Il fazzoletto dell’ANPI disturba, l’ANPI disturba per la sua libertà

14 Settembre 2018
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Gianna Lai, presidente ANPI Cagliari

  Fermata per fazzoletto Anpi, la denuncia di Ottavia Piccolo 
  

Che il lavoro di questi anni abbia messo in luce la cultura e la politica dell’ANPI in difesa della Repubblica democratica  contro gli attacchi durissimi dei governi berlusconiani e renziani, è cosa nota. Tra i cittadini organizzati, nel Sindacato, nell’associazionismo progressista di questo Paese, tra molti degli elettori che hanno votato No al Referendum sulla modifica della Costituzione il 4 dicembre. Tra chi non si è voluto arrendere in questi anni alle politiche recessive imposte dall’Europa, all’aumento abnorme cioè delle diseguaglianze che rendono povero anche chi un lavoro ce l’ha. Una piccola forza, l’ANPI, al centro del programma l’attuazione della nostra Carta e l’impegno antifascista, che  vuole contribuire a promuovere la partecipazione, a sollecitare  nuovo protagonismo giovanile nelle battaglie per la pace e per una vera accoglienza dei migranti. Ci indignano i respingimenti  e le nuove forme di schiavismo cui gli stranieri  vengono sottoposti nel nostro paese, combattiamo perché si allarghino a tutti le garanzie della cittadinanza, lavoro scuola, stato sociale, a partire da un vero intervento dell’Europa, che sennò resta pura entità burocratica e finanziaria come è stata in questi anni, avversa ai migranti stessi.
 Abbiamo anche però notato crescere, mentre crescono le adesioni alla nostra associazione, un vero e proprio fastidio, rispetto all’ANPI,  tra le maggioranze interne ai precedenti governi. Un’insofferenza diffusa, che risale in particolare alla battaglia del Referendum, proprio tra quelle forze che hanno sempre tenuto in così scarsa considerazione il riemergere di ideologie della nuova destra. Di pratiche fasciste ispirate a gruppi europei fortemente caratterizzati in Germania e nell’Est europeo, senza peraltro che la UE stessa sia in grado di approntare, o voglia approntare, politiche di contrasto. Allora anche un fazzoletto ANPI portato al collo può disturbare la quiete pubblica, specie se non si sa  neppure  di cosa si tratta, ingenerare contrasto, niente niente che qualcuno possa magari protestare contro questa forma di esibizione delle proprie idee. Si dice semplicemente no, subito subito no, tu non puoi entrare, come fa un comune burocrate addetto agli uffici quando il cittadino gli si rivolge, incombenze, regole, divieti, non dalla parte del cittadino, tutto diventa abnorme, simile ai racconti di Kafka. Bé, poi vediamo, se reagisci e insisti,  se qualcuno si schiera dalla tua parte e ti sostiene, allora può intervenire il funzionario superiore a lasciarti passare. Intanto, che si sappia, non è costume di tutti i giorni uscire con il fazzoletto dell’ANPI al collo, puoi stare al massimo nella tua bella manifestazione sul lavoro, senza attirare però l’attenzione di chi potrebbe pensarla diversamente e magari pianta una bella grana. Senza attirare l’attenzione della forza pubblica che è lì per  garantire la sicurezza dei cittadini, della quale non  fa parte certamente  la libera espressione del pensiero e di condivisi ideali. Ma se reagisci e insisti, come ha fatto Ottavia Piccolo, se c’è qualcuno che si schiera dalla tua parte e ti sostiene, puoi passare. Perché nacquero così le dittature, fondandosi su burocrazie fedeli e assoggettate, senza pensare con la mia testa, faccio quello che mi comandano di fare, servo di qualunque stato, anche di quello fascista, ai tempi del fascismo e del nazismo. Che oggi grazie anche all’intervento dell’ANPI, sappiamo vedere con lo sguardo critico puntato su questi nostri tempi, su questo  nostro presente, impegnati come siamo a cambiarlo verso la costruzione dell’uguaglianza nella democrazia e nell’antifascismo.

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