Dibattito sulle regionali: interviene Marilotti

5 Settembre 2018
2 Commenti


Gianni Marilotti

Ho seguito con attenzione il dibattito aperto, per ora solo da Andrea Pubusa e Tonino Dessì con qualche incursione di Carlo Dore junior e Roberto Mirasola, sul senso e il ruolo della sinistra in questa difficile e caotica fase politica. In tempi normali si sarebbe detto: finalmente si riparte! In tempi normali, cioè nel secolo scorso. Allora esistevano ancora una destra “democratica” con principi, valori riconoscibili, classi sociali a cui far riferimento; e parimenti una sinistra. L’Unione europea sembrava aver raggiunto l’obiettivo della unificazione del più grande mercato economico mondiale. Eppure due grandi intellettuali, fra tanti altri, ci avevano messo in guardia sulla deriva populista dovuta all’incombere della società della comunicazione. Mi riferisco al liberal democratico Karl Popper e al dissacratore Pierpaolo Pasolini. Ciò che abbiamo conosciuto finora nel terzo millennio non fa che confermare quelle infauste previsioni: non esistono più partiti, sono allo sbando i corpi sociali intermedi; la rappresentanza politica, sempre più effimera e liquida, è affidata allo strapotere o alla capacità di singoli leader di captare gli umori dell’elettorato. In Italia, prima Berlusconi, poi Renzi, oggi Salvini. Tra essi le comparse, le mezze figure: gli eurocrati Prodi e Monti, il dottor sottile D’Alema, il sognatore del proprio ombelico Veltroni. Non è che a livello mondiale le cose siano andate meglio, se si escludono, forse, il pragmatismo della Merkel e il cinismo di Putin, gli unici ad essere ancora, bene o male, sulla scena.
Non ho parlato del Movimento 5 Stelle perché, in qualche misura, rappresenta un’anomalia. Questo movimento vive e prospera all’interno dello sfaldamento del vecchio sistema di potere, ha una articolazione orizzontale, ma subisce scelte verticistiche che derivano, non da disegni personali, ma da una visione generale, sebbene non ancora del tutto precisata. Su tutto spicca la volontà di andar oltre i perimetri e i valori della destra e della sinistra come li abbiamo conosciuti finora. Per un cittadino cresciuto all’interno di quella demarcazione netta, non è facile comprendere e sintonizzarsi, e il sottoscritto non ha fatto certo eccezione. Mi ci ritrovo allorché verifico che un’istanza alla quale ho sempre creduto, vale a dire l’abbattimento della forbice tra i pochi ricchi e i tanti poveri, è l’obiettivo fondamentale del Movimento, portato avanti con coerenza con mille pratiche e azioni quotidiane. Sì, di questo sono sicuro: il Movimento sta dalla parte degli ultimi, ed è per questo per il recupero da parte dello Stato di funzioni vitali cedute, secondo la prevalente visione neoliberista (a destra come a sinistra), ai privati: acqua, trasporti, telecomunicazioni, scuola, salvaguardia del paesaggio. Probabilmente non basta per mettere al sicuro la Costituzione e i diritti democratici. Altre esperienze del secolo scorso, come il peronismo o il socialismo reale, per fare due esempi molto diversi, hanno avuto derive infauste. C’è da fare i conti con la globalizzazione, con la speculazione finanziaria, con i nuovi scenari della geopolitica.
La lotta alla casta, l’abbattimento delle distanze tra eletti e cittadini, la politica come servizio pubblico, onestà e serietà nell’impegno, erano per me fino a sei mesi fa solo slogan, come il famoso “uno vale uno”, ovvero l’intercambiabilità dei rappresentanti del popolo a tutti i livelli. Eppure, se vogliamo essere obiettivi, e pur riconoscendo errori ed ingenuità nell’esercizio del potere, quegli obiettivi sono ancora l’orizzonte degli attivisti pentastellati e a nessuno, dei vecchi e dei nuovi rappresentanti del Movimento, passa per la testa di dimenticarsene. Sono rimasto colpito da un passaggio alla vigilia della formazione del governo, allorché Di Maio, parlando a nome di tutti (parlamentari alla seconda legislatura, ministri, sottosegretari) annunciò che per lui stava iniziando un’avventura esaltante , ma che avrebbe anche segnato la fine della sua carriera politica, sia che il governo fosse durato per l’intera legislatura, sia che fosse durato solo un mese. Mi ero chiesto in quella occasione: ma sarà poi vero? Oggi non ho dubbi, perché ho capito che quella è la carica rivoluzionaria del Movimento, la sua cifra. Si possono nutrire dubbi circa la fattibilità, ma così è. Gli eletti, a tutti i livelli, vengono formati ed accompagnati nell’esercizio della loro funzione, non come una nuova classe dirigente, semplicemente perché il Movimento 5 Stelle non prevede che debba esistere una classe dirigente permanente. Sono cambiati i paradigmi della politica, e questo manda in bestia gli esponenti della vecchia classe dirigente: non ci credono, non sono d’accordo, non si rassegnano a dover lasciare.
Piccoli gesti quotidiani, ma portati avanti con coerenza: oltre l’indennità per l’esercizio di mandato, nessuno percepisce un euro in più per eventuali ulteriori incarichi, lo stipendio viene decurtato per tutti i parlamentari pentastellati. Nessun benefit viene accettato. Per il Gran Premio di Monza di Formula 1 sono arrivati gli inviti ai parlamentari. Confesso che sarebbe stata un’esperienza che avrei fatto volentieri. Puntuale la circolare di Di Maio: nessuno si azzardi ad accettare gli inviti. Chi vuole vada a proprie spese. C’è un’intera comunità che crede e cresce su questi piccoli gesti di pulizia morale. Se dobbiamo essere dalla parte degli ultimi, così deve essere e la condivisione diventa una cosa naturale.
Non vorrei sembrare troppo oleografico con queste mie testimonianze, però ho sempre creduto che, soprattutto in politica, alle parole debbano seguire i fatti e ho sempre combattuto il carrierismo politico. Non credo che la convivenza, attraverso lo strumento del “contratto di governo”, con la Lega di Salvini meriti agli attuali rappresentanti del Movimento 5 Stelle l’epiteto di fascisti, antidemocratici, o nella migliore delle ipotesi, opportunisti conniventi coi razzisti. Oltre che ingiusto, questo giudizio è profondamente sbagliato perché non separa il grano dal lòglio. Ci sono profonde differenze tra noi e la Lega, ma c’è anche un’Italia sofferente e che ha paura. Io sono sconcertato dal fatto che diverse persone (con un passato di sinistra) che mi hanno votato il 4 marzo, oggi sono molto più vicine a Salvini che non al M5S. Ricevo decine di messaggi ogni giorno di persone esasperate. Mi permetto di riportare uno degli ultimi (omettendo ovviamente il nome):

“Un anno fa mi sono laureato in Viticoltura e enologia. Oggi sto facendo un tirocinio in provincia di Reggio Emilia, facendo molti sacrifici: percepisco 450 € di rimborso spese, nulla più.
Ieri, nell’azienda dove sto lavorando, è venuto un rappresentante di una cooperativa di accoglienza della zona. Voleva proporre 3 ragazzi, che grazie al progetto Lift possono essere assunti, con un contratto di tirocinio, con un rimborso spese di 450 € interamente corrisposto dallo Stato, non dal proprietario dell’azienda (come nel mio caso).
Quest’uomo ha aggiunto anche che i ragazzi usufruiscono di vitto e alloggio presso la struttura che lui rappresenta, e percepiscono anche un pocket money mensile di 75 € per le piccole spese.
Io sono in camper da 5 mesi perché con il “rimborso spese” riesco si e no a pagarmi il cibo, loro hanno una camera e gli viene fornito pranzo e cena, oltre alla colazione. Ma la cosa più incredibile deve ancora arrivare…Sono andato a leggermi le condizioni di questo “progetto Lift” e leggo che gli immigrati non possono lavorare per più di 30 ore settimanali… Io ne lavoro 40!
Siamo all”assurdo! Da domani chiunque abbia una ditta può avere manovalanza gratuita (che paghiamo noi cittadini) e non assumerà più nessuno, nemmeno un pulcioso neolaureato a 450 €, non gli conviene più. Paghiamo delle cooperative di accoglienza e gli immigrati che accolgono per prendere il nostro posto nel mondo del lavoro, e nessuno dice nulla?”
Certamente questo non mi porta ad inseguirli nella loro involuzione, ma a riflettere sì. Credo che, fatti salvi i principi costituzionali e il dovere, non solo della solidarietà, ma dell’inclusione, non dobbiamo lasciare il tema dell’immigrazione al Ministro dell’Interno, ma dobbiamo assumere una posizione nostra e autonoma: politiche attive dell’immigrazione che comprendano la riattivazione di una politica euromediterranea di cooperazione, sicurezza e benessere comune.
Sulla flat tax, il Decreto dignità, il reddito di cittadinanza non vorrei che anche a sinistra si ripetessero, parola per parola, i giudizi che FI e PD all’unisono, e dall’alto delle loro competenze di economisti, ci scagliano contro in Parlamento. Ci vuole tempo, è presto per giudicare e pontificare, lasciamo che la politica, non i presunti tecnici, compresi quelli di Bruxelles, faccia il suo lavoro. Ricordo un’intervista dell’allora premier portoghese Mario Soares. Al giornalista che gli chiedeva cosa ne pensasse delle previsioni degli economisti, rispose che gli economisti sono molto bravi a descrivere ex post gli accadimenti economico-finanziari, peccato che non abbiano mai azzeccato una previsione. Dunque la politica, se ha idee, le deve portare avanti con coraggio.
Sulle elezioni Regionali. Il ragionamento di Andrea Pubusa non fa una grinza. La posta in gioco è tra la vittoria della destra o del Movimento 5 Stelle. Il PD ha smarrito se stesso ed è allo sbando a tal punto che i tradizionali alleati guardano a destra con o senza il PD; l’area sovranista o indipendentista è dilaniata dalle solite divisioni ed è priva di un disegno credibile. La legge elettorale regionale, truffaldina, è sostanzialmente maggioritaria: la coalizione che prende un voto in più può contare su una maggioranza stabile. La coalizione, appunto. Mentre il centrodestra avrà una coalizione, il Movimento 5 Stelle correrà da solo, col rischio di non farcela come è recentemente capitato in Molise. Pubusa ricorda che le elezioni Regionali non sono comparabili con quelle nazionali e fa una proposta: la sinistra diffusa, quella ambientalista, pacifista, democratica dovrebbe appoggiare il candidato Mario Puddu con un “contratto di governo” da sottoscriversi, non dopo, bensì prima delle elezioni. Un accordo che salvaguardi le prerogative e sensibilità dei contraenti (che non sarebbero partiti o spezzoni di partiti, ma cittadini organizzati). Se andasse in porto questa prospettiva il Movimento 5 Stelle avrebbe maggiori chances di vittoria e quelle variegate espressioni della sinistra diffusa avrebbero un diritto di tribuna. Confesso che il giorno dopo le elezioni in Molise, questo era il mio pensiero. Ho provato ad esporre il mio punto di vista ma ho capito ben presto che non c’erano spazi di manovra. Per sua natura e vocazione il Movimento 5 Stelle non può fare operazioni di questo tipo che tradirebbero il suo principio istitutivo, semplicemente saremmo omologati agli altri partiti. Questa la risposta del corpo del movimento. Alla timida obiezione che la politica è creatività libera e che la Sardegna avrebbe potuto essere un laboratorio dove sperimentare il nuovo. La risposta è stata la medesima. D’altronde Pizzarotti, che va in giro per l’Italia a proporre il “partito dei sindaci” e lo fa a suo dire nello spirito dei 5 Stelle, non sta forse tradendo un principio basilare del Movimento? Egli, dopo due mandati dovrebbe ritornare a fare il cittadino, non costruire una nuova classe dirigente che guardi al futuro. La democrazia diretta, l’”uno vale uno” ha le sue regole.
Sarà una battaglia difficile, ma l’entusiasmo è tanto. Il Movimento 5 Stelle può vincere le elezioni, certo poi governare la Regione è un impegno gravoso per il quale servirà l’apporto di tante competenze e professionalità che nel campo democratico certamente non mancano.

2 commenti

  • 1 Aladin
    9 Settembre 2018 - 00:05

    Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=86749

  • 2 Sardozen
    10 Settembre 2018 - 10:32

    Intervengo da cittadino, il progetto di Governo del MoV 5s, è totalmente antagonista al metodo di selezione politica e dunque organizzativo dei partiti e movimenti che hanno preceduto il MoV. Purtroppo la casta in politica è autoreferenziale, e sopratutto si autogenera continuamente, si potrebbe dire per clonazione, basta leggere o ascoltare gli interventi dei vice,vice,vice segretari. Certo sconvolge e disorienta a volte qualche dichiarazione fatta da Ministri pentastellati, ma è la politica che è cambiata, crollati per loro crisi morale ancora più che idelogica i partiti, vegetano privi di libero pensiero propositivo. Quello che sta nascendo in soli 2 mesi di Governo e meno di dieci dalla creazione del MoVimento è la nuova politica, potrebbe diventare anche la buona novella, per la società che abolite le classi sociali, non è riuscita a cancellare le enormi differenze sociali, fra ricchie e poveri.

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