non è in grado di chiedere le elezioni vuol dire che è incapace di porsi come alternativa politica, ma per evocarle deve quanto meno avere una proposta con cui presentarsi al paese e qui si torna al nodo iniziale, occorre tentare il confronto e il dialogo anche con il M5S, sapendo che comunque non sarà semplice ma è una scelta necessaria per superare l’equivoco dell’attuale maggioranza, se possibile non da destra.
Non è immaginabile fare forzature di natura organizzativa, occorre fare scelte politiche. Se non ci sarà accordo su tutto almeno potranno esserci dei punti comuni e su questa base un disegno comune di possibili alleanze capaci di gestire le diversità senza farle diventare dirompenti. Del resto come si fa a pensare di stabilire un’alleanza tra la sinistra, con tutti i suoi problemi, e un Pd tuttora non derenzizzato e incapace di fare i conti con se stesso, con i suoi errori. In questa fase sarebbe incomprensibile ai più e quindi cerchiamo tutti di fare scelte comprensibili, ambiziose e realistiche insieme, senza scambiare le proprie crisi per la realtà che pretende scelte ben più radicali.
Il Pd deve dimostrarsi capace di recuperare una posizione di sinistra, facendo i conti con il passato altrimenti non andrà lontano. Le altre soggettività della sinistra debbono a loro volta comprendere che la posta in gioco va oltre i destini dei singoli gruppi. Non c’è ragione per essere ottimisti ma un percorso coraggioso e innovativo è anche l’unico modo per non portare sulle spalle la responsabilità dell’irrilevanza della sinistra in Italia (tutta).
2 commenti
1 Aladin
21 Settembre 2018 - 08:05
Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=87488
2 aldo lobina
21 Settembre 2018 - 09:06
Il PD non può essere derenzizzato. Perché è diventato ormai il partito di Renzi, le cui truppe lo occupano per ogni dove. Il renzismo non è una semplice infestazione controllabile alla stregua di una derattizzazione, il renzismo è una vera e propria mutazione genetica che ha trasformato il PD in un partito di centro, che guarda a destra. Bisogna farsene una ragione. Come appare chiaro a tutti, non è questo PD che può rappresentare una leva contro il nazionalismo leghista e il qualunquismo. Chi crede il contrario si illude, anche perché i segnali politici che vengono da lì indulgono per lo più a esperienze di tipo culinario, ma non sono capaci di rappresentare istanze diverse che non soddisfino con il naturale appetito l’uggia di potere. Renzi, temendo di perdere la leadership, non cade nella trappola di Calenda, e preferisce continuare a mangiare pop corn, piuttosto che farsi sfilare il partito dagli altri commensali.
Esiste un forte disorientamento nella gente. Molti voti sono evaporati perché quando i capitani perdono loro stessi la bussola l’elettorato sente il tradimento e si dirada, astenendosi o rivolgendosi ad altre forze.
L’idea che i partiti nascano attorno a un leader carismatico è sbagliata e pericolosa. Occorrerebbe un grande concorso di popolo che sottoscriva un manifesto programmatico in cui vengano delineati chiaramente gli orientamenti politici che privilegino la giustizia sociale, il lavoro e le libertà, accelerando così il trapasso del PD, comunque destinato – come tutte le cose – a scomparire, e meritatamente!
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