Conte: un cittadino normale a Palazzo Chigi

12 Settembre 2018
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A.P.

Ammetto di avere un’istintiva simpatia per Giuseppe Conte. E’ un collega, seppure di raggruppamento disciplinare diverso dal mio. Ha un buon curriculum e una buona produzione scientifica. Insegna a Firenze che è un Ateneo che ho conosciuto per ragioni accademiche ed è di grande prestigio. Quindi una chiamata a Firenze è già segno di avere una elevata considerazione in ambito universitario. Nutro simpatia per Conte in quanto viene da un paesino pugliese e, siccome anch’io vengo da una bidda, passando per Carbonia, so quanto sia difficile e quanti giudizi informali e formali si devono superare per giungere alla cattedra. Mi sembra poi una persona per bene, ben educata e garbata. Posso o non condividere la sua politica, ma certamente ritengo di poter dormire sonni tranquilli circa la sua serietà e la sua etica pubblica. Ecco perchè rimango stupefatto per il basso livello della critica giornalistica e politica nei suoi riguardi, prima col curriculum ora con la vicenda della procedura per la chiamata a Roma. Sono procedure di routine nelle Università, dove è frequente che il prof. vincitore di concorso venga chiamato in una sede lontana dalla sua residenza. Qui a Cagliari abbiamo avuto tanti eminenti studiosi, che hanno ben operato nelle nostre facoltà, ma si sono trasferiti appena possibile nelle loro sedi d’origine. Conte risiede a Roma, con moglie e figlio, è del tutto naturale e ovvio che voglia essere chiamato in quell’Ateneo. La procedura segue criteri accademici e, in molti casi, la chiamata si ispira parametri del tutto obiettivi. Non ci sarebbe stato dunque alcun conflitto se Conte avesse insistito nella domanda. Invece ha rinunciato per sensibilità personale, come ha detto lui stesso, confermando la sua correttezza  istituzionale.
Personalmente, mi fa piacere avere un premier che ha un mestiere di prestigio, frutto di studio e operosità, e che, quando scade il mandato, sa dove andare a lavorare. Il giudizio politico, evidentemente, si basa su altro, anche se tornare alla normalità ed avere un presidente che svolge il suo mandato con “dignità ed onore” è una vera e propria rivoluzione di costume.

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