Caro Tonino, non mi arrendo all’idea di lasciare la Sardegna al centrodestra

1 Settembre 2018
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Andrea Pubusa

 

Il dissenso di Tonino Dessì sui miei articoli riguarda sostanzialmente il giudizio sul M5S. Non attiene certo alla valutazione su Salvini nè alla necessità di aprire contro di lui e la sua politica sui migranti una battaglia senza sconti. Anzi, dico subito, che al rientro proporrò al Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria una mobilitazione straordinaria sui temi della centralità della persona nella Costituzione, che, tradotto in attualità,significa che sui diritti inviolabili e fondamentali non esiste il cittadino e lo straniero, ma solo l’uomo e la donna nella loro nuda e insopprimibile dignità.
Il dissenso di Tonino investe il M5S per la sua inafferrabile definizione per un uomo di sinistra del Novecento, quale anche Tonino è, almeno come formazione. Le dure lezioni dei decenni scorsi mi hanno insegnato a lasciar da parte le catalogazioni preconcette. Quella, per intenderci, che ha indotto molti a credere che il PD fosse di sinistra, mentre, in concreto, ha sferrato gli attacchi più feroci al mondo del lavoro e alla Costituzione, inverando il progetto della destra iperliberista di Friedrich Hayek e della Mont Pelerin Society.
Sul M5S mi ha incuriosito positivamente la riaffermazione maniacale e monacale della questione morale. Ricordo quando Casaleggio sr., in sfida al PD, evocava a gran voce “Berlinguer, Belinguer“. E ho apprezzato la reintroduzione del costume del PCI di autoriduzione delle indennità di carica. Anche qui con una positiva accentuazione perché i grillini non versano al partito, ma a un fondo presso il MISE in favore di piccole e medie imprese, e hanno rinunziato del tutto perfino al finanziamento pubblico. 42 milioni mica noccioline, mentre gli altri, indistintamente, fanno strame di fondi pubblici e incassano indebitamente, in varie forme, fondi privati. Di fronte alla corruzione dilagante a destra e a manca questa mi è parsa e mi pare una novità sconvolgente. Posso dirlo?, di sinistra. Nella difesa della Costituzione sono poi stati decisivi e sempre fermi sia in Parlamento che nel Paese. Ricordate il tour estivo di Di Battista per le spiagge italiane? E tutto questo, mentre il PD attaccava la Carta e molti, ora di LeU, balbettavano, compreso Pisapia e ciò che restava di SEL.
Anche sulle questioni del lavoro e dell’ambiente i pentastellati hanno fatto grandi battaglie nel solco della tradizione ambientalista e democratica.
Come credete che il M5S abbia prosciugato il PD e le varie sigle della sinistra? Uras dove pensa d aver perso i “suoi” elettori? Mentre Uras si avvitava al seggio, parlando ritualmente il linguaggio della sinistra novecentesca e praticando uno spregiudicato opportunismo filoliberista nella subalternità al PD, i pentastellati facevano cose di sinistra.
Caro Tonino, chiedi a me dove si può individuare un’area progressista da mobilitare per delineare un’alternativa all’asse M5S/Lega, ed hai ragione, perché questa parte in modo autonomo e molecolare è già passata, armi e bagagli, ai giallo-stellati. Certo, esiste anche una zona magmatica che sta per proprio conto e si esprime nei collettivi e nella associazioni, ed è a questa che noi dobbiamo dire se dà prospettiva gridare iinsieme al PD al fascista verso Di Maio, Conte, Fico & C. o se stimolarli a una battaglia che spimga in avanti alcuni loro obiettivi anche di governo. Per esempio, l’apertura dell’Europa ai migranti è un indirizzo giusto; lo è l’interventismo statale sui beni e le risorse strategiche, lo è la battaglia contro le grandi opere inutili e sfascia-territorio, lo è anche il tentativo di reinserire lo Stato e il legislatore nella materia del lavoro, ormai lasciato all’arbitrio delle imprese. Si tratta per ora di indirizzi, va poi seguita l’attuazione, ma le parole d’ordine sono condivisibili.
L’azione politica dev’essere protesa a spostare equilibri, a creare nuovi assetti. Per me nulla d’intentato va lasciato per far saltare l’intesa M5S-Lega in favore di una coalizione di stampo progressista e di attuazione costituzionale.
Per quanto ci compete, in Sardegna questa ispirazione dovrebbe concretizzarsi, in considerazione della legge elettorale, nel creare uno schieramento capace di battere il centrodestra. Sbaglierò, ma testardamente penso che questa battaglia, molto ardua, si può fare solo creando intorno al M5S una coalizione con una o due liste di appoggio che riuniscano un’area democratica e una d’ispirazione federalista, oppure una sola. In mancanza, caro Tonino, passa il centrodestra con la Lega in salsa sarda, passano le idee demenziali e disperate di Uras della Grosse Koalition anti M5S, oppure passa l’opzione, realistica e rispettabile, di andare in ordine sparso. Caro Tonino, sai cosa ci divide ora? Che tu prendi già atto di questa dura realtà, immutabile anche per la stoltezza del M5S sardo, io dico che si può fare ancora qualcos’altro per contendere il governo regionale al centrodestra. In cuor mio penso che abbia ragione tu ed io stia gridando al vento, ma mi aggrappo al vecchio e consolatorio detto “dixi et salvavi anima meam”.

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