Caro Tonino, la tua analisi mi pare senza speranza

16 Settembre 2018
2 Commenti


Andrea Pubusa

(foto a margine di una riunione del Costat)

Caro Tonino,

sai quanto io consideri ciò tu dici e, anche quando dissento, quanto tenga sempre a mente la tua diversa opinione. Così è anche in questo caso, nel post di ieri a me pare che la tua lettura della realtà sia sforzata e pecchi “in eccesso”. Mi riferisco alle tue affermazioni circa lo scivolamento non a destra, ma addirittura su posizioni naziste di noti esponenti della sinistra democratica. Capisco che il termine è usato volutamente in modo provocatorio, ma anche, attenuandolo, è un giudizio che non condivido. Così come nego nel modo più fermo che dal M5S vengano insidie autoritarie alla nostra democrazia. In questa ottica negavo anche la patente di “fascista” a Renzi, vedendo piuttosto nel suo disegno costituzionale una versione del progetto iperliberista di von Hayek e dei soci della Mont Pelerin Society, come ci ha chiarito Gianfranco Sabattini. E’ una visione a-democratica, che assegna il governo ad una oligarchia, e tuttavia non è fascismo.
Nei casi da te citati è in gioco una valutazione del fenomeno migratorio e tu, giustamente, ribadisci che noi siamo con la Costituzione, per la persona tout court, senza alcuna distinzione. E dire questo implica una condanna senz’appello di quanti usano terminologie discriminatorie e razziste o utilizzano le sofferenze delle persone per trarne vantaggio, anche quando venga invocato l’interesse nazionale. Non esiste nella prospettiva costituzionale un interesse nazionale o pubblico che si soddisfi con compressione di persone. Anche l’art. 41, come ben sai, pone una precisa gerarchia degli interessi e su quello economico o di mercato prevale sempre il rispetto dell’uomo e della sua dignità (”L’iniziativa economica privata è libera.  Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”). Ma di questo fra noi non vale discutere tanto siamo millimetrivamente d’accordo.
Tuttavia ci sono altre questioni, da affrontare, e cioé che il fenomeno dev’essere fronteggiato su scala almeno europea e un pensiero va rivolto ai paesi di fuga. Cosa succede lì se la gioventù più ardita e coraggiosa scappa, si trasferisce in massa? Francesco Cocco, in un post che aveva suscitato la reazione tua e di altri, criticava “i pasdaran del buonismo. Quelli che sono per l’accoglimento dei migranti  “senza se e senza ma” e rivendicava la libertà di praticare il “cattivo vizio” “di pormi degli interrogativi e di avanzare dei dubbi“.  E soggiungeva ch’essi gli “vengono soprattutto quando questi pasdaran “…  in una posizione di difesa assoluta dei propri privilegi”,  “parlano di salvaguardia della propria identità e poi invocano una sorta di meticciato indefinito, quando predicano contro lo spopolamento dei nostri paesi e invocano il ripopolamento con i migranti, senza tener conto che lo stesso comporta la desertificazione umana dei territori di provenienza dei migranti”. “A me - proseguiva Francesco - viene il dubbio che il debito aumenti perché stiamo sottraendo a quei Paesi le energie umane migliori e ad esse spetterebbe sottrarre le rispettive economie da una condizione di sottosviluppo.
Quando leggo della seconda grande potenza capitalistica mondiale, la Cina, che compra milioni di ettari di terra in Africa, di un grande canale parallelo al corso del Nilo per creare nuove terre coltivabili, acquistate dai principi arabi del petrolio, mi viene il dubbio che si vogliano spopolare volutamente quelle terre seguendo la strada che i sionisti, già alla fine dell’Ottocento e nel Novecento, hanno seguito in Palestina.
Vi sono situazioni di guerra, dittature inumane, soppressione di diritti elementari ma siamo sicuri che la via giusta sia la fuga e non la lotta per rovesciare certe situazioni? Naturalmente tenendo ben presente che la via americana di “esportazione della democrazia” è una grande cavolata e che  le istituzioni devono attagliarsi alle specifiche realtà storiche”.

Concludeva Francesco, da vero intellettuale, buon chierico del dubbio: “Io non ho elementi né le capacità per avanzare suggerimenti. Ho voluto solo esprimere il fastidio per certo buonismo semplicista. Convinto come sono, secondo l’insegnamento di Papa Francesco, che esista  anche un “diritto alla propria terra”. Che, poi, in ultima istanza  è il diritto a costruire la nostra storia nella realtà dove il destino ci ha fatto nascere. Sono anche convinto che l’Occidente debba pagare il suo debito storico, rinunciando in non piccola misura, all’opulenza con un’equa distribuzione della ricchezza a livello mondiale. Se questo non farà, saremo in presenza di nuove e più pesanti forme di neo-colonialismo“.
Tu criticasti Francesco in un post. Condividendo lo scenario degradato e senza speranza dei luoghi di partenza, tu rilevasti che “dal punto di vista esistenziale, il massimo che si può tentare, nelle realtà colpite da questi scontri brutalissimi tra soggetti e interessi, è la fuga individuale verso luoghi nei quali ancora si ritiene di poter salvare la pelle e di garantirsi una condizione protetta”. E soggiungevi: “Noi non possiamo che spingere al massimo per un’accoglienza incondizionata di chi non può che fuggire“. Però non negavi l’esistenza dei problemi sollevati da Francesco, a partire dai costi (”Certo, nel contempo non possiamo non avvertire tutti, nei Paesi occidentali, che questa solidarietà umanitaria obbligata avrà un costo enorme“). E ponevi la questione di una battaglia  contro “l’iniquità del nostro sistema” che “ha incrementato le condizioni di disagio interne“, in conseguenza  del fatto “che ricchezza e potere si sono concentrate progressivamente verso l’”alto” della piramide“.  E lucidamente indicavi le alternative.: ” o riparte un movimento per ricondurre a giustizia, anche redistributiva verso il basso, il nostro sistema economico, fiscale e sociale, oppure non ci sarà buonismo che tenga. Il conflitto interno è alle porte e il nostro sia pur precario quieto vivere (compresa la sua residua dose di spirito caritatevole) deflagrerà, con conseguenze che in alcuni Paesi membri della UE abbiamo già potuto constatare con angoscia“.
Perché ho voluto riprendere quel dibattito di ormai tre anni fa? Perché penso che le questioni sollevate da Francesco Cocco non fossero peregrine nè frutto di svalutazione del fenomeno migratorio,  ma indicassero i filoni di ricerca, di intervento e di lotta ancora sul tappeto oggi: anzitutto, il problema di mantenere in Africa le forze del cambiamento; secondariamente, accogliere i migranti davvero, ossia inserendoli, non creando turbe di mendicanti, di nuovi schiavi, facilmente infiltrabili dalle mafie; infine, ma non per importanza, coinvolgere l’Europa perché solo così si possono spalmare i costi e procedere ad una reale inclusione.
Bene, allora tu ritenevi che porsi in un’ottica di ricerca e di impegno, avanzando anche dubbi, non significasse abbassare la guardia sul razzismo. Anzi delineavi un orizzonte di impegno e di lotta. Oggi, invece, la tua analisi mi sembra in qualche modo “disperata”, senza speranza. Riamangono solo i movimenti antirazzisti e antifascisti. Fra le forze politiche nulla è da salvare o da considerare come possibile interlocutore. Non ci sono fra esse contraddizioni o spazi di manovra. A me non pare sia così. Forse m’illudo, ma credo ci siano forze politiche che, contraddittoriamente, si pongono i nostri stessi problemi. Vedo la precarietà della situazione, ma rimango convinto che quella lotta di cui tu parlavi nel tuo post di tre anni fa abbia maggiori possibilità di svilupparsi oggi.

2 commenti

  • 1 Tonino Dessì
    16 Settembre 2018 - 07:22

    Caro Andrea,
    le mie valutazioni di oggi sono coerenti col mancato avverarsi delle condizioni che indicavo tre anni fa.
    Quella ripresa di movimenti per la giustizia sociale che fronteggiassero e impedissero, o che addirittura invertissero, uno scivolamento ulteriore verso scenari inquietanti, non c’è stata e non c’è.
    Ritenere che un’esperienza di governo marcata dall’egemonia di un partito di estrema destra possa “far le veci” di quei movimenti sociali, culturali, politici, appare -converrai- un punto di vista paradossale.
    Vorrei anche fosse chiaro che distinguo fatti e “intenzioni”.
    Non per fare l’esegeta di me stesso, ma io non ho mai scritto nè pensato che il M5S sia un soggetto politico fascista e nemmeno che Fassina, D’Attorre o altri come loro siano diventati nazisti.
    Più semplicemente constato che il M5S sta con un partner che dalla posizione di governo agisce indisturbato, quotidianamente, come sappiamo. Nel contempo segnalo che Fassina, D’Attorre e altri, piuttosto che indicare, come sarebbe coerente fare, quali sarebbero i nuovi terreni di lotta contro un sistema che loro più di me descrivono come dominato totalitariamente dai grandi poteri economici europei e internazionali, indicano nel contrasto alle migrazioni il terreno più qualificante per il riposizionamento della sinistra.
    Infine, “disperata” è un termine che non mi pare possa definire la mia posizione.
    Tre anni fa concludevo con l’indicazione di una linea positiva di movimento.
    Oggi più realisticamente indico una linea positiva di legittima e indispensabile difesa: ma pur sempre di una linea di movimento, sganciata dalle differenti valutazioni del quadro politico contingente (e, mi sono augurato più volte in precedenti articoli) transitorio, si tratta.
    Non vorrei davvero trovarmi fra tre anni a cercare una linea di ultima, estrema resistenza.
    Ma questo non dipende certo da me.

  • 2 Aladin
    16 Settembre 2018 - 17:17

    Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=87203

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