Dore jr. e Dessì intervengono nel dibattito sulla politica regionale e nazionale

1 Settembre 2018
2 Commenti


Carlo Dore jr

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M5S e Lega uguali sono, l’alternativa è nelle forze a sinistra del PD

Gentile Professore,
il Suo articolo impone alcune riflessioni, che affido a questo commento, nella speranza che possano costituire una valida base di discussione.
A mio avviso, la Sua costruzione è inficiata da due difetti di impostazione, relativi alla qualificazione del M5S come forza capace di rappresentare l’elettorato democratico (o, detto in altri termini, come “Movimento per la Costituzione” in grado di interpretare i principi ispiratori della Carta), ed all’esistenza - all’interno della stessa maggioranza di governo - di una sorta di “muraglia cinese” che consente di contrapporre (e dunque di non sovrapporre) il M5S alla Lega di Salvini.
Partiamo dal primo punto: il M5S è un partito “democratico”, un movimento per la Costituzione espressione di quei principi che abbiamo difeso il 4 dicembre del 2016? La risposta è: ovviamente no. Non lo è strutturalmente: un partito fondato su un blog, che si limita a veicolare i vaniloqui di un comico da seconda serata riscopertosi “maitre a penser” del disagio sociale, risulta lontano anni luce dal modello delineato dall’art. 49 della Carta. Non lo è “strategicamente”: il famoso “niet” opposto al tentativo di Bersani di dare vita al “governo di cambiamento” del 2013 ha di fatto aperto ai rottamatori le porte di Palazzo Chigi, soffocando sul nascere una stagione che, con Bersani presidente del Consiglio e Prodi al Quirinale, avrebbe forse consegnato l’Italia ad un destino diverso da quello che si sta concretizzando nella stretta attualità. Non lo è nel “linguaggio”, al più risolto in slogan aggressivi degni della peggiore retorica da Marcia su Roma.
Conosco le Sue obiezioni: il M5S ha offerto un contributo importante alla campagna referendaria. Affermazione innegabile, ma Le chiedo: quel contributo si fondava sull’autentica condivisione dell’impianto della Carta, o sulla logica (politicamente ineccepibile) di infliggere un colpo mortale all’avversario politico del momento? Conosciamo entrambi la risposta, confermata dalle osservazioni di cui sopra: un partito della Costituzione non è un partito del Capo.
Ancora: l’attuale assetto di potere è in parte dipendente dal rifiuto del PD di far parte di un’alleanza di governo: vero anche questo. Ma, premesso che una simile strategia (da me peraltro non condivisa) si giustificava alla luce dei fatti del 2013, lo stallo parlamentare ha sempre una via d’uscita diversa dall’alleanza “contro natura” con una forza politica (La Lega Nord) descritta in campagna elettorale come un avversario irriducibile e non come un potenziale interlocutore: un governo “di scopo” chiamato a riscrivere la legge elettorale, per poi riportare il Paese alle urne.
Si viene dunque al secondo punto: M5S e Lega Nord non sono realtà politicamente contrapposte, ma espressione di logiche identiche, animate dalla condivisione di alcuni presupposti di fondo: i presupposti che animano le pulsioni razziste e fascistoidi contro le quali Lei stesso avverte la necessità di una mobilitazione. Detto in altri termini: la “muraglia cinese” a cui ho fatto prima cenno in verità non esiste; Grillo e Salvini sono espressione delle stesse logiche autoritarie, con la conseguenza che non si può pensare di contrastare il secondo sdoganando il primo.
Che fare, dunque? La Santa Alleanza proposta da Uras è davvero l’unica prospettiva praticabile? Anche sul punto, la risposta è: no. Non occorre un unico carrozzone che raccolga quel che resta del PD e di FI sotto le insegne di un candidato più o meno presentabile. E’ viceversa necessario che le forze dell’area democratica si riconnettano con le istanze del loro elettorato, ripensando sé stesse alla luce degli errori compiuti durante la stagione del renzismo e evitando di assecondare le logiche “conservatrici” di quella classe dirigente la quale, a livello locale, da troppo tempo governa le sorti dei partiti gravitanti nell’area democratica. Una sinistra che torni a fare la sinistra, con un programma attento alle istanze di una società in sofferenza e che (archiviando i soliti nomi) si dimostri aperta al contributo di quegli intellettuali che hanno svolto (loro sì) un ruolo decisivo nella battaglia referendaria costituisce, a mio avviso, l’unica risposta allo status quo, in grado di offrire un punto di riferimento alternativo anche a quella fetta di elettorato progressista che (vuoi per sfinimento, vuoi per disillusione, vuoi per rabbia) ha accordato fiducia ai pentastellati, e che ha visto quel capitale di fiducia umiliato insieme agli ostaggi della Diciotti.
Perché su una cosa, caro Professore, sento di concordare con Lei: gran parte degli elettori di M5S hanno una dignità democratica molto superiore rispetto a quella che caratterizza il partito a cui si trovano, loro malgrado, a fare riferimento.
Perdoni la lunghezza del mio intervento, e la forma poco organica del mio scritto: non si tratta di un “articolo” in senso tecnico, ma di una replica a cuore aperto, che, ripeto, spero possa animare una discussione quantomai necessaria.
Un saluto cordiale,
Carlo
Tonino Dessì

L’ondata di odio neofascista favorito dal governo impone un’opposizione netta. I giochi si possono riaprire se il M5S rompe con la Lega

 

Caro Andrea,
sarebbe troppo banale ricorrere all’argomento che piena occupazione e benessere economico e sociale diffusi, anche per i lavoratori, furono assicurati in Germania fra il 1933 e il 1945, dopo la sconfitta del movimento operaio tedesco, il fallimento dei suoi partiti e la fine della democrazia di Weimar.
Ma, appunto, sarebbe un argomento novecentesco.
Sarei più intrigato magari da una riflessione su come alla prospettiva di una democrazia rappresentativa spazzata via da meccanismi plebiscitari che per l’esser gestiti digitalmente non diventerebbero di sicuro l’anteprima della democrazia diretta, si possa rispondere considerandola un rischio e, sul filone dell’ultimo Rodotà, non del recente Casaleggio junior, si possa rispondere in forme di democrazia anche sociale più avanzate.
Questo sarebbe sicuramente un tema post-novecentesco e pienamente immerso nella contemporaneità.
Tuttavia resto nel contingente e muovo un’obiezione più concreta e radicale al tuo ragionamento.
Il danno perpetrato alla già fragile coesione culturale e civile, direi “morale”, del Paese da parte della coalizione gialloverde, consentendo l’una componente per convinta adesione, l’altra per opportunismo, a un’onda di odio neofascista di varcare ogni confine precedentemente conosciuto, è a mio avviso tale che l’esperienza di governo in corso sarà ricordata nella Storia contemporanea italiana ed europea solo per questo.
E di fronte alla Storia anche una persona modesta come me fa i conti, non meno di te, su come salvare, più che l’anima, la propria coscienza.
Perciò mi sento serenamente ma senza riserve all’opposizione finché questa ondata non sarà stroncata in un modo (dalla politica e dalle istituzioni) o nell’altro (da una dura reazione di opinione e di piazza).
Su chi debba animarla credo valgano considerazioni consolidate in circostanze analoghe.
A me del PD e della sinistra organizzata residua non frega niente da tempo e mi è del tutto indifferente cosa oggi stiano facendo e cosa possano fare.
Mi disturberebbe molto non tanto il fatto che loro militanti o elettori possano aderire senza essere contestati al movimento democratico di protesta antifascista e antirazzista che sta montando, quanto la velleità che i loro gruppi dirigenti possano tentare di metterci sopra bandiere di partito e cappelli politici strumentalmente propagandistici.
Questo varrebbe anche per il M5S, nell’improbabile eventualità che voglia con questo movimento di opinione fare i conti seriamente anziché, come prevedo, chiudersi a difesa ed esorcizzarlo.
Infine, siamo tuttora animali politici, non rassegnati osservatori.
Ho chiuso il mio articolo di ieri con un auspicio: che il connubio rivelatosi insano fra M5S e Lega si sciolga.
Anche a costo di nuove elezioni, nelle quali i due attuali partner si presentino alternativi e in esito alle quali l’uno stia in posizione contrapposta all’altra rispettivamente al governo o all’opposizione.
Non sono l’unico a pensarla così.
Persino Marco Travaglio (ma guarda tu a che livello debbo costringermi a scendere) ho scoperto che ha scritto sulla stessa lunghezza d’onda in un articolo su Il Fatto.
È una prospettiva ancora esile, come pure ho scritto.
Ma l’unica che possa a mio avviso riaprire una prospettiva di movimento nella quale anche le istanze che hai evocato potrebbero dispiegarsi appropriatamente.
In difetto, io non prevedo gran che di buono e resterò attestato all’opposizione, anche in Sardegna.
Ovviamente con la compagnia che più mi aggraderà, non certo con i tristi figuranti del centrosinistra sardo.

2 commenti

  • 1 admin
    2 Settembre 2018 - 10:21

    Andrea Pubusa

    La discussione e’ utile se evidenzia punti di vista diversi, come in questo caso. E sarebbe bene se altre voci si facessero sentire.
    Per stimolare l’ulteriore dibattito a Carlo dico che Il M5S ha prosciugato Pd e LeU perche’ ha condotto con fermezza una battaglia democratica nelle materie su cui il PD ha sferrato l’attacco e gli esponenti del fututro LeU hanno mostrato compromissioni e tardivi ravvedimenti.
    A entrambi indico i ragionamenti anche di Zingaretti come modo per favorire la rottura dell’accordo M5S Lega. Bisogna costruire un equilibrio diverso, ricordando sempre che il M5S ha il 32% dei voti e che gia’ raccoglie il consenso di buona parte degli elettori di sinistra in fuga dal PD e dintorni. Al momento non vedo vie d’uscita senza il M5S.

  • 2 Aladin
    2 Settembre 2018 - 11:02

    Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=86626

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